Gentiloni utilizza la sua ex consigliera per dettare l’agenda alla cognata imposta alla direzione del Demanio

Nello spoil system in atto in Italia con l’avvento del governo guidato da Mario Draghi tutti vogliono mettere le mani sui centri di potere che dovranno gestire i soldi del Recovery Plan. La partita è troppo ghiotta. Tutti vogliono toccare palla. Non ci sono solo i partiti ma interi sistemi di lobby che sembrano premere per gestire i soldi europei per la ‘rinascita’ italiana. Ma in questo periodo di nomine si continua a registrare uno ‘strano’ attivismo del commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. L’ex presidente del consiglio, come ormai si sente in diversi corridoi dei palazzi del potere, vuole alla guida dell’Agenzia del Demanio la cognata  Alessandra Dal Verme. E starebbe utilizzando tutto il suo aplomb per convincere il neo ministro dell’Economia Daniele Franco che è pronto a riscrivere la geografia delle agenzie fiscali gestite dal dicastero di via XX Settembre per ‘piazzare’ la parente. In ballo ci sono le presidenze. Sembra scontata la riconferma di Ernesto Maria Ruffini alla guida dell’Agenzia delle Entrate e dell’economista Marcello Minenna alle Dogane e Monopoli. Il primo vicino a Renzi, il secondo in quota 5Stelle. Insomma manuale Cencelli seguito alla lettera per non alterare gli equilibri politici. Sacrificabile, quindi, resterebbe la dirigenza del Demanio che Paolo Gentiloni vorrebbe ‘regalare’ alla cognata. Naturalmente sta utilizzando tutto il suo peso politico da Commissario europeo all’Economia e sembra anche i buoni uffici di Giuseppe Chinè, neo capo di gabinetto del ministro Franco e molto vicino a Giorgetti. E per continuare il suo pressing ora fa mandare a mezzo stampa dei messaggi al numero uno di via XX Settembre sulla bontà della scelta della Dal Verme al posto di Antonio Agostini alla guida dell’Agenzia del Demanio. La dirigente dell’ispettorato generale per gli affari economici alla Ragioneria dello Stato è di indubbia professionalità ma sembra di assistere alla saga familiare della famiglia Gentiloni. Sul Foglio di oggi è stato pubblicato un articolo/lettera a firma dell’avvocato Valentina Canalini in cui si leggono anche belle strategie “per non disperdere i soldi europei del Recovery Plan” per il coinvolgimento, oltre che dei ministeri, anche di soggetti quali Agenzia del Demanio, Dipe, Consip e Invitalia. Sicuramente buoni consigli, se non fosse che l’avvocato in questione è molto vicina a Gentiloni. È stata, infatti, consigliere giuridico dell’ex presidente del consiglio mentre Antonio Funicello, capo di gabinetto del premier Mario Draghi, era il suo capo ufficio. La Canalini lavora nello studio legale GPBL insieme a Sofia Gentiloni Silvestri, figlia del Commissario Ue all’Economia e nipote della Dal Verme. Lo studio, di sicuro prestigio e che non ha bisogno di lodi, dove lavora la Canalini è punto di riferimento per pareri e attività per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dalla lettura dell’intervento della legale sembrerebbe emergere che l’ex presidente del consiglio, attraverso la sua ex consigliera girudica, vorrebbe dettare l’agenda alla cognata, Alessandra Dal Verme, che lui stesso vorrebbe alla guida dell’Agenzia del Demanio al posto del Consigliere Antonio Agostini. Ma questo è molto lontano da un normale, anche se opinabile, spoil system perché il ministro Franco, che sarebbe pronto a confermare due direttori su tre delle agenzie fiscali dipendenti dal suo ministero, seguirebbe solo il manuale Cencelli e pressioni politiche. Altre logiche nelle sue scelte, almeno da quanto trapela dai palazzi del governo, non sembrano essere state utilizzate. Ma in gioco c’è il futuro dell’Italia e non saghe familiari.

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