Dopo l’arrivo in ‘Aeroporto’ e la ‘Dimora’ continua il viaggio alla scoperta del Ghana di Pino Ardissone. In questa terza parte, intitolata ‘Il traffico’, il professionista napoletano con il ‘Mal d’Africa’ ci farà conoscere un importantissimo spaccato di Accra, la capitale del Ghana. Ardissone ci catapulta in una normalissima giornata, a tratti ‘esilerante’, di questa metropoli (per molti tratti simile alle nostre città occidentali) che ben fa capire cosa significa vivere, muoversi e fare affari ad Accra. Più che essere a miglia di chilometri di distanza ci sembrerà di rivivere, per certi versi, un film già visto a Roma, Parigi, Londra ma con una peculiarità tutta ghanese. Perché, come ben spiega Pino Ardissone, “il Ghana è un maestoso set cinematografico dove milioni di comparse recitano senza copione”.
3° Parte
Il traffico.
Accra, come in ogni parte del mondo, è una città che racchiude in sè le tipiche negative connotazioni di una metropoli di quattro milioni di abitanti, sobborghi compresi. Il costante sviluppo delle infrastrutture e la continua evoluzione delle attività economico-finanziarie, fanno di questa città il motore propulsivo di crescita dell'intero Paese. Inutile nasconderlo, l'impatto è di inaudita violenza. La mancanza del servizio di trasporto pubblico urbano e di un sistema ferroviario metropolitano, unita all'inadeguatezza (il più delle volte all' assoluta assenza ) dei manti stradali asfaltati, rendono il traffico cittadino un elemento che segna in modo determinante il programma giornaliero di lavoro, e finanche di vita. Non pensiate che ad Accra, volendo definire la vostra agenda di incontri e di affari, si abbia la comune italiana possibilità di fissare un orario prestabilito. Nulla di ciò: “ci si vede domani in mattinata”. E l'incontro avverrà solo se una fortuita circostanza consentirà che i soggetti interessati si muovano in fase. Di contro, ed il più delle volte, finisci col trovarti ingabbiato in interminabili ore di attesa. La genesi di questo fenomeno, tanto surreale quanto concreto ed imprescindibile, è di facile spiegazione.
Il basso costo del carburante, circa 75 centesimi di euro per un litro di Super, consente ad una vasta parte della popolazione ghanese l'uso di un'autovettura. Però, stante i bassi livelli di reddito, per la stessa popolazione non è affatto possibile accedere all’acquisto di un’auto nuova o ad un usato garantito. La diretta conseguenza di questa ineluttabile condizione, è la presenza sulle strade ghanesi di informi masse metalliche, arrugginite, precarie, ma moventi: con l’ostinata volontà dei possessori di farne assumere l’aspetto di veicoli adibiti al trasporto pubblico e privato. Moventi, dicevo, ma in una giornata che si presenti particolarmente fortunata. In assenza di essa, se tutto procede come da routine, quel che resta sono soltanto interminabili file, sui cigli delle strade, di auto, camion, rimorchi e pulmini, parcheggiati o bloccati, ansimanti o definitivamente “finiti”, nel senso di trapassati. Ed il maggiore impegno degli automobilisti che possono procedere nella guida, è unicamente quello di evitare di recidere le gambe sporgenti di coloro che, stesi sul selciato ed a testa in sù, tentano con disperazione di riportare in vita un malato oramai “terminale”. Se a bloccarsi è un autoarticolato con rimorchio, per il quale non è pensabile uno spostamento a mano neanche di un millimetro, vi resta facile immaginare quel che ne deriva se il mezzo si trova al centro della carreggiata. E se il malcapitato autista può solo aspettare l’intervento dei mezzi di soccorso, cosa c’è di meglio, nell'attesa, di ristorarsi con un rigenerante sonnellino, all’ombra e tra le ruote del suo fedele amico, con migliaia di auto che gli sfiorano le membra? Il Ghana è anche questo, un maestoso set cinematografico dove milioni di comparse recitano senza copione…(continua)
Pino Ardissone
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