Dopo l’arrivo in ‘Aeroporto’ continua il viaggio alla scoperta del Ghana di Pino Ardissone. Oggi, in questa seconda parte intitolata ‘La Dimora’, le parole del professionista napoletano ci faranno conoscere un altro importantissimo aspetto di questa stupenda terra ‘baciata dal sole’. L’ospitalità di un popolo che accoglie un ‘bianco’ come uno di loro ci farà capire, attraverso l’esperienza di Pino Ardissone, come “tra quella gente, mi resi conto che la discriminazione per il colore della pelle viaggia su un unico binario ed in una sola direzione”. E questo importantissimo aspetto emerge sia nei rapporti interpersonali sia in quelli più squisitamente economici commerciali. Dal Ghana e dai ghanesi, insomma, arriva una vera ‘lezione di vita’ che dovrà portarci ad una profonda riflessione sul tema dell’integrazione e dell’accoglienza tra i popoli.
2° Parte
La dimora
L’intenso verde della flora tropicale e l’inequivocabile familiare melodia delle onde oceaniche che si frangevano sulla spiaggia, fecero da cornice a quella che sarebbe stata la mia residenza durante il soggiorno ghanese. Il ‘La Palm Resort Beach’ di Labadi non figurava come il miglior albergo della città, ma il variopinto scintillio di luci che ne marcava i dettagli architettonici, ed una gradevole sobrietà occidentale, mi indussero ad un immediato istintivo apprezzamento.
Risolta velocemente la pratica del check-in, intuii che dietro lo smagliante biancore di un sorriso si nascondeva la sagoma di un facchino più nero del bitume. Considerandone l’imponente mole, prendemmo accordi su come sistemarci sul minuscolo veicolo elettrico, senza che le nostre vite venissero attentate. Impiegammo tre volte il tempo occorrente per percorrere a piedi lo stesso tragitto, ma tenni per me questa considerazione: ben presto avrei visto scorrere i ritmi di vita ghanese come sabbia frenata all’interno di una clessidra.
Finalmente giunsi sull’uscio del villino assegnatomi. Riuscii a sistemare i bagagli nell’ampio ed accogliente salotto, senza che avvertissi la necessità di accendere la luce; era l’accecante bagliore dei denti di George a guidare i miei passi. Ora ne conoscevo anche il nome: il tempo di trasferimento dalla Reception alla mia dimora era stato più che sufficiente per stringere amicizia col giovane mandinga, tale da consentirgli una dettagliata descrizione di gran parte della sua vita. Rimasto solo, vinto dalla stanchezza, la notte di Accra avvolse il mio sonno.
Sulla stabilità e la sicurezza.
Moses e Reynolds mi aspettavano nella hall. I due attempati giovanotti non si distinguevano per la loro corpulenza, tantomeno per l’aggressività dell’aspetto. Ecco perché fui sorpreso del ruolo che si erano ritagliati, ma l'opportunità di presentarsi come bodyguards e vivere incollati al mio fianco, era per loro motivo di grande orgoglio. Restava solo un trascurabile dettaglio, il fatto che non riuscissi a capire da chi o da cosa avrebbero dovuto proteggermi. Ero ben conscio che intraprendere un’iniziativa imprenditoriale in un paese africano mi avrebbe condotto su sentieri impervi o posto dinanzi a mille sorprese e criticità, ma sapevo anche dell'altro.
Oggi come allora, nella classifica mondiale dei Paesi a minor tasso di corruzione e di criminalità redatta dal ‘The Guardian’ , il Ghana occupa la 69a posizione (1a è la Nuova Zelanda, la 182a ed ultima posizione è detenuta dalla Corea del Nord e dalla Somalia). Sarete probabilmente sorpresi dell'inverosimile coincidenza: nella stessa classifica l’Italia occupa la medesima 69a posizione detenuta dal Ghana. Altro dato rassicurante: nella classifica dei Paesi più a rischio di rivolta politica (fonte Il Sole 24 Ore) il Ghana è alla 88a posizione, l'Italia è collocata alla 120a (primo in graduatoria lo Zimbabwe, ultima, e pertanto la più stabile, è la Norvegia in 165a posizione). Ancora, di tutti i Paesi costituenti il continente africano, in questa classifica il Ghana ne precede appena cinque. Resta evidente che la preventiva assunzione di queste informazioni aveva certamente costituito un buon viatico alla mia iniziativa, diversamente sarebbe stato del tutto inconcepibile qualsiasi idea di investimento imprenditoriale in un paese che si fondasse su precarie condizioni di sicurezza e di stabilità.
I dati raccolti, miscelati ai miei ottimistici presagi, si manifestarono in tutta la loro concretezza nella successiva visita mattutina di Accra. Chiesi ai miei ‘ragazzi’ di mostrarmi da subito luoghi caratteristici, ma fuori dai tradizionali circuiti turistici. Impiegai poco nel ritrovarmi, quale unica presenza ‘bianca’, al centro di folle ululanti, sorridenti, laboriose e sudanti. Una minuscola scialuppa bianca in un oceano tinto di nero. Ma nessuno, ribadisco nessuno, che fosse turbato dalla mia presenza, che manifestasse sorpresa o curiosità. Nessuno che voltasse la testa al mio passaggio: fui unicamente avvolto da smaglianti sorrisi e sincere espressioni di benevolenza. In quel momento, tra quella gente, mi resi conto che la discriminazione per il colore della pelle viaggia su un unico binario ed in una sola direzione.
Giuseppe Ardissone