Il 26% è un numero praticabile per Giorgia Meloni?”: Tiziana Panella lo ha chiesto alla sondaggista Alessandra Ghisleri a Tagadà su La7. Il riferimento è alle dichiarazioni rilasciate dalla premier nell’intervista ad Agorà su Rai 3. La presidente del Consiglio, infatti, ha detto che considererebbe una vittoria confermare alle europee di giugno la stessa percentuale di voti che l’ha portata a Palazzo Chigi un anno e mezzo fa, ovvero il 26%.
“Cosa non facile – ha detto la Meloni – non accade spesso che dopo un anno e mezzo un governo possa confermare quel consenso”. Secondo la Ghisleri, invece, non sarebbe poi così impossibile.
“Dalla media di tutti i sondaggi di tutti gli istituti – ha risposto la direttrice di Euromedia Research – Meloni è al di sopra del 26% oggi. E questo è un buon dato che confermerebbe la sua buona posizione e la farebbe stare al sicuro. Però mancano ancora due mesi e mezzo importanti, ci sono dei decreti che hanno iniziato a essere discussi, e quindi se ne parla. E le persone iniziano a essere soddisfatte o non soddisfatte dopo le elezioni”. “Ma tu che tipo di intervista hai visto?”, l’ha incalzata la conduttrice, sempre in riferimento all’intervista ad Agorà. “Un’intervista molto guardinga – ha detto la sondaggista – e anche un messaggio ai suoi alleati quando dice che non vuole vivacchiare”.
“Quale clima in Consiglio Ue? Da ‘giovani onorevoli'”, afferma scherzando il premier Giorgia Meloni al termine del Consiglio europeo a Bruxelles, facendo riferimento al battibecco di mercoledì con le opposizioni in Aula alla Camera. “Il clima è stato abbastanza sereno, sull’Ucraina continuiamo a fare tutti gli sforzi possibili. In ogni consiglio europeo si fanno dei passi in avanti, per costruire la pace e per difendere il rispetto delle regole. Capisco le difficoltà ma ce la stiamo mettendo tutta”. Il presidente del Consiglio ha aggiunto: “Ursula von der Leyen si o no? Il tema che mi appassiona non e sul soggetto, ma e qual e l’Europa che si vuole realizzare. Io penso che l’Europa di domani debba essere molto diversa. In tema di rapporto con la propria capacita di incidere sulla competitività. Abbiamo avuto un’Europa incapace di conciliare la sostenibilita ecologica con la sostenibilita economica e sociale”.
Poi, sempre il premier ha aggiunto: “Quando arrivano gli choc, pero, e finito il tempo dell’ideologia e devi correre ai ripari. Quindi io vorrei un’Europa meno ideologica, capace di difendere i propri confini, capace di lavorare sulle catene di approvvigionamento. cose che negli ultimi mesi si stanno raddrizzando, ma che nei primi anni non sono andate bene. Parliamo di questo e poi vi dico chi secondo me lo può interpretare”.
Infine ha mandato un altro messaggio alla sinistra: “Nessuno affronta queste questioni con leggerezza o a cuor leggero, è ovvio che la stagione che stiamo vivendo è particolare. Però non è stato detto di mettersi l’ elmetto in testa e andare a combattere o che i nostri cittadini sono in pericolo. Il dibattito è stato lo stesso degli altri consigli europei, sono scenari che bisogna continuare a tenere monitorati, mi hanno stupito le ricostruzioni che ho letto riguardo a un clima particolarmente teso”.
Il sondaggio di Renato Mannaheimer per Piazza Pulita rivela due cose: il Pd è sotto la soglia minima del 20 per cento e Fratelli d’Italia continua a guidare la classifica ben oltre il 26 per cento fissato come asticella dal premier Giorgia Meloni. La rilevazione mostrata dal sondaggista segnala FdI al 27,2 per cento con una lieve flessione rispetto a una settimana fa. Poi c’è il Pd che imbrigliato nello sfascio del campo largo resta fermo a quota 19,7 per cento con un -0,2 rispetto a una settimana fa. Il Movimento Cinque Stelle che adesso prova la scalata sul Pd è al 16,1 per cento.
Ma in altre rilevazioni il partito di Giuseppe Conte è più vicino ai dem. La Lega è all’8,1 per cento e resta davanti a Forza Italia che è in crescita e si attesta all’8 per cento. Risultati confortanti per gli alleati della Meloni che puntellano la coalizione di governo uscita rafforzata dal voto in Abruzzo. Al 4,1 per cento troviamo invece Bonelli e Fratoianni con una quota che gli permetterebbe di superare lo sbarramento alle Europee. Azione di Carlo Calenda è al 3,7 per cento. Dietro c’è Italia Viva che ormai vede il sorpasso e si attesta al 3,3 per cento. Insomma in vista delle Europee il centrosinistra appare sempre di più in difficoltà mentre il centrodestra mantiene la testa nella classifica delle preferenze. Infatti la coalizione dei moderati è saldamente davanti a quella dei progressisti. Un’altra botta sul sogno di un campo largo nato morto.
Un sondaggio di Pagnoncelli non dà scampo a Conte e Schlein, visto che, secondo l’indagine redatta per DiMartedì e presentata su La7, i due leader dei partiti principali dell’opposizione risultano inadeguati per il 70% degli italiani.
Alle europee Schlein correrà in tutte e cinque le circoscrizioni, ma al terzo posto.
L’intenzione è quella di polarizzare lo scontro con la premier Giorgia Meloni, anche lei pronta a candidarsi. Allo stesso tempo Schlein potrebbe presentare la sua discesa in campo come una “candidatura di servizio” e mettersi al riparo dalle accuse di volere personalizzare il Partito Democratico.
In realtà, dietro all’escamotage della candidatura in posizione numero tre, c’è la sostanza politica del piano della segretaria. Grazie alla regola dell’alternanza di genere e alla blindatura della leader al terzo posto, è pacifico che le prime due caselle saranno occupate da una donna e da un uomo. Cinque donne capolista, dunque. L’intenzione della dirigenza del Pd è quella di piazzare alcune personalità della “società civile”. Tutte con una forte connotazione a sinistra, per dare l’idea della discontinuità rispetto al passato, più o meno recente.
Al Nord Ovest Schlein vuole schierare Cecilia Strada, ex presidente di Emergency, figlia di Gino, fondatore della Ong. Al Nord Est la segretaria sogna l’immunologa dell’Università di Padova Antonella Viola. Il problema è che la studiosa, diventata un volto noto durante la pandemia, avrebbe fortissime riserve sulla corsa. Ed ecco la sostituta, sempre vicinissima a Schlein. La carta di riserva è Annalisa Corrado, responsabile ambiente della segreteria nazionale, ma soprattutto contraria al termovalorizzatore di Roma voluto dal sindaco Roberto Gualtieri. Perciò servirebbe mandarla in esilio lontano dalla Capitale. Dove invece dovrebbe correre – nella circoscrizione Centro – Marta Bonafoni. Bonafoni è consigliera regionale del Lazio, coordinatrice della segreteria Schlein, fedelissima della leader. Al Sud la carta preferita è la giornalista Lucia Annunziata, che si è dimessa dalla Rai in disaccordo con le scelte del governo sul servizio pubblico. Per le Isole la segretaria ancora non ha deciso su quale volto puntare. Con Schlein terza in lista, il secondo posto dovrà essere per forza appannaggio di un uomo. Anche qui, stando allo schema che circola tra i parlamentari e gli eurodeputati del Pd, non dovrebbe esserci spazio per la minoranza. Al Nord Ovest Schlein vorrebbe un altro outsider, il sindacalista dei pensionati Cgil Ivan Pedretti. Mentre al Nord Est c’è Alessandro Zan, deputato che ha legato il suo nome a un ddl che inasprisce le pene per i reati legati all’omotransfobia, tra i principali sostenitori della segretaria. Al Centro la prima scelta è l’ex governatore del Lazio ed ex segretario dem Nicola Zingaretti. Ma lui vorrebbe correre solo da capolista o come secondo di Schlein. L’alternativa è l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio, “pacifista” contrario all’invio di armi all’Ucraina. Al Sud l’idea è quella di presentare il giornalista Sandro Ruotolo, componente della segreteria nazionale. Nelle Isole al secondo posto è data per certa la ricandidatura di Pietro Bartolo, fino al 2019 medico in prima linea nell’assistenza sanitaria ai migranti che sbarcano a Lampedusa.
In virtù di questo schema, diventa più difficile il bis per una serie di donne della minoranza interna, che scivolerebbero al quinto posto. C’è Pina Picierno, in corsa al Sud. Un collegio dove infuria la bagarre, perché i dem, complice la concorrenza del M5s, potrebbero eleggere solo tre europarlamentari. Nel Mezzogiorno dovrebbe candidarsi anche il sindaco di Bari Antonio Decaro, alle prese con la commissione del ministero dell’Interno che dovrà valutare infiltrazioni mafiose nel Comune del capoluogo pugliese. Tornando alle donne, è difficile la posizione di Alessandra Moretti al Nord Est. Irene Tinagli invece rischia la rielezione al Nord Ovest. Nella circoscrizione nord-orientale dovrà sgomitare Elisabetta Gualmini, di certo non vicina a Schlein. Nello stesso collegio, il governatore dell’Emilia Romagna e presidente del Pd Stefano Bonaccini è intenzionato a rifiutare la candidatura se non sarà schierato capolista. E ancora al Nord Ovest sarà penalizzata Patrizia Toia, un’altra donna di rito riformista. Dopo il pasticcio della Basilicata, Schlein vuole blindarsi con le europee. Nel frattempo in Basilicata il campo largo si fa un po’ più largo: si è tenuta una conferenza stampa di Marrese e Chiorazzo, nella quale il secondo ha annunciato di ritirare la sua candidatura a Presidente e ha annunciato di sostenere il primo.