Gianfranco Rotondi, da vecchio Dc vi dico: il Centro va ricercato in Meloni, non nel duo Renzi-Calenda

Gianfranco Rotondi:

Quando si parla di Centro, i giornalisti mi cercano, essendo con Casini e Tabacci l’ultimo superstite in Parlamento della generazione democristiana. Ora in tanti chiedono lumi sulla possibilità che il Centro risorga dopo l’affondamento del duo Renzi-Calenda nelle recenti elezioni regionali. Volentieri presto la mia consulenza, ma la offro in soluzione unica e collettiva su queste pagine, ove ho felicemente scelto di acquartierare il mio blog. Politicamente il Centro non esiste. È una entità geometrica, segna una equidistanza, e dunque ha uno spazio ogni qual volta le due alternative prevalenti non soddisfano. Erroneamente si associa al Centro l’esperienza della Democrazia Cristiana. Ma la Dc non era il Centro, tutt’altro: era una delle due alternative, quella principale e democraticamente obbligata, l’altra essendo il partito Comunista. Non a caso la Dc non si definiva un partito di Centro, se non per esclusione, non essendo un partito di destra né di sinistra.

In Italia non vi è mai stato un partito denominato di centro, in Germania ve ne è stato uno, Zentrum, velocemente soppiantato dal partito democristiano della Cdu. Per alcuni Centro è sinonimo di popolare, ossia di una formazione democratica ispirata alla dottrina sociale della Chiesa. E tale fu sicuramente la Dc (che però ebbe talvolta posizioni che oggi definiremmo di estrema destra, su divorzio, aborto, temi etici). La Dc è stato un partito popolare, ma a differenza del Ppi di Sturzo ha avuto maggioranze bulgare ed una eccezionale longevità.

Il Ppi infatti raccoglieva consenso sulla sua identità (il popolarismo), la Dc sulla sua funzione (la diga al comunismo). Chi dunque voglia parlare di un centro popolare, deve partire da qui: l’identità e la funzione del partito. L’identità popolare è stata rivendicata poco, dopo la fine della Dc. Il voto identitario era già residuale nella prima repubblica, nel 1973 Forlani già parlava della scristianizzazione del Paese, e della unità della Dc come ultimo baluardo. La funzione della Dc, invece, non è finita col partito, semplicemente è stata svolta da altri: ovunque nel mondo, alla sinistra si oppone un’alleanza più o meno liberale, più o meno statalista, da noi nel 1994 ha provveduto Berlusconi. Del resto Pomicino diceva che la Dc era un supermercato dove trovavi di tutto: era così vero, che a sostituire la Dc fu il padrone della Standa!

Dopo Berlusconi – ormai è chiaro a tutti, non solo a un dc scafato come me che lo ha detto da anni- è venuta la Meloni. Giorgia svolge la funzione che è stata della Dc e poi di Berlusconi: organizza il campo opposto alla sinistra, che in Italia ora è prevalente, ed esprime il governo. La novità è che Giorgia torna a organizzare questo campo con gli strumenti della politica, dopo l’esperienza extra politica ed irripetibile di Silvio Berlusconi. Tendo perciò a ritenere che il Centro popolare vada ricercato più nei dintorni del governo che dell’opposizione (men che meno nella palude del terzo polo). Se il Centro popolare è una funzione, le sue coordinate potranno essere preziose per Giorgia Meloni. Se saprà adottarle e usarle – la testa giusta ce l’ha – Giorgia scriverà sulla roccia e non sulla sabbia. Quanto al Centro popolare come identità, non tocca alla premier organizzarlo. Ma non sarà un caso il fatto che gli ultimi partiti democristiani si collochino nella maggioranza di governo. Diciamo che toccherebbe a noi rafforzare una identità, lavorando perché ad essa torni a corrispondere anche una funzione utile alla democrazia e al Paese.

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