Dieci anni fa l’Italia era in festa per i Giochi di Torino 2006, la terza Olimpiade dopo Cortina ’56 e Roma ’60. Un evento che ha lasciato il segno per il successo tecnico ed organizzativo, un’altra faccia vincente del made in Italy. Diciassette giorni entusiasmanti, dal 10 al 26 febbraio , notti magiche per Torino con centinaia di migliaia di persone in giro per la città, voci e colori di tutto il mondo mischiati, le immagini della bella Italia diffuse nel Pianeta. Eppure la candidatura per organizzare quell’Olimpiade era partita quasi per scommessa, sull’entusiasmo dei Mondiali di sci alpino a Sestriere ’97. Tra i fautori di un progetto che all’inizio era stato considerato quasi un azzardo, un alto ufficiale dei carabinieri, il generale Franco Romano, che poi sarebbe morto tragicamente senza potere vedere il progetto realizzato. L’idea venne incoraggiata dall’Avvocato Giovanni Agnelli ed il dossier olimpico prese forma, fino all’insperato successo all’assemblea plenaria del Cio, nel giugno ’99, a Seul, quando il presidente del Cio Samaranch, alle 7 italialiane pronunciò le quattro parole: ‘The winner is Torino’. Torino aveva vinto sulla favorita svizzera Sion, un successo anche della nostra diplomazia sportiva, oltre che di un dossier accattivante per i suoi contenuti innovativi e per il coinvolgimento di una metropoli e della sua corona di montagne. Torino e dieci sedi alpine, di gara o di allenamento, nelle valli Susa e Chisone, i suoi impianti nuovi, come il Palasport progettato dal giapponese Arata Isozaki, l’Oval vicino al Lingotto, o fatti rinascere con una nuova veste, lo Stadio Comunale diventato Olimpico, il Palavela ridisegnato da Gae Aulenti, gli ex Mercati Generali trasformati in Villaggio degli atleti. E in montagna due sedi di gara ex novo, i trampolini del salto di Pragelato e la pista per bob, skeleton e slittino a Cesana. Quei Giochi sono costati 3.4 miliardi di euro, 2.3 per costruire le infrastrutture, 1.138 (all’approvazione del bilancio) per il budget del Toroc, il comitato organizzatore.
Sul piano sportivo, le emozioni più grandi all’Italia non sono state poche. Come sono indimenticabili quelle cerimonie, di apertura e chiusura, all’Olimpico di Torino con spettacoli di musiche, colori e scenografie, la Ferrari rombante, la 500, la bimba che canta l’inno di Mameli, i grandi artisti.
Quell’Olimpiade e le iniziative che l’hanno accompagnata e seguita hanno fatto diventare Torino una città ‘turistica’ , ne hanno risvegliato orgoglio e voglia di stupire. Hanno lasciato un’eredità di impianti e molti hanno oggi un utilizzo di successo, per altri il lascito dei Giochi è stato più scomodo. E’ caso dei trampolini di Pragelato, l’ultima gara si è svolta nel 2009, ma soprattutto della pista da bob. Ma il futuro di quella montagna e di quell’impianto che anche all’interno del comitato organizzatore di Torino 2006 molti non volevano, si conoscerà solo alla fine di quest’anno.
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