Giorgetti e la prossima manovra finanziaria a favore dei redditi medio-bassi. ‘Stampa’ e ‘Repubblica’ sparano cifre a caso sulla finanziaria che ancora non c’è

Giancarlo Giorgetti mette il punto sulla prossima manovra finanziaria ribadendo la serietà dell’Esecutivo ma inviando un messaggio a Bruxelles ”I prossimi mesi li vedo con un governo responsabile, e lo abbiamo sempre ribadito, questo è il termine fondamentale, responsabile anche in termini finanziari per carità, ma che in qualche modo chiede all’Europa di capire il senso della storia che stiamo vivendo. Altrimenti diventa tutto molto più complicato e magari anche autolesionista”. Queste le parole del ministro dell’Economia, intervenuto al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione.

Giorgetti ha poi auspicato che “in Europa quando si decideranno le nuove regole di governance ci si renda conto di questa necessità. Questa è la posizione negoziale italiana su cui – ha proseguito Giorgetti – siamo attestati: noi non ne facciamo un problema di debito o mancata riduzione del debito, ma vogliamo che gli investimenti siano trattati in modo privilegiato e meglio rispetto alle spese correnti“.

Sulla legge finanziaria d’autunno Giancarlo Giorgetti ha detto che “Noi come governo ci approcciamo alla prossima legge di bilancio, che sarà una legge chiaramente complicata, tutte lo sono, poiché facciamo politica e dobbiamo decidere sulle priorità. Non si potrà fare tutto. Certamente dovremo intervenire a favore dei redditi medio-bassi, come abbiamo fatto con la decontribuzione. Ma dovremo anche, in qualche modo, utilizzare le risorse a disposizione per promuovere la crescita e premiare chi lavora”.

Il titolare del Mef ha aggiunto che: “Stiamo assistendo ad un cambiamento totale di paradigma e in queste fasi di cambiamento il ruolo del pubblico diventa fondamentale nell’accompagnare la transizione, le transizioni e quindi promuovere l’innovazione di nuova imprenditoria. Il ruolo del pubblico in un momento di grande trasformazione e per mantenere una competitività a livello globale diventa cruciale: diventa cruciale che il pubblico affianchi il sistema privato nella costruzione di un quadro certo di regole, di infrastrutture e che abbia anche a cuore alcuni temi come quella dell’autonomia strategica”.

“Dobbiamo creare un ambiente favorevole allo sviluppo dell’impresa e anche alla nascita di nuovi imprenditori- ha proseguito il ministro leghista-. La domanda che mi pongo è: riesce il sistema creditizio con tutti i nuovi strumenti e regole a valutare correttamente il merito di credito del nuovo imprenditore che rinuncia al profitto immediato e investe nel futuro? Questa logica della fiducia dell’imprenditore che guarda al lungo periodo e che dobbiamo cercare di aiutare oggi è l’elemento cruciale”.  

Il titolare di via XX settembre è intervenuto anche sulla questione del tema del lavoro “Il tema dell’offerta del lavoro , della qualità e della giusta ed equa remunerazione del medesimo è un tema fondamentale ed è anche quello che permette l’eccellenza e il successo dell’impresa stessa. La mia riflessione sullo sviluppo e crescita  è che essa, inevitabilmente, passa attraverso la dimensione dell’impresa, ma non semplicemente dell’impresa ma anche dell’imprenditore che è una qualificazione di ordine superiore”.

“Dobbiamo abituarci a ragionare in modo diverso rispetto a quanto fatto dagli anni settanta a oggi. Non pensare solo a innescare crescita, e quindi sviluppo, alimentando soprattutto la domanda ma concentrare moltissimo sul lato dell’offerta, della dimensione delle imprese e anche del lavoro”.

“Stampa”, “Repubblica” e i principali quotidiani che danno una mano alle opposizioni seminando il panico, sparando cifre sulla Legge di Bilancio che è ancora di là da venire. Servono  trenta miliardi – sentenziano –  ma il governo Meloni ne ha in cassa solo dieci, per “La Ragioneria di Repubblica”. Mentre il quotidiano diretto da Massimo Giannini è meno ottimista: di miliardi in cassa ce ne sarebbero solo quattro. “Meloni farà la manovra in deficit. Lo dicevano nove mesi fa, più o meno dalla campagna elettorale fino a dopo l’insediamento a Palazzo Chigi: «Questo governo ci porterà sul lastrico. Saremo preda degli avvoltoi della speculazione dell’alta finanza».  Non si è verificata nessuna Apocalisse, eppure lo stesso panico seminano oggi. Alla faccia della verità: le cose sono andate meglio del previsto; il premier Meloni ha il plauso internazionale; e gli indicatori economici – in un contesto in cui l’Olanda è in recessione e la Germania arretra- sono tutt’altro che negativi, anzi. Persino Ficht, l’agenzia di rating che non ci mette molto a declassarti, ha promosso il nostro Paese e ha alzato le stime sul Pil nel medio periodo. Dunque, perché seminare il panico tra gli italiani?

L’intento è creare allarmismo e sfiducia nella speranza che il consenso al governo si corroda. Ma il metodo utilizzato – facendo conti in tasca preventivi ad una manovra che ancora non c’è- è ridicola. Le uniche certezze sono due. Primo: l’esecutivo, come ogni esecutivo, cerca le coperture per le misure prioritarie che ha in cantiere.  Secondo: quando e come le troverà, è un fattore che sta nella mente del premier e dei suoi ministri e non nei “contabili” dei quotidiani. Non bisogna lasciarsi abbindolare dal tormentone sulla Finanziaria veicolato da parte di una stampa legata all’opposizione.

Giancarlo Giorgetti mette il punto sulla prossima manovra finanziaria ribadendo la serietà dell’Esecutivo ma inviando un messaggio a Bruxelles ”I prossimi mesi li vedo con un governo responsabile, e lo abbiamo sempre ribadito, questo è il termine fondamentale, responsabile anche in termini finanziari per carità, ma che in qualche modo chiede all’Europa di capire il senso della storia che stiamo vivendo. Altrimenti diventa tutto molto più complicato e magari anche autolesionista”. Queste le parole del ministro dell’Economia, intervenuto al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione.

 

Giorgetti ha poi auspicato che “in Europa quando si decideranno le nuove regole di governance ci si renda conto di questa necessità. Questa è la posizione negoziale italiana su cui – ha proseguito Giorgetti – siamo attestati: noi non ne facciamo un problema di debito o mancata riduzione del debito, ma vogliamo che gli investimenti siano trattati in modo privilegiato e meglio rispetto alle spese correnti“.

Sulla legge finanziaria d’autunno Giancarlo Giorgetti ha detto che “Noi come governo ci approcciamo alla prossima legge di bilancio, che sarà una legge chiaramente complicata, tutte lo sono, poiché facciamo politica e dobbiamo decidere sulle priorità. Non si potrà fare tutto. Certamente dovremo intervenire a favore dei redditi medio-bassi, come abbiamo fatto con la decontribuzione. Ma dovremo anche, in qualche modo, utilizzare le risorse a disposizione per promuovere la crescita e premiare chi lavora”.

Il titolare del Mef ha aggiunto che: “Stiamo assistendo ad un cambiamento totale di paradigma e in queste fasi di cambiamento il ruolo del pubblico diventa fondamentale nell’accompagnare la transizione, le transizioni e quindi promuovere l’innovazione di nuova imprenditoria. Il ruolo del pubblico in un momento di grande trasformazione e per mantenere una competitività a livello globale diventa cruciale: diventa cruciale che il pubblico affianchi il sistema privato nella costruzione di un quadro certo di regole, di infrastrutture e che abbia anche a cuore alcuni temi come quella dell’autonomia strategica”.

 

“Dobbiamo creare un ambiente favorevole allo sviluppo dell’impresa e anche alla nascita di nuovi imprenditori- ha proseguito il ministro leghista-. La domanda che mi pongo è: riesce il sistema creditizio con tutti i nuovi strumenti e regole a valutare correttamente il merito di credito del nuovo imprenditore che rinuncia al profitto immediato e investe nel futuro? Questa logica della fiducia dell’imprenditore che guarda al lungo periodo e che dobbiamo cercare di aiutare oggi è l’elemento cruciale”.  

Il titolare di via XX settembre è intervenuto anche sulla questione del tema del lavoro “Il tema dell’offerta del lavoro , della qualità e della giusta ed equa remunerazione del medesimo è un tema fondamentale ed è anche quello che permette l’eccellenza e il successo dell’impresa stessa. La mia riflessione sullo sviluppo e crescita  è che essa, inevitabilmente, passa attraverso la dimensione dell’impresa, ma non semplicemente dell’impresa ma anche dell’imprenditore che è una qualificazione di ordine superiore”.

“Dobbiamo abituarci a ragionare in modo diverso rispetto a quanto fatto dagli anni settanta a oggi. Non pensare solo a innescare crescita, e quindi sviluppo, alimentando soprattutto la domanda ma concentrare moltissimo sul lato dell’offerta, della dimensione delle imprese e anche del lavoro”.

“Stampa”, “Repubblica” e i principali quotidiani che danno una mano alle opposizioni seminando il panico, sparando cifre sulla Legge di Bilancio che è ancora di là da venire. Servono  trenta miliardi – sentenziano –  ma il governo Meloni ne ha in cassa solo dieci, per “La Ragioneria di Repubblica”. Mentre il quotidiano diretto da Massimo Giannini è meno ottimista: di miliardi in cassa ce ne sarebbero solo quattro. “Meloni farà la manovra in deficit. Lo dicevano nove mesi fa, più o meno dalla campagna elettorale fino a dopo l’insediamento a Palazzo Chigi: «Questo governo ci porterà sul lastrico. Saremo preda degli avvoltoi della speculazione dell’alta finanza».  Non si è verificata nessuna Apocalisse, eppure lo stesso panico seminano oggi. Alla faccia della verità: le cose sono andate meglio del previsto; il premier Meloni ha il plauso internazionale; e gli indicatori economici – in un contesto in cui l’Olanda è in recessione e la Germania arretra- sono tutt’altro che negativi, anzi. Persino Ficht, l’agenzia di rating che non ci mette molto a declassarti, ha promosso il nostro Paese e ha alzato le stime sul Pil nel medio periodo. Dunque, perché seminare il panico tra gli italiani?

L’intento è creare allarmismo e sfiducia nella speranza che il consenso al governo si corroda. Ma il metodo utilizzato – facendo conti in tasca preventivi ad una manovra che ancora non c’è- è ridicola. Le uniche certezze sono due. Primo: l’esecutivo, come ogni esecutivo, cerca le coperture per le misure prioritarie che ha in cantiere.  Secondo: quando e come le troverà, è un fattore che sta nella mente del premier e dei suoi ministri e non nei “contabili” dei quotidiani. Non bisogna lasciarsi abbindolare dal tormentone sulla Finanziaria veicolato da parte di una stampa legata all’opposizione.

 

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