Marcello Dell’Utri lascia una lunga intervista al Foglio su Silvio Berlusconi e il trentennale della fondazione di Forza Italia, con una parte che riguarda Giorgia Meloni, quella dove Dell’Utri la giudica possibile erede del Cavaliere e ipotizza un nuovo predellino: “Se Silvio fosse ancora qui tra noi suggerirebbe a Meloni di fare un partito unico del centrodestra“.
In realtà l’esperimento è già stato tentato e non è andata bene, poi in Fratelli d’Italia è già in atto una trasformazione da partito identitario di destra-destra in rassemblement conservatore con porte aperte a chi crede nel progetto.
Giorgia Meloni non può essere l’erede di Berlusconi perché è modello a sé. Non solo e non tanto perché donna che si afferma in un ambito politico dominato da maschi ma soprattutto per il suo essere underdog. Lei è una leader che trasforma gli svantaggi in vantaggi: la provenienza da un mondo politico ghettizzato l’ha fatta diventare un punto di forza. E’ come se ogni volta dicesse: se sono arrivata fin qui, se gli italiani mi hanno portato fin qui, vuol dire che non sbagliavo io a stare in quel mondo ma sbagliavate voi a ghettizzarlo. Viene dalla militanza e non teme l’accerchiamento. Anzi, si ha l’impressione che gli attacchi la rafforzino. Ha infine una tradizione ideologica alle spalle che non si nutre solo di battute sull’anticomunismo. Tutto ciò la rende differente da Berlusconi e fa anche sì che non avverta la necessità di “inchini” a nessun salotto, a partire da quelli di sinistra. Quando dice che le carte le dà lei, dice implicitamente che non ci sono più esami da superare.
In Berlusconi prevaleva l’uomo del fare più dell’uomo di pensiero. Concretezza, realismo, fastidio per lo schematismo ideologico sono stati ingredienti essenziali del suo successo. Ma il suo fu un partito-azienda, e poi partito-contorno. Un partito che faticosamente sta cercando una rinnovata fisionomia facendo a meno di un accentuato leaderismo.
Una volta, durante lo scontro con Gianfranco Fini, Silvio Berlusconi disse che lui era stato come la fata madrina che aveva trasformato la zucca – cioè la destra – in un cocchio d’oro. Ebbene Giorgia Meloni non cammina in questo racconto favolistico e, come nota Ignazio La Russa: ‘Fu Alleanza Nazionale a proporre Meloni ministro, non Berlusconi’.
Chiaro che Berlusconi era Berlusconi: ‘unico e inimitabile’. Differenze sostanziali anche nel racconto in cui i due si identificano. Berlusconi amava l’Elogio della follia di Erasmo, perché in esso trovava lo spirito visionario dell’innovatore che ha pervaso il Rinascimento. Meloni si è paragonata al nano Gimli del Signore degli Anelli, visto che le piacciono le sfide impossibili. E le capita di vincerle.