La premier nel suo discorso di insediamento al governo aveva dichiarato che la vera novità consisteva nel fatto che aveva non uno, bensì cinque anni davanti per realizzare il programma, quindi è sicuramente presto per fare bilanci sull’esecutivo di centrodestra. Sicuramente non ha fatto nulla per spaventare gli italiani, come testimonia un anno come presidente del Consiglio dei Ministri. La fascistizzazione dell’Italia è rimasta al palo e in giro non si vedono camicie nere; i diritti civili delle minoranze sono rispettati, gay e trans restano a piede libero, l’Italia è in Europa senza se e senza ma, le transazioni avvengono ancora in euro; Putin resta nemico dichiarato e il democratico presidente americano Joe Biden adora la nostra premier; esercito e marina non sparano sugli immigrati, anzi ne salvano e accolgono come non mai, la libertà di stampa e di espressione è salva, ed altro. Il bilancio di un anno al governo ci dice che Giorgia Meloni è una donna conservatrice che ha vinto le elezioni e governa con pragmatismo, tenendo sempre ben presenti gli interessi generali del Paese e le risorse a disposizione, camminando sulle macerie economiche e sociali provocate da tredici anni di governo delle sinistre. Interessante il discorso tenuto da Giorgia Meloni in occasione del suo esordio all’Onu dove, in apertura, ricorda che la Comunità delle Nazioni e dei popoli, nata nel 1945, ha la finalità di trovare soluzioni condivise che possano garantire pace e prosperità. Chiare le sue parole: ‘Da una parte le Nazioni, che esistono perché rispondono al bisogno naturale degli uomini di sentirsi parte di una comunità di destino, di appartenere ad un determinato popolo e di poter condividere con altre persone la stessa memoria storica, le stesse leggi, gli stessi usi e costumi. In una parola, la identità. E dall’altra parte l’aspirazione di quelle Nazioni, differenti tra loro, di trovare un luogo nel quale risolvere le controversie internazionali con uno strumento più difficile da utilizzare ma decisamente più efficace nei risultati della forza, cioè lo strumento della ragione. Se questi due elementi, la Nazione e la Ragione, sono ancora il fondamento di ciò che ci muove, allora dobbiamo respingere il racconto utopico e interessato di chi dice che un mondo senza Nazioni, senza confini e senza identità, sarebbe anche un mondo senza conflitti, e con altrettanta determinazione dobbiamo impedire il ritorno della forza come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. La guerra di invasione russa dell’Ucraina ci racconta esattamente questo. Che di fronte a chi vorrebbe riportarci al tempo delle guerre di dominio e di stampo neo-imperialista del quale pensavamo esserci liberati nel secolo scorso la Ragione può ancora avere la meglio, e che l’amore di Patria, il valore della Nazione, più ancora essere difeso oltre l’inimmaginabile. Sta a noi, a ciascuno di noi, decidere da che parte della storia stare, in coscienza. Ma non prendiamoci in giro, perché questa è la posta in gioco. La scelta tra la Nazione e il caos, e tra la Ragione e la prevaricazione. L’Italia ha scelto chiaramente da che parte stare e lo ha fatto per senso di giustizia. Lo ha fatto perché è consapevole di quanto sarebbe difficile governare un mondo nel quale ha avuto la meglio chi bombarda le infrastrutture civili sperando di piegare un popolo con il freddo e il buio, chi utilizza come arma l’energia e ricatta le nazioni in via di sviluppo impedendo di esportare il grano, la materia prima indispensabile per sfamare milioni di persone’. L’intervento della nostra premier è stato di ampio rivolgendo un forte appello e un invito al mondo ad unirsi nella lotta contro i trafficanti di esseri umani e la mafia degli scafisti. Dopo aver costretto l’Europa ad affrontare in maniera coesa la questione dei flussi migratori, stavolta l’Italia si rivolge all’Onu; perché si affronti insieme la sfida epocale della difesa delle identità e delle Nazioni: come nel caso della guerra di aggressione all’Ucraina. L’affondo sul tema epocale delle migrazioni – ‘non voltatevi dall’altra parte’- è stato un atto di coraggio. Questa sfida è stata lanciata in maniera costruttiva, ponendo alla base il diritto di ogni persona a non dover emigrare; e la necessità di cooperare per la crescita economica delle nazioni africane. Il tema dei migranti entra, in questo modo, di diritto nell’agenda mondiale. Non era mai stato posto in maniera così netta e forte all’assemblea generale dell’Onu. Importante e suggestivo proporre il piano Mattei per l’Africa. La Meloni spiega che solo aiutando queste popolazioni nei loro Paesi si potranno sconfiggere gli schiavisti del terzo Millennio. Forte anche il richiamo a un’altra sfida fondamentale per il futuro: l’intelligenza artificiale con i suoi rischi e opportunità. Altro tema che, come per i migranti, sarà al centro del G7 del 2024 in Italia. Giorgia Meloni esorta le Nazioni Unite a ‘dichiarare una guerra globale ai trafficanti di essere umani’, i nuovi schiavisti, e tratteggia i temi di quelle che sono le sfide e le emergenze da affrontare lavorando tutti ‘insieme a ogni livello’. Questo nel suo primo discorso di fronte ai 193 membri dell’Onu, dove emerge la sua qualità di statista, con l’Italia che torna ad essere protagonista nei consessi internazionali. ‘E’ un onore, per me, rappresentare l’Italia di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Un onore che, tuttavia, non è leggero come il privilegio, ma pesante come lo è la responsabilità’, afferma Giorgia Meloni ricordando che ‘viviamo un’epoca complessa, fatta di emergenze e mutazioni continue. E non possiamo permetterci il lusso delle frasi di circostanza, dei principi decantati ma non attuati, delle scelte facili in luogo di quelle giuste’. ‘E’ una scelta – avverte la premier italiana: ‘Creare il caos e diffonderlo. E in quel caos, che produce decine di milioni di persone potenzialmente in cerca di condizioni di vita migliori, si infiltrano reti criminali che lucrano sulla disperazione per collezionare miliardi facili. Sono i trafficanti di esseri umani che organizzano la tratta dell’immigrazione illegale di massa – sottolinea la Meloni. – Illudono chi vuole migrare che, affidandosi a loro, troverà una vita migliore. Si fanno pagare migliaia di dollari per viaggi verso l’Europa che vendono con le brochure come fossero normali agenzie di viaggio. Ma su quelle brochure non scrivono che quei viaggi troppo spesso conducono alla morte, a una tomba sul fondo del mar Mediterraneo. Perché a loro non importa se la barca sia adatta o meno ad affrontare quel viaggio, l’importante per loro è solo il margine di guadagno. E’ questa gente che un certo approccio ipocrita in tema di immigrazione ha fatto arricchire a dismisura. Noi vogliamo combattere la mafia in tutte le sue forme. E combatteremo anche questa – promette il presidente del Consiglio italiano. – Il punto è che combattere le organizzazioni criminali dovrebbe essere un obiettivo che ci unisce tutti, e che investe anche le Nazioni Unite. Davvero – si chiede e chiede Giorgia Meloni ai 193 membri dell’Onu – un’organizzazione come questa, che afferma nel suo atto fondativo ‘la fede nella dignità e nel valore della persona umana’, può voltarsi dall’altra parte di fronte a questo scempio? Davvero possiamo fingere di non vedere che oggi, al mondo, non esiste attività criminale più profittevole del traffico di migranti, quando proprio i rapporti Onu certificano come questo business abbia raggiunto, per volumi di denaro, il traffico di droga, e ampiamente superato quello delle armi? Davvero questa Assemblea, che in altri tempi ebbe un ruolo fondamentale nel debellare definitivamente quel crimine universale che era la schiavitù, può tollerare che torni oggi sotto altre forme, che si continui a mercificare la vita umana, che vi siano donne portate in Europa a prostituirsi per ripagare debiti enormi contratti con i trafficanti, o uomini abbandonati nelle mani della criminalità organizzata? Davvero possiamo dire che sia solidarietà accogliere, in via prioritaria, non chi ne ha davvero diritto ma, piuttosto, chi ha i soldi per pagare questi trafficanti, e consentire ai trafficanti di stabilire chi abbia diritto a salvarsi? Io penso di no. E sono convinta – dice Giorgia Meloni – che sia dovere di questa Organizzazione rifiutare ogni ipocrisia su questo tema. E dichiarare una guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani. Per farlo dobbiamo lavorare insieme a ogni livello. E l’Italia – avverte la premier italiana – intende essere in prima fila su questo fronte’. Davvero possiamo fingere di non vedere che oggi, al mondo, non esiste attività criminale più profittevole del traffico di migranti, quando proprio i rapporti Onu certificano come questo business abbia raggiunto, per volumi di denaro, il traffico di droga, e ampiamente superato quello delle armi? Davvero questa Assemblea, che in altri tempi ebbe un ruolo fondamentale nel debellare definitivamente quel crimine universale che era la schiavitù, può tollerare che torni oggi sotto altre forme, che si continui a mercificare la vita umana, che vi siano donne portate in Europa a prostituirsi per ripagare debiti enormi contratti con i trafficanti, o uomini abbandonati nelle mani della criminalità organizzata? Davvero possiamo dire che sia solidarietà accogliere, in via prioritaria, non chi ne ha davvero diritto ma, piuttosto, chi ha i soldi per pagare questi trafficanti, e consentire ai trafficanti di stabilire chi abbia diritto a salvarsi? Io penso di no. E sono convinta – dice Giorgia Meloni – che sia dovere di questa Organizzazione rifiutare ogni ipocrisia su questo tema. E dichiarare una guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani. Per farlo dobbiamo lavorare insieme a ogni livello. E l’Italia – avverte la premier italiana – intende essere in prima fila su questo fronte’. Su questi e su molti altri temi si dimostrerà la nostra capacità di governare il nostro tempo – dice la premier italiana riportando alla memoria la figura di Papa Wojtyla. – La nostra capacità di fare quello che in questa sede, il 2 ottobre del 1979, un grande uomo, un santo e uno statista come Papa Giovanni Paolo II, ci ricordava, e cioè che l’attività politica, nazionale e internazionale, viene ‘dall’uomo’, si esercita ‘attraverso l’uomo’ ed è ‘per l’uomo’.
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