Giorgia Meloni, in aula, si rivolge direttamente all’opposizione, per dare una prova di unità, in Europa, sulla nomina a commissario e vicepresidente esecutivo della Commissione Ue di Raffaele Fitto. “Lo abbiamo fatto anche noi con Gentiloni. Mi spaventa che il gruppo socialista, che è a favore della Commissione, ci dica che non accetta che all’Italia venga riconosciuto un vicepresidente. Spero che il Pd voglia farsi sentire con il Partito socialista europeo, di cui è la delegazione più numerosa. Confido che questa posizione cambierà”, ha detto Meloni, rivolgendosi a Elly Schlein e auspicando dalla segretaria dem “una parola definitiva” sul tema.
“La designazione di Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo della Commissione europea è un risultato che credo debba inorgoglire tutta la Nazione, non solo i partiti della maggioranza. Ed è la ragione per cui mi auguro che tutte le forze politiche italiane si facciano parte attiva presso le proprie famiglie politiche europee affinché questo risultato, così importante per la nostra Nazione, possa essere raggiunto rapidamente e senza inciampi, per consentire alla Commissione, in un momento così delicato, di essere pienamente funzionante dal primo dicembre”, ha detto la premier, rivolgendosi ai banchi della sinistra. “Non mancheranno le occasioni per dividerci nel corso di questa legislatura europea su tanti temi su cui le diverse forze politiche hanno opinioni spesso radicalmente diverse, ma di fronte all’affermazione dell’interesse nazionale credo che abbiamo il dovere di essere uniti”, ha proseguito la presidente del Consiglio.
“Differentemente da quanto preconizzato da molti e da quanto forse sperato da alcuni l’indicazione di Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo della Commissione Ue è la conferma di una ritrovata centralità dell’Italia in ambito europeo, rafforzata da un governo credibile che garantisce la stabilità politica in una fase storica in cui tutto intorno a noi è instabile. Una realtà molto distante dal continuo mantra di un presunto isolamento internazionale italiano”. I numeri, del resto, parlano chiaro. L’ultima tornata elettorale europea “ha restituito alcuni messaggi molto chiari da parte dei cittadini europei” con una “nuova squadra che dovrà affiancare la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Se il percorso parlamentare in atto confermerà la composizione annunciata, di questa squadra farà parte il ministro Raffaele Fitto, designato dalla presidente von der Leyen come vicepresidente esecutivo della Commissione. Un notevole miglioramento per la nostra Nazione rispetto alla composizione della Commissione uscente”.
Meloni alla Camera aveva chiamato Schlein a fare chiarezza sulla posizione che il Pd assumerà a Bruxelles e i dem ad assumersi la responsabilità di far deporre le armi anti-italiane al gruppo dei Socialisti europei, dando in questo modo anche prova di peso politico: i dem sono la delegazione più consistente del Pse. La segretaria, però, continua a fare melina.
“Siccome non può ancora abolire le opposizioni, vuole scriverne gli interventi”, ha commentato Schlein in un’intervista al Corriere della Sera, dribblando la domanda diretta di Maria Teresa Meli su cosa farà il Pd su Fitto. “Noi non siamo come loro, noi valuteremo attentamente le audizioni di tutti i candidati commissari, Fitto compreso, ma da lei non prendiamo lezioni, perché lei chiamò la piazza contro Gentiloni e il suo partito votò contro la Commissione europea”, ha risposto la segretaria dem, omettendo di ricordare che il centrodestra, benché all’opposizione della Commissione, votò a favore di Gentiloni, proprio nell’ottica dell’interesse nazionale che sempre deve avere la meglio sull’interesse di partito. Nella sua strategia di distrazione dal punto della questione Schlein, inoltre, ha provato a giocarsi le carte della recriminazione sul fatto che l’Italia non avrebbe raggiunto i risultati dichiarati sul Pnrr, del tentativo di sminuire la portata dell’incarico assegnato a Fitto e della tesi secondo cui la “vera partita per l’Italia” non sarebbe la vicepresidenza esecutiva, ma fare proseguire gli investimenti comuni europei. “Ci dica lei (Meloni, ndr) se farà pressione sui suoi alleati per far proseguire gli investimenti comuni, perché è il presupposto necessario per un piano industriale europeo che serve innanzitutto ad accompagnare la manifattura italiana nella transizione ecologica e digitale”, ha aggiunto Schlein, che sostanzialmente ha usato lo stesso metodo anche per tutti gli altri temi sul tavolo: migranti, Ong, Palestina, Israele e antisemitismo.