Il Mes, il fondo europeo salva-Stati, va corretto affinché diventi «uno strumento effettivamente capace di rispondere alle esigenze delle diverse economie». Una presa di posizione netta, quella che il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha ribadito nel suo incontro con il direttore generale del Mes, Pierre Gramegna.
Nel corso del colloquio Meloni ha evidenziato «l’anomalia – si legge nella nota diramata da Palazzo Chigi – di uno strumento economico-finanziario che, pur disponendo di ingenti risorse, non viene utilizzato da lungo tempo dagli Stati aderenti nonostante la difficile congiuntura economica nella quale si trovano. Situazione che, a giudizio di molti e viste le diverse criticità che permangono, non sembra destinata a cambiare a seguito della riforma del Mes».
«Il presidente del Consiglio ha auspicato infine con il direttore Gramegna, al suo primo incontro formale con un capo di governo di uno Stato membro, la possibilità di verificare, insieme agli altri Stati aderenti al Mes, possibili correttivi volti a rendere il Meccanismo europeo di stabilità uno strumento effettivamente capace di rispondere alle esigenze delle diverse economie».
Il presidente del Consiglio ha spiegato in più occasioni che l’attuale Mes non verrà usato da nessun Paese ma allo stesso tempo non ha senso lasciare “bloccati lì decine di miliardi di euro” che potrebbero essere usati diversamente. Nel nuovo Mes ci sono troppe condizionalità e il suo ruolo di creditore privilegiato è negativo per un Paese come l’Italia. Il premier aveva poi sottolineato che non compromettere i conti pubblici è una misura che tutela i risparmiatori che comprano il debito pubblico. Nell’incontro di Palazzo Chigi, Meloni non ha fatto altro che ribadire concetti già espressi in campagna elettorale e, quindi, coerentemente ripetuti anche al dg del Mes.
Per Giorgia Meloni e Matteo Salvini, grandi oppositori sia del Mes sia della sua riforma, definita nel 2019 rispettivamente una “eurofollia” e un “crimine nei confronti dei lavoratori e dei risparmiatori italiani”, la scelta non sarà per nulla facile: abiurare il proprio passato oppure fare un notevole sgarbo a Bruxelles proprio nel momento in cui l’Italia ha avanzato tante richieste a Palazzo Berlaymont?
Finora il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si è sempre nascosto dietro al paravento della Germania, ribadendo come l’Italia rispetterà gli impegni presi ma solo dopo che sarà stata emessa la sentenza dell’Alta Corte tedesca in merito a un ricorso presentato sulla riforma del Mes.
Nei giorni scorsi però l’Alta Corte ha respinto il ricorso, dando automaticamente il disco verde alla ratifica della riforma del Mes da parte di Berlino: tra i 19 Paesi dell’Eurozona, all’appello ora manca solo l’Italia con Meloni e Salvini che adesso non potranno più continuare a gettare la palla in tribuna.
Vedrete che il governo, alla fine, voterà la ratifica del Mes. Sono facile profeta a prevedere che tutte le forze della maggioranza si esprimeranno a favore e i numeri ci saranno . Lo ha detto Davide Faraone, deputato di Azione-Italia Viva, a La7.
Ci spiegheranno che non lo useranno mai, che firmeranno con il sangue ma presto presenteranno una proposta di ratifica. Faranno l’ennesima marcia indietro, come su tutte le altre questioni con cui in campagna elettorale ci hanno riempito la testa. E’ accaduto sul tetto al contante, sul Pos e sull immigrazione. D altronde, è abbastanza comico che un governo sovranista ricorra a pretesti come la pronuncia della Corte costituzionale dei tedeschi per decidere cosa fare sul Mes. Noi, invece, voteremo con piena convinzione perché, al contrario di quello che dice la Lega e la presidente Meloni, il Mes è uno strumento necessario e anche perché siamo l unico paese in Europa a non aver ratificato il trattato , ha concluso.