Giorgia Meloni affronta il primo banco di prova internazionale per dimostrare ai vertici europei che il nuovo governo di centrodestra non è di “marziani”, è disponibile a “collaborare” ma ha ben chiare le priorità e le ricette per affrontarle. Meloni ha avuto un pranzo informale con il Commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni. A quanto si apprende, è stato un incontro “piacevole e doveroso” durante il quale sono state affrontate a 360 gradi tutte le emergenze del momento, dal Pnrr all’energia, dalla guerra in Ucraina alle nuove regole del patto di stabilità.
Nell’incontro più importante della sua giornata europea, Giorgia Meloni chiede con franchezza a Ursula von der Leyen che arrivi quanto prima una risposta finanziaria comunitaria contro la speculazione nel mercato dell’energia e la crisi economica che ne deriva. Meloni chiede risorse finanziarie e sul modello Sure, dunque con emissione di titoli di debito europei, quelli che garantiscono denaro a costo quasi zero. Al presidente del Consiglio Europeo Charles Michels la nostra presidente ha promesso “di essere un partner leale dentro l’Ue“.
L’eventuale istituzione di un fondo europeo modellato sul programma Sure per affrontare la crisi energetica è una cosa che richiede “ulteriori discussioni, perché ci sono differenti visioni attorno al tavolo su questa questione” tra gli Stati membri. Lo dice il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea Valdis Dombrovskis, a margine dell’Ecofin a Lussemburgo.
I commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton hanno proposto l’istituzione di un fondo modellato su Sure, il programma di prestiti a sostegno dei piani nazionali di supporto all’occupazione lanciato nei primi mesi della pandemia di Covid-19, che fece poi da modello per Next Generation Eu, in particolare per le modalità di finanziamento. A differenza di Next Generation Eu, però, Sure era fatto esclusivamente di prestiti a tassi di favore, erogati agli Stati dalla Commissione, la quale, avendo un rating migliore, può spuntare sui mercati dei capitali rendimenti decisamente inferiori a quelli dei singoli Paesi dell’Europa meridionale.
La Commissione, raccolte garanzie dagli Stati membri, emette obbligazioni e gira i fondi così raccolti ai Paesi, in pratica girando loro il tasso spuntato sul mercato: le capitali possono in questo modo evitare di indebitarsi a tassi elevati. L’istituzione di un fondo basato su prestiti, e non su trasferimenti, per affrontare la crisi energetica è stata caldeggiata mesi fa dal presidente del Consiglio Mario Draghi, consapevole che un piano fatto di prestiti è più ‘digeribile’ per le opinioni pubbliche nordiche rispetto ad un programma come Ngeu, che prevede anche trasferimenti, i quali a differenza dei prestiti non vengono restituiti (i vantaggi per gli altri Stati membri sono indiretti, dato che ne beneficia il funzionamento dell’area euro nel suo insieme).
“Ho smontato una narrativa che mi è stata affibbiata – ha detto in sede di dichiarazioni – ho trovato persone disposte ad ascoltare, persone che hanno visto che non siamo marziani”.
C’è stata anche una lunga interlocuzione sul Pnrr: la Commissione si è mostrata disponibile e si discute di eventuali modifiche, rivela la stessa Meloni, “ragionando su quelle che oggi sono le grandi priorità, come la questione energetica”. Ma è ancora un dato riservato la quota di risorse che il nuovo governo vorrebbe dirottare sulla politica energetica.
Sulla questione migranti la Meloni ha scelto di tenere il punto. “Abbiamo parlato di flussi migratori, della richiesta italiana di un cambio punto di vista. La priorità per noi diventa una priorità che è già prevista nelle normative europee, che è la difesa dei confini esterni”. “Ho voluto organizzare qui a Bruxelles la prima visita istituzionale del governo per dare il segnale di una Italia che vuole partecipare, collaborare e difendere l’interesse nazionale dentro alla dimensione Ue insieme agli altri Paesi”.