Fratelli D'Italia party leader Giorgia Meloni speaks during Northern League rally in Bologna, central Italy, November 8, 2015. Italy's divided conservative parties joined forces for a rally in the northern town of Bologna on Sunday, promising to work together to oppose and oust center-left Prime Minister Matteo Renzi. REUTERS/Stefano Rellandini

Giorgia Meloni e sindaci ‘non di sinistra’ zittiscono Orlando: ‘Noi siamo per la sicurezza’

‘Inaccettabile la decisione dei sindaci talebani pro-immigrazione, come Orlando e De Magistris, di disapplicare il decreto sicurezza’,  così Giorgia Meloni attacca i sindaci ribelli che vogliono boicottare il dl sicurezza. Diversamente da quanto creda la sinistra – ha scritto in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook  – le leggi vanno applicate anche quando mettono un freno all’accoglienza indiscriminata. Il governo faccia valere la legalità, con ogni mezzo. Fratelli d’Italia garantisce il suo totale sostegno per dare piena applicazione al decreto sicurezza, che se ha un difetto è quello di essere troppo blando, non certo di limitare i diritti costituzionali.

Il post ha ottenuto migliaia di like e di commenti. Un utente ha scritto: ‘Il decreto sicurezza è una legge dello Stato di cui quei sindaci fanno parte. Il ministro Salvini è anche il loro. Se non sono d’accordo possono sempre dimettersi e noi tutti ce ne faremo una ragione’. Un altro ha commentato: ‘Pazzesco. Rappresentanti delle istituzioni che dicono che non rispetteranno una legge dello Stato. Inconcepibile. Non si rendono nemmeno conto di quale danno fanno. Tutti potrebbero pensare che se una legge non gli piace possono fare a meno di rispettarla’.

Perfino il sindaco di Macerata, non certo un amico di Salvini, invita i colleghi a fermare l’ammutinamento sul decreto sicurezza: ‘Quel decreto convertito in legge grida vendetta al cospetto di Dio ed è pessimo sotto ogni punto di vista’, dichiara Romano Carancini. Sulla forma di protesta di alcuni sindaci, come quelli di Palermo e Napoli, Carancini però non è d’accordo: ‘Io penso che occorre comunque rispettare la legge e il principio di legalità’.

Ma più in generale c’è una maggioranza, non più silenziosa, di sindaci ‘non di sinistra’, che si è ribellata al tentativo di creare un fronte trasversale di primi cittadini per boicottare il decreto sicurezza, un fronte lanciato da Leoluca Orlando che ha trovato subito la sponda di Luigi De Magistris, sull’asse Napoli-Palermo. ‘Chiediamo che Anci non dia la sensazione di aderire tout court alle tesi del partito dell’accoglienza e che si faccia carico anche della sensibilità di tantissimi sindaci di città piccole, medie e grandi che guardano al decreto sicurezza come a un necessario, e da tempo auspicato, strumento normativo che ha favorito un cambio di paradigma rispetto alla questione dell’accoglienza’, affermano i sindaci a favore del decreto sicurezza in una lettera al presidente di Anci Antonio Decaro chiedendogli di farsi garante affinché l’associazione non venga usata strumentalmente per sostenere le posizioni politiche di una parte del Paese. L’Associazione – si legge nella nota – che dalla sua costituzione ha inteso perseguire gli interessi generali fissati dall’assemblea dei soci e dagli altri organismi associativi e non interessi politici di parte. La forza e la credibilità dell’Anci, negli anni, sono dipese proprio dalla capacita di formulare indirizzi che risultassero rappresentativi di tutti comuni associati.  «Nella tua dichiarazione – scrivono i sindaci al presidente dell’Anci – fai riferimento alla posizione assunta all’unanimità dalla commissione immigrazione dell’Anci ma non può sfuggirti che, vista la delicatezza della materia, la posizione ufficiale dell’Anci deve necessariamente scaturire da un confronto che coinvolga i massimi organismi dell’associazione a partire dal direttivo e dal consiglio nazionale. Per quanto ci riguarda i sottoscritti sindaci sono convinti che il decreto Sicurezza contenga norme principi giusti e condivisibili.  La gestione dell’immigrazione in questi ultimi anni ha aumentato il senso di insicurezza e il disagio sociale dei cittadini. La cancellazione dei flussi programmati e l’equiparazione tout court tra rifugiati e migranti economici ha prodotto conseguenze che era doveroso contrastare agendo alla radice di quella equiparazione.

 

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