La Francia è una repubblica semi-presidenziale in cui il potere esecutivo è condiviso dal presidente della Repubblica e dal primo ministro; il primo è eletto direttamente dal popolo e nomina il secondo sulla base del risultato elettorale. Il presidente viene eletto a suffragio universale diretto a doppio turno. Per essere eletti al primo turno serve la maggioranza assoluta dei voti; se nessuno dei candidati la ottiene, vanno al ballottaggio i due che al primo turno hanno ricevuto il maggior numero di consensi.
Con questo sistema si assicura sempre la maggioranza assoluta al presidente eletto.
Il voto per il presidente e per il Parlamento è separato. Risulta possibile, quindi, una coabitazione tra un presidente di un partito e una maggioranza opposta, anche se dopo la riforma che ha armonizzato le durate del mandato presidenziale e della legislatura, portando entrambe a 5 anni, l’eventualità è più rara.
In conferenza stampa, Giorgia Meloni ha ricordato che oltre alla proposta di legge costituzionale è in dirittura d’arrivo anche la raccolta di firme che prevede l’elezione diretta del capo dello Stato. Si tratta di una riforma ‘a poteri invariati’ e quindi ‘più semplice da realizzare’. Potrebbe già valere – azzarda – per l’elezione del prossimo capo dello Stato. Le 50mila firme, come ha sottolineato la leader della destra, servono a rendere possibile l’iter agevolato della legge costituzionale. Quale forma dare poi al presidenzialismo italiano è certezza che FdI ricaverà dalla base del dibattito parlamentare e di quello in commissione, su cui – assicura la Meloni – siamo molto aperti.