Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, durante la trasmissione televisiva Porta a Porta in onda su RAI Uno, Roma, 27 maggio 2019. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Giorgia Meloni: ‘I senatori a vita vanno aboliti’

‘Assurdo che in Italia ci sia ancora la figura ottocentesca dei “senatori a vita”: persone nominate a piacere dal Presidente della Repubblica, per di più anche lui non scelto dal popolo, che rimangono parlamentari per il resto dei loro giorni. Fratelli d’Italia non si piega a questa vergogna, inspiegabilmente mantenuta anche nella recente riforma di taglio dei parlamentari, e continua la sua battaglia per abolire i senatori a vita dalla nostra Costituzione. Siete con noi?’. È il post che Giorgia Meloni ha scritto sulla sua pagina Facebook. E nel giro di pochissimo ci sono stati migliaia di like e commenti.

Il senatore a vita, nell’ordinamento giuridico italiano, è la carica istituzionale prevista dall’articolo 59 della Costituzione che designa i soggetti facenti parte con mandato vitalizio del Senato della Repubblica.

Essi si distinguono in “senatori di diritto a vita” (ossia gli ex presidenti della Repubblica, che accedono automaticamente alla carica una volta ultimato il loro mandato) e “senatori a vita di nomina presidenziale”.

La differente denominazione non cela però alcuna differenza in termini di competenze e prerogative, le quali sono comunque del tutto equiparate a quelle di coloro che ricoprono la carica senatoriale con mandato elettivo a termine.

Non essendo soggetti al rinnovo in occasione delle tornate elettorali, i senatori a vita decadono dalla carica solo per decesso, rinuncia o a seguito di destituzione secondo i canonici meccanismi di decadenza parlamentare.

I senatori a vita sono cinque, scelti e nominati dal Presidente della Repubblica tra i cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario.

La carica è prevista dall’ordinamento giuridico  di alcuni Paesi, tra i quali il Burundi, il Paraguay, la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda.   La nomina a vita è inoltre prevista per la maggior parte dei membri della Camera dei Lord,  che nel Regno unito  costituisce la camera alta,   in modo analogo a quanto accade al senato di altri ordinamenti giuridici in cui vige il bicameralismo.

Di senatori a vita si parla di solito in due occasioni. La prima: quando il loro voto diventa decisivo per la sopravvivenza di una maggioranza, come accadeva ai tempi del secondo governo di Romano Prodi, con conseguente violenta polemica da parte del centrodestra. La seconda: quando si discute del loro numero, perché è rimasta irrisolta l’interpretazione da dare a quel “cinque”. Si tratta di un numero chiuso  o, invece, ciascun presidente della Repubblica può nominarne cinque.

Arianna Manzi

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