Motori accesi per la riforma presidenziale. La battaglia delle battaglie per Fratelli d’Italia. Che ha dato il via libera alla raccolta di firme online (oltre a quella cartacea ai gazebo) per l’elezione diretta del capo dello Stato. “Quando il 28 febbraio arriverà in Aula la nostra proposta sul presidenzialismo, mi aspetto che si apra un dibattito estremamente serio”.
Sulla locandina ci sono Prodi, Letta, Renzi e una esortazione: «Il prossimo Capo dello Stato non farlo scegliere di nuovo a loro». Giorgia Meloni l’ha postata sui suoi social, insieme al link che rimanda al sito presidenzialismo.it, dove è possibile sostenere la campagna per l’elezione diretta del presidente della Repubblica.
Il prossimo inquilino del Quirinale «devono sceglierlo i cittadini», ha ribadito Meloni, invitando a firmare la proposta di legge di iniziativa popolare promossa da FdI. «Bastano pochi secondi del tuo tempo per dare più potere al popolo italiano». Rilanciata online il 9 febbraio, tre giorni dopo la raccolta di firme era arrivata a 35mila sottoscrizioni. Secondo un sondaggio di LaPolis dell’Università di Urbino e Demos per l’Osservatorio “Gli italiani e lo Stato”, pubblicato da Repubblica nei giorni scorsi, la stragrande maggioranza degli italiani si dice a favore di una possibile Italia presidenzialista. Una percentuale che tocca l’80% tra gli elettori del centrodestra, ma che si colloca oltre il 60% anche fra gli elettori del Pd e che torna a valori plebiscitari (il 76%) anche fra chi non si colloca nei due schieramenti.
Il 28 febbraio la proposta di legge presidenzialista di FdI, inoltre, approderà in aula alla Camera. Un’occasione in cui Meloni ha fatto sapere di aspettarsi l’apertura di «un dibattito serio» su un tema storicamente caro alla destra e tornato prepotentemente di attualità dopo le vicende intorno all’elezione di Sergio Mattarella. «Noi vogliamo fare la madre di tutte le riforme. Con il presidenzialismo i cittadini di scelgono direttamente il capo dello Stato. Hanno una garanzia di stabilità, conoscono chi li governerà la sera in cui votano», ha spiegato la leader di FdI, ricordando che una riforma in questo senso permetterebbe di «uscire dalla palude di certa democrazia parlamentare con le maggioranze che cambiamo continuamente».
«Quando passerà, sarà comunque una vittoria della destra, solo la destra la può rivendicare». Domenico Nania, già vicepresidente del Senato e membro della commissione Bicamerale per le Riforme, ha una lunga familiarità con la battaglia per il presidenzialismo. Relatore al dibattito sul tema organizzato da Realtà Nuova e ospitato dalla Fondazione An, ha ricordato quando, giovane dirigente, partecipò al convegno sulle riforme istituzionali promosso dal Msi ad Amalfi già nel 1983 con entusiasmo, ma anche con la «consapevolezza che si trattava di una proposta fallimentare, perché targata» dal partito. Per questo, oggi che di presidenzialismo si torna a parlare con forza, avverte sulla necessità di allargare il più possibile la platea dei promotori.
Quando passerà, sarà in ogni caso una vittoria della destra. Ma per concretizzarla ritengo serva un cambiamento strategico, aggregando un comitato promotore ampio. Penso allo schema dei referendum sulla giustizia, intorno ai quali si sono ritrovati i Radicali, la Lega, FI, FdI, pezzi del Pd. Se raccogli quasi 5 milioni di firme poi nessuno può più ignorare quella proposta. Nessuno potrà più negare che si tratti di una proposta nell’interesse dell’Italia, sostenendo che è mossa da interessi elettorali.
Serve un cambio di strategia. Io ritengo che ai cittadini vada semplicemente proposto un quesito sull’elezione diretta del presidente della Repubblica, senza entrare nel merito del modello. In questo senso ho trovato indicative le parole di Renzi. Lui ha detto di essere favorevole all’elezione diretta del Capo dello Stato, non ha detto di essere favorevole al presidenzialismo. Ecco credo che FdI possa rendersi protagonista di un comitato referendario che sostenga solo l’elezione diretta del presidente. E penso in particolare a un referendum consultivo per una proposta di iniziativa legislativa per fa decidere al corpo elettorale se vuole eleggere direttamente il presidente della Repubblica.
Occorre una forte spinta popolare poi la questione non potrà più essere rinviata. Se invece ci concentriamo a monte sul modello, rischiamo di non arrivare mai al punto. Il presidenzialismo in Bicamerale era stato approvato, poi però la commissione è fallita perché c’erano troppe cose in ballo. Quando il campo è troppo largo si trova sempre un pretesto per far saltare tutto.
Un altro spunto molto discusso è stato rappresentato dalla rielezione del presidente Mattarella.nQuello che è successo con la rielezione di Mattarella è stato il punto di partenza della riflessione vista anche in occasione della rielezione di Napolitano. Entrambi sono stati rieletti perché non si trovavano le condizioni per ipotizzare nuove soluzioni. Questo significa che la politica si è fermata, che non è più in grado di creare nuovi stimoli, che ha paura di affrontare l’incognita di una presenza ai vertici dello Stato in grado di essere compatibile e coerente con i mutamenti che si sono determinati nel corso degli anni.
Tutti convenivano sull’opportunità dell’elezione diretta del Capo dello Stato, le posizioni diverse le abbiamo viste sulle tattiche per arrivarci. Non si coglieva l’opportunità che era immaginata rispetto alla democrazia della partecipazione, sembrava quasi si volesse ricostruire un passato consegnato alla storia. In ogni modo, alcuni temi che appartenevano storicamente al nostro mondo politico, si sono in seguito realizzati. Penso, per esempio, alla riduzione del numero dei parlamentari, proposta di cui nessuno ha ricordato l’origine.