Su una cosa tutti quelli che hanno assistito alla conferenza stampa di Giorgia Meloni possono concordare, risponde alle domande dei giornalisti con idee chiare che affrontano tutti i temi dell’agenda politica. E la sinistra non ci sta e procede su recriminazioni e presunte ‘bugie’. Il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra Angelo Bonelli, commentando le risposte di Giorgia Meloni in conferenza stampa, incalza sul punto sostenendo di aver ascoltato «troppe cose non vere da parte della presidente Meloni che si fa forza del suo ruolo di potere con le sue non-risposte trasmesse a reti unificate». Il clou lo raggiungono Conte e Renzi. Con il primo che si profonde nell’ennesimo tentativo fallito di boutade, aprendo e chiudendo il suo intervento sui social con un nonsense che trasuda solo ostilità grossolana e auto-propaganda in pillole. E allora, «qual è il colmo per chi si definisce “patriota?” Fare la fine di Giorgia Meloni», esordisce l’ex premier che ancora fatica a mandar giù il fatto di esser stato disarcionato dal cavallo di Palazzo Chigi. Renzi, invece, si attacca all’Iva sui pannolini e sui prodotti per i bambini per sentenziare quanto apoditticamente vergato nell’incipit del suo post online: «Ho visto la conferenza stampa di Giorgia Meloni. Mai sentite così tante bugie tutte insieme». Giorgia Meloni ha detto di essere pronta al confronto con le opposizioni, accettando un eventuale dibattito in tv con Elly Schlein, leader del partito democratico. La sfida, lanciata, è stata accolta. Di fatto si tratterebbe di un faccia a faccia tra due delle figure più influenti del Paese, che potrebbe dare una scossa ai sondaggi politici, anche in vista delle prossime elezioni europee. Rispondendo a una domanda, nello specifico, ha detto: “Mi impegno volentieri a un confronto tv con Elly Schlein, credo sia normale e giusto che il presidente del Consiglio si confronti con il leader dell’opposizione prima della campagna elettore delle elezioni europee, non mi sono mai sottratta e non lo farò questa volta”. Alle parole di Giorgia Meloni non hanno, al momento, fatto seguito quelle dirette di Elly Schlein. Tuttavia, è stata immediata la replica del Partito Democratico, tramite una nota sui social: “Oltre due ore di conferenza stampa per non dire nulla, continuare con il solito atteggiamento vittimista, con i soliti attacchi alle opposizioni, con la solita creazione di nemici immaginari, senza mai dare risposte ai problemi del Paese come la sanità e il carovita – si legge -. Guida il Governo ma sembra ancora all’opposizione. Meloni, quando ci parlerai di quale futuro immagini per l’Italia? Tutto il resto è noia”. Nessun accenno, quindi, al possibile dibattito televisivo. Per ora. La sfida in tv tra Meloni e Schlein, di fatto, potrebbe spostare non di poco gli equilibri del consenso elettorale. Giorgia Meloni conferma a tutto campo la compattezza della maggioranza e la piena sintonia nonostante fango, attacchi e falsità’, ratifica in una nota la Lega dopo la conferenza stampa del presidente del Consiglio. Idee e argomentazioni, quelle esplicitate dal premier, che hanno rinnovato e rilanciato la coesione di una coalizione al lavoro sui punti principali dell’agenda di governo, che vedono l’esecutivo impegnato in un lavoro di squadra che – tra riforme e sicurezza, famiglie e imprese, fisco e economia – comincia dall’unitarietà della visione d’intenti e passa per l’azione politica, e con in vista il traguardo degli obiettivi da raggiungere con efficacia e tempismo. Autonomia. Giustizia. Scuola. Passando per gestione dell’immigrazione, Europa e guerre, le forze di centrodestra al governo si ritrovano saldamente unite nelle parole e nelle posizioni confermate dal premier Meloni ai giornalisti. E nel commentarle, non possono che concordare e legare ad esse gli auspici e l’impegno, partito il giorno dopo l’insediamento a Palazzo Chigi. Come conferma la Lega, che attraverso le dichiarazioni del deputato Alberto Stefani, presidente della commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale, ha tenuto a ribadire: «Da Meloni parole che dimostrano piena sintonia in maggioranza, rassicurando anche sul tema Autonomia. Una storica battaglia della Lega che il 16 gennaio approderà in Aula al Senato. Avanti tutta per una riforma attesissima, che presto vedrà la luce. Il presidente Meloni ha chiarito perfettamente i temi dell’autonomia differenziata che si realizzerà attraverso i Lep. E che tenderà a rispettare le esigenze del Mezzogiorno. Nella conferenza stampa di stamani il nostro primo ministro ha chiarito ancora una volta i temi dell’Autonomia, smentendo tutte le polemiche artificiose della sinistra!». Le parole del premier rafforzano la coalizione di centrodestra e la strada intrapresa sulle riforme allo studio, sono il viatico e l’orizzonte di un esecutivo alacremente al lavoro. Una coalizione di centrodestra determinata a un impegno orientato al traguardo della legislatura. Come ribadisce con chiarezza il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, Lucio Malan, che commentando ai tg Rai la conferenza stampa di fine anno del premier Meloni, ha rimarcato: «Il presidente del Consiglio ha affrontato con concretezza tutti gli argomenti proposti nel corso della conferenza stampa di fine anno, ribadendo la compattezza della maggioranza, che consente un orizzonte di legislatura con in primo piano le riforme istituzionali, della giustizia e della burocrazia. Per Fratelli d’Italia sono indispensabili per attirare investimenti e creare posti di lavoro». biettivi e idee chiare per dare agli italiani le risposte che attendono». Un concetto – e un valore – quello dell’unità del governo al lavoro per dare risposte agli italiani, alle loro famiglie e alle loro imprese, che sempre da Forza Italia ha rilanciato anche il presidente dei senatori azzurri, Maurizio Gasparri. Il quale, intervenendo ai Tg, ha dichiarato: «La Meloni ha dato risposte chiare ed esaurienti su tutti i temi. Dall’elezione diretta del premier ai temi della concorrenza e dell’Europa. Dagli scandali Pd – Degni alla Corte dei Conti – e fino all’invadenza di Giuliano Amato. Un governo con le idee chiare, che andrà avanti a lungo». Amato, dopo avere dato una versione poi smentita su Ustica, ha aperto l’anno con i dubbi di una deriva della destra italiana in un’intervista a Repubblica. Che avrebbe, a suo dire, difetti di autoritarismo tali da poter arrivare a cancellare il ruolo della stessa Consulta. Le stesse, identiche accuse che Craxi, quando Amato coordinava il lavoro da Chigi, dovette subire dal PCI e dalla CGIL. Il Craxi presidenzialista e disegnato con gli stivaloni neri da Forattini che Amato, come il declinare del suo cognome, adorò fino ai giorni della eclissi, salvo cancellarlo dalla sua memoria. Di quella imponente classe dirigente, Giuliano fu l’unico a rinnegare le stagioni del decisionismo che aveva incondizionatamente appoggiato. Solo il Quirinale gli fu, per un pelo, vietato, atteso che sapeva ammiccare a Forza Italia e muoversi con l’abilità che anche il leader del garofano gli riconosceva. Ora, nel caldo di un prestigio accumulato soprattutto sulle macerie di quel partito massacrato dal giustizialismo nel silenzio più tibetano, Amato paventa rischi di democrazia liberale. “Sono preoccupato”, afferma. Proprio mentre chi è al governo è vicino a realizzare le riforme del suo vecchio capo, misconosciuto già al primo canto del gallo. Mentre sopravviveva il Caf che avrebbe dovuto riportare Bettino al governo, Amato lo sostituiva con il gradimento del Pds. E in quell’anno drammatico di arresti, suicidi e allontanamenti di tutto l’apparato di Via Del Corso, non disse una parola. Tacendo, tacendo campar avrebbe detto Sciascia, seppellendo di risate le profezie odierne. Amato, ex presidente della Corte costituzionale, lascerà la guida della Commissione Algoritmi sull’intelligenza artificiale. La decisione è stata comunicata a seguito di alcune affermazioni della Premier Giorgia Meloni a proposito della nomina dell’uomo arrivata non per sua iniziativa. Nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, Amato ha preso una netta posizione a seguito della parole della Premier Meloni nella conferenza di fine anno andata in scena nelle scorse ore. “È una commissione della presidenza del Consiglio, e visto che la mia nomina non risulta essere un’iniziativa della presidente del Consiglio lascio senz’altro l’incarico”, ha detto. E ancora con ironia: “Peccato, ci perdono qualcosa… Ma a me semplificherà la vita”. Facendo poi riferimento ad alcune parole in merito alla democrazia “a rischio” in Italia dette in un’altra intervista, questa volta per Repubblica, Amato ha precisato: “Io non ho assolutamente parlato dell’elezione dei giudici della Corte. Ho evidenziato un altro problema, come sa chi ha letto davvero l’intervista. Ho parlato dell’accoglienza delle decisioni della Corte, chiunque l’abbia eletta, e ad oggi in Italia non è mai stata la presidente del Consiglio a porre questa questione. Hanno cominciato altri esponenti della sua maggioranza, ma non lei”.A generare la decisione di Amato di lasciare l’incarico di presidente della Commissione Algoritmi, come detto, le parole di Giorgia Meloni. Nella conferenza stampa di fine anno, la Premier aveva detto: “Sono rimasta particolarmente basita delle dichiarazioni del professor Amato sul tema”. Inoltre aveva anche aggiunto: “Siccome entro il 2024 il Parlamento che oggi ha una maggioranza di centrodestra deve nominare quattro giudici della Consulta, ci sarebbe il rischio di una deriva autoritaria. Io penso semmai che sia una deriva autoritaria considerare che chi vince le elezioni, se non è di sinistra non abbia gli stessi diritti degli altri”. Nella sua conferenza stampa, Giorgia Meloni ha sgombrato il campo dalle troppe fake news che sono circolate nelle ultime settimane rispetto alla Giustizia: la riforma si farà, e sarà all’insegna del garantismo», ha rassicurato il senatore di Forza Italia e viceministro alla giustizia Francesco Paolo Sisto. Asserendo in calce: «Un cambiamento che Forza Italia ha tra le “ragioni sociali” della propria esperienza politica. A partire dall’impegno fondativo di Silvio Berlusconi. È un percorso che abbiamo già cominciato a delineare in questo primo anno di governo». Infine, la scuola. Un tema di rilievo tra i primi punti all’ordine del giorno del governo, sul quale il sottosegretario al ministero dell’Istruzione e del Merito, Paola Frassinetti (FdI), richiamandosi alle parole della Meloni, ha sottolineato: «Anche oggi nella sua conferenza stampa il Presidente del Consiglio ha parlato degli studenti meritevoli e bisognosi prevedendo un sistema adeguato di Borse di Studio che possa agevolarli nel proprio percorso di istruzione e formazione. Infatti, in base al merito vanno supportati gli studenti privi di mezzi economici adeguati erogando loro borse di studio, l’importante è che tutti possano partire dallo stesso livello. Aumentare le opportunità in base al merito significa anche contrastare la dispersione scolastica e contenere la fuga di cervelli, consentendo ai nostri giovani di considerare l’Italia come una nazione che premia le competenze e le capacità di tutti, indipendentemente dal reddito di provenienza».
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