Giorgia Meloni premiata a New York da Elon Musk. Il patron di Tesla propone di portare Starlink in Italia

“E’ un onore consegnare questo premio a una persona addirittura più bella dentro che fuori – ha detto Musk consegnando il premio a Meloni -: ha fatto un lavoro incredibile come premier, con una crescita e un’occupazione record; è una persona onesta, vera e autentica”.

Per la premier italiana Musk è un “genio prezioso” e rivolgendosi a lui ha sottolineato come “mentre sviluppiamo l’intelligenza artificiale, cerchiamo di governarne i rischi perché non intendiamo barattare la nostra libertà in cambio di un maggiore comfort. Sappiamo come leggere questi fenomeni perché la nostra civiltà ci ha dato gli strumenti”. Per poi ribadire che “difenderemo i nostri valori” democratici contro i regimi autoritari, aggiungendo che “nessuno Stato può governare da solo le crisi del nostro tempo e per questo l’Italia è convinta sostenitrice del multilateralismo e della sua istituzione più rappresentativa che è l’Onu”.

Musk e Meloni  piacevolmente e pericolosamente insieme. Tre incontri in poco più di un anno, prima a Palazzo Chigi, poi al raduno di Atreju 2023 e adesso nella  Grande Mela per gala mondani ed eventi aziendali, la Ziegfeld Ballroom, in cui Giorgia ha richiesto che fosse proprio Elon a consegnarle il riconoscimento dell’Atlantic Council ai «rari individui che ispirano il mondo», peraltro già in precedenza assegnato al Mario Draghi.

Tutti a chiedersi se la destra italiana avesse trovato un  nuovo guru. Vengono elencate le  caratteristiche dell’uomo Musk collocato  nella ristretta cerchia padroni del mondo «non soggetti alle regole dei comuni mortali». Tre dei suoi dieci figli sono nati con l’utero in affitto, «che la destra giudica reato universale e vorrebbe perseguire ovunque»,  e quand’era più dem, Musk, aiutava gli ucraini in guerra contro Putin grazie al suo satellite Starlink, mentre oggi è diventato molto più accondiscendente verso la Russia, che programma un viaggio su Marte,  è  contro il politically correct, self-made-man scivolato in fascisteria trumpiana, ma non è un conservatore, è un libertario con idee estreme, certo non un modello di virtù negli affari, ma  è l’uomo più ricco del mondo (251 miliardi di dollari al 10 settembre 2023). È il proprietario di Tesla, di SpaceX – prima compagnia privata a mandare in orbita civili. È il fondatore di Neuralink e Open AI; anzi, per essere precisi, Musk ha fatto causa a Sam Altman e Greg Brockman, rispettivamente amministratore delegato e presidente della OpenAi: «La OpenAi, il cui nome sarebbe stato suggerito proprio da Musk, avrebbe dovuto rimanere non profit e avrebbe dovuto agire condividendo pubblicamente tutte le proprie scoperte tecnologiche secondo una logica open source».

Musk  è il visionario che ha reso affascinanti le auto elettriche a guida autonoma; e quello che inventa lanciafiamme e tunnel per svincolare dal traffico in città; che e da lì è partito alla conquista dell’universo.  Musk è originariamente senza laurea,  scappato dal padre in Australia con 4mila dollari in tasca, per raggiungere il sogno americano, sfilandolo ai grandi giocattoli tecnologici di Jeff Bezos, Bill Gates, Mark Zuckerberg.

Buonasera a tutti, e grazie per avermi ospitato, è l’apertura della premier. La mia più profonda gratitudine va al Presidente John Rogers, al Presidente Frederick Kempe e a tutto l’Atlantic Council per questo illustre riconoscimento di cui sono molto orgogliosa. E ringrazio Elon per le belle parole che ha avuto per me e per il suo prezioso genio per l’epoca in cui viviamo. Ho riflettuto molto su come presentare il discorso di questa sera.

Inizialmente ho pensato di sottolineare l’orgoglio che provo tutt’ora per essere la prima donna a ricoprire la carica di Primo Ministro in una Nazione straordinaria come l’Italia.

Il viaggio lampo di Giorgia Meloni in America, con tappa a New York e premio all’Atlantic Council, importante e influente think tank americano specializzato nella difesa della cultura occidentale, è stato molto criticato dalle opposizioni e dagli osservatori poco simpatetici con la presidente del Consiglio. Il motivo forse lo conoscete: Giorgia Meloni ha scelto di farsi consegnare il premio dell’Atlantic Council, lo stesso premio ricevuto anni fa anche da Mario Draghi, nientemeno che da Elon Musk, il capo di Tesla, di SpaceX, di X, il vecchio Twitter. Musk è l’uomo che sorride alla Meloni, ovviamente con il disappunto del Pd.

A Porta a Porta Bruno Vespa chiede alla Serrachiani: «Che cosa non le è piaciuto della Meloni all’Onu, che in un momento delicatissimo della campagna elettorale americana, è in qualche modo riuscita a non sporcarsi le mani, nel senso che è stata premiata da Musk, senza per questo inficiare i buoni rapporti con l’attuale amministrazione?».

L’ospite rispoonde: «Bè, innanzitutto, per me, cioè per noi, farsi premiare da Musk, non è stata una scelta felice». Vespa, da parte sua puntualizza: Cioè scusi, lei al posto della Meloni avrebbe detto “mi scusi Musk, ma di darmi questo premio non se ne parla… Cosa avrebbe dovuto dire: non se ne parla…». La Serracchiani,   costretta alla retromarcia, precisa: «No per carità, io da italiana sono contentissima che il presidente del Consiglio italiano prenda un premio così importante»… «Veda un po’ – rimarca Vespa – visto il livello del riconoscimenti e gli altri nomi che l’hanno ricevuto prima…». La Serracchiani, a questo punto, si attacca all’ultimo gancio: «Ma poteva benissimo farselo da un altro…». A questo punto  interviene Donzelli: «Io capisco che dall’opposizione si tenti di attaccarsi a qualsiasi cosa, ma io francamente sono orgoglioso che Giorgia Meloni sia stata premiata. E sono orgoglioso che sul tema di cui ha scelto di parlare – AI, nuove tecnologie e sfide connesse – dando un ruolo centrale all’Italia, sia stata premiata da Musk, un uomo che su quei temi sta dando un’indicazione chiara e vigorosa».

Del resto, fa notare senza troppi complimenti Donzelli alla Serracchiani, «anche in campagna elettorale vi eravate illusi, millantando che se dovesse vincere la Meloni l’Italia sarà isolata a livello internazionale. Come farà a parlare con Biden? Bene, vi annuncio che la premier ha parlato con il presidente americano più e meglio di molti altri di sinistra che hanno governato l’Italia. Perché? Perché quando la Meloni si pone a livello internazionale, non si presenta con un approccio ideologico, viziato da tifoserie di sorta, ma semplicemente in difesa dell’Italia e degli interessi nazionali. Non è pro-uno o pro l’altro, ma in favore del Paese».

L’interrogativo che viene fuori dalle critiche trasversali  è uno: chi ha paura di Elon Musk? Anzi, meglio: chi ha paura di Elon Musk con Giorgia Meloni? Anzi, meglio ancora: chi ha paura di Elon Musk che fa l’endorsement a Giorgia Meloni, evocando future collaborazione industrial/tecnologiche in Italia?

Elon Musk è pronto a rivoluzionare il mercato della connessione Internet in Italia con Starlink, il suo innovativo servizio di Internet satellitare, ma Giorgia Meloni ha delle “pressioni” per non accettare. L’imprenditore americano ha proposto di offrire abbonamenti a meno di 10 euro al mese, un prezzo estremamente competitivo rispetto a quelli attuali.

Tuttavia, per lanciare Starlink a questa tariffa in Italia, Musk ha bisogno del via libera del governo italiano, e in particolare della premier Giorgia Meloni. La situazione si complica per la presenza di altri attori sul mercato, come Tim e Open Fiber, che potrebbero vedere il progetto di Musk come una minaccia al loro dominio.

Il progetto di Elon Musk: co-finanziamento e tempi rapidi

Musk ha spiegato che per portare Starlink in Italia sarebbero necessari tra i sei e i nove mesi, grazie a un co-finanziamento che unirebbe fondi del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e investimenti privati provenienti dallo stesso Musk. Uno dei punti di forza di Starlink è la capacità di offrire Internet ad alta velocità direttamente agli utenti senza la necessità di infrastrutture fisiche complesse come quelle utilizzate dai provider tradizionali. Questo approccio potrebbe rivelarsi particolarmente vantaggioso per le zone rurali e le aree meno connesse d’Italia, dove Tim e Open Fiber faticano a portare un servizio efficiente.

Secondo fonti vicine al progetto, Starlink ha già dimostrato la sua efficacia in contesti difficili come l’Ucraina e lo Zimbabwe, fornendo connettività affidabile e veloce anche nelle zone più isolate. Tuttavia, l’ingresso di Starlink in Italia deve fare i conti con le resistenze di chi punta a mantenere il controllo della rete “italiana”. Tim e Open Fiber sostengono infatti che le loro soluzioni siano più adatte per il territorio nazionale, proponendo un modello basato su infrastrutture fisiche consolidate.

Il ruolo della premier Giorgia Meloni sarà cruciale: aprire a Musk potrebbe significare scontentare alcuni dei suoi collaboratori e stakeholder, che vedono nella rete italiana un progetto strategico per il Paese. Tuttavia, una mancata apertura potrebbe inviare un segnale negativo agli investitori stranieri, mettendo a rischio non solo il progetto Starlink, ma anche future collaborazioni in settori ad alta tecnologia come la costruzione di fabbriche per le auto elettriche di Tesla o nuove partnership nel campo spaziale.

La decisione di Meloni rappresenta quindi un bivio importante: scegliere tra l’innovazione e l’attrazione di nuovi investimenti esteri o proteggere gli interessi dei provider nazionali. Qualunque sia l’esito, la mossa della premier avrà un impatto significativo sul futuro della connettività in Italia e sulle opportunità di crescita del Paese.

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