Si è concluso ieri l’ufficio di presidenza di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale che all’unanimità si è detto favorevole alla candidatura di Giorgia Meloni a sindaco di Roma. Il presidente di FdI comunicherà oggi la sua decisione definitiva dopo aver sentito gli alleati del centrodestra. ‘Io stimo moltissimo la Meloni e sono io che l’ho nominata ministro, ma vorrei far notare che una mamma non può dedicarsi a un lavoro che la impegna per 14 ore al giorno, ha affermato qualche giorno fa Silvio Berlusconi, entrando nel vivo della polemica scatenata dal candidato sindaco di Roma che ha invitato l’esponente dei Fratelli d’Italia a fare la mamma: ‘Bertolaso ha chiarito che si trattava di una battuta per proteggere Giorgia. Fare il sindaco di Roma vuole dire stare fuori 14 ore al giorno e io non credo proprio possa essere una scelta giusta. Ho letto le dichiarazioni della Meloni che escludeva la candidatura ma c’è gente dentro Fdi, che solo per egoismo di partito, la sta spingendo a candidarsi’. L’esperienza della ministra Prestigiacomo prima, e della ministra Lorenzin pochi mesi fa, dimostrano invece che lavoro e maternità sono due impegni conciliabili, cose che, di fatto, smentiscono Berlusconi. Posizione smentita anche da una berlusconiana doc come l’ex ministro Mariastella Gelmini, che pur parlando di parole dette in senso protettivo da Bertolaso, spiega: ‘La maternità è una cosa bellissima. E non si rinuncia a un figlio per il lavoro o la politica. Certo, io faccio i conti ogni giorno con i sensi di colpa perché devo fare i salti mortali per vedere mia figlia. Successe anche a me. Al ministero non c’era un asilo né niente, ma ho allestito un angolo dell’ufficio ed Emma stava con me’. Il ministro Marianna Madia ha twittato: ‘La cosa insopportabile è che tutti ti dicono cosa devi fare. Ogni donna è in grado di discernere. Aiutiamoci a essere più libere #Meloni’. Il 12 febbraio, io Salvini e Meloni abbiamo ringraziato Bertolaso per aver accettato la candidatura a Roma. Ora non so se qualcuno ha cambiato idea ma in politica, così come nella vita, la parola va rispettata. Appena tutti i romani avranno avuto modo di conoscere bene quello che Bertolaso ha fatto, la sua capacità e efficienza, saranno entusiasti. Quelli a carico di Bertolaso sono due processi politici, sono una stupidaggine. Io di processi così ne ho avuti 67 e noi andremo avanti con i candidati migliori, scelti in ogni città dalle commissioni che abbiamo istituito, dice Berlusconi: ‘Nella città abbiamo bisogno non di politici ma di ‘uomini del fare’ e se la casa è allagata serve un idraulico, non uno che sa fare i comizi’, risponde in modo molto piccato l’ex premier. Ma sulla questione interviene anche Matteo Renzi: ‘Certo che una mamma può fare il sindaco!’. Bertolaso non sarà mai il nostro candidato a Roma. Per Giorgia Meloni farò una campagna elettorale quartiere per quartiere e il discorso su Bertolaso, dice Matteo Salvini, per noi è chiuso. Non può essere il nostro candidato chi dice che per risolvere il problema dei rom che rubano bisogna togliere i cassonetti dalle strade. Allora togliamo anche i semafori dagli incroci perché chiedono i soldi. Lui ha detto che della Lega non gliene frega niente, a noi Bertolaso non interessa. Il vero punto è comunque un altro ed è rappresentato dal fatto che Silvio Berlusconi continua ad auto considerarsi il ‘capo’ del centrodestra. Cosa non riconosciuta da tempo da Giorgia Meloni, come dalla stessa dichiarato in precedenza e da Matteo Salvini. Di altro non c’è n’è. Punto. A questo punto se Berlusconi dovesse tenere il punto su Bertolaso, nel campo opposto al Pd e al Movimento 5 Stelle l’affollamento di candidati sarebbe senza precedenti. Oltre a Meloni e Bertolaso, anche Alfio Marchini e Francesco Storace. Ma saranno della corsa, anche se con minori velleità, anche Alfredo Iorio per il Movimento Sociale Italiano, Simone Di Stefano per CasaPound e un esponente che sarà scelto a breve dal Fronte Nazionale di Adriano Tilgher. Nella migliore delle ipotesi, invece, se Berlusconi ritirasse Bertolaso e Storace trovasse un accordo in extremis con Giorgia, i front runner principali resterebbero comunque due. E la concorrenza di Marchini, magari sostenuto sotto traccia da quella parte di Forza Italia che non vuole morire lepenista, rischierebbe di rendere il ballottaggio un miraggio assai difficilmente raggiungibile per la leader degli ex aennini. A turno, Berlusconi, Salvini e la Meloni hanno commesso errori gravissimi ma lo sbaglio più grave è stato sorpassare quella linea invisibile che, in politica, non andrebbe mai superata: ‘Il limite oltre il quale è impossibile fare retromarcia’. I toni dello scontro tra Berlusconi e Salvini, in particolare, si sono fatti sempre più caldi al punto di rendere impraticabile un compromesso. Il leghista ha fatto troppe giravolte sul nome di Bertolaso per potersene concedere altre. Silvio, a sua volta, si è troppo esposto a favore del suo candidato per poterlo ora accantonare senza passare per il grande sconfitto di questa partita.
Cocis