Al G20, “Giorgia Meloni è stata accolta con tutti gli oneri e il rispetto che si deve. È al tavolo con Biden e con Xi Jinping, con tutti i capi di Stato, perché è il presidente di un grande paese”, spiega Alessandro Sallusti ospite di Giovanni Floris a DiMartedì, su La7: “Se queste politiche di destra non piacciano a Formigli che è di sinistra ce ne faremo una ragione. Ma ha vinto la destra”, attacca il direttore di Libero. “Esiste un interesse nazionale, lei è ossessionato da destra e sinistra”, ribatte Formigli. “Siamo con Cipro, Grecia e Malta contro Francia, Germania e Spagna. Lo devi spiegare a un italiano”.
“La Francia e la Germania non stanno pensando a una nave con delle persone a bordo, stanno pensando agli interessi in Libia e al nuovo trattato dell’ente spaziale europeo che distribuisce 30 miliardi di fondi dove la Francia ne prenderà 15 e l’Italia 3”, conclude Sallusti. “Ora l’Italia vuole ridiscutere il trattato facendo arrabbiare la Francia e la Germania”.
“Ho incontrato il presidente francese Emmanuel Macron svariate volte in questi giorni ma non c’è bisogno di arrivare fino a Bali per parlare di cose europee”. Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Bali in Indonesia nella conferenza di chiusura del G20.
Pronti a tutto pur di attaccare Giorgia Meloni. Pronti anche a tirare in ballo la figlia. Il tutto perché il premier ha portato con sé la piccola Ginevra a Bali, in occasione del G20 organizzato dall’Indonesia. Già, sono fioccate critiche, attacchi intimi, c’è chi in modo volgare e bieco ha messo in discussione la sua attitudine ad essere madre.
Troppo. Anche per la leader di Fratelli d’Italia, che risponde a quest’ultimo attacco con un lungo e sentito post pubblicato su Facebook. “Mentre torno a casa dalla due giorni di lavoro incessante per rappresentare al meglio l’Italia al G20 di Bali, mi imbatto in un incredibile dibattito sul fatto che sia stato giusto o meno portare mia figlia con me mentre andavo via per quattro giorni”, premette il presidente del Consiglio.
“La domanda che ho da fare agli animatori di questa appassionante discussione è: quindi ritenete che come debba crescere mia figlia sia materia che vi riguarda? Perché vi do una notizia: non lo è. Ho il diritto di fare la madre come ritengo e ho diritto di fare tutto quello che posso per questa Nazione senza per questo privare Ginevra di una madre. Spero che questa risposta basti per farvi occupare di materie più rilevanti e vagamente di vostra competenza”, conclude l’intervento, durissimo, della Meloni.
Accuse surreali, sconcertanti. Anche alla luce del fatto che al termine della campagna elettorale, lo scorso 30 agosto, Giorgia Meloni aveva detto: “Se diventerò premier non rinuncerò a nulla di ciò che riguarda mia figlia Ginevra, che ha sei anni. Le donne si organizzano sempre”. Quindi aveva citato l’esempio di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea e madre di sette figli, e quello di Roberta Metsola, presidente dell’Europarlamento, madre di quattro figli.
Il Domani prende atto del fatto che Giorgia Meloni fa sul serio, che il suo programma e le sue azioni si basano su riferimenti politici e culturali solidi, come le idee di Roger Scruton, e che si candida, guardata con attenzione dall’estero, a diventare una leader, ma anche “la” leader, del conservatorismo europeo e non solo, più di quanto il suo ruolo di presidente dell’Ecr già non la renda.
Colpisce che per giungere a questa analisi il Domani si affidi alle analisi della stampa estera. L’articolo cita un pezzo del 26 settembre, il giorno dopo le elezioni, di The Spectator world, «l’edizione internazionale del settimanale The Spectator, colonna storica del conservatorismo britannico», il cui titolo era: «I conservatori americani dovrebbero ispirarsi a Meloni». A partire da questo si ricorda che il magazine «ormai da mesi guarda a Meloni come alla leader europea di una destra, pur radicale, che rompa con l’estremismo economico di Margaret Thatcher per tornare a politiche più attente ai problemi sociali. E si fa beffe del New York Times che in un solo articolo arriva a definirla 28 volte “fascista”». «Al contrario – prosegue Domani – il settimanale britannico la prende molto sul serio e la indica come l’erede più genuina del grande pensiero conservatore europeo». Da qui parte una lunga trattazione – con diffusi paragoni con Meloni – sul pensiero di Roger Scruton, il filosofo conservatore britannico scomparso due anni fa.
Il Domani ammette: «Meloni ha fondamenti solidi e una rete internazionale di alleanze»
«È difficile prevedere se l’indicazione di The Spectator World si mostrerà vincente e Giorgia Meloni diventerà un modello di riferimento per la nuova destra in Europa e negli Stati Uniti», scrive Enrico Pedemonte, per il quale però «una cosa è certa»: «Giorgia Meloni ha fondamenti più solidi e può contare su una rete internazionale di alleanze più articolata. La guerra tra le due culture, che sta lacerando gli Stati Uniti e una parte dell’Europa, è sbarcata anche nel nostro Paese. Continuare a combatterla limitandoci a sventolare le bandiere dell’antifascismo, come il Pd ha fatto nel corso della campagna elettorale e come continua a fare – è l’avvertimento – è davvero troppo poco».