“L’instabilità della politica italiana è uno dei nostri enormi problemi. Questo è un tema su cui incide anche la legge elettorale, ma soprattutto le riforme. Io penso che la Repubblica parlamentare non vada più bene per gestire la fase che viviamo”. Così Giorgia Meloni a Rapallo, dal palco del convegno dei Giovani Imprenditori.
“Se si riformasse la legge elettorale, il rischio è che si vada verso un sistema di proporzionale. Che è la madre di tutte le instabilità”. La Meloni non si avvita sulle formule. “A me va bene qualsiasi schema maggioritario. Qualsiasi schema che garantisca la certezza di avere una maggioranza. Ma se ci fosse una riforma il rischio è che si andrebbe in un senso diametralmente opposto”.
Davanti ai giovani imprenditori incalza sulla necessità di un governo espressione degli elettori. “Dove vedo Draghi nel 2023? Lo deciderà Draghi. Io vorrei un governo scelto dagli italiani”. Poi i riflettori si spostano sulle emergenze economiche. “Io sono per rinegoziare gli obiettivi del Pnrr. E concentrarli sulle conseguenze della crisi. Non servono obiettivi ideologici scollegati dalla realtà”. Un nuovo piano da rivedere con Bruxelles che risponda ai nuovi bisogni collegati alla guerra in Ucraina.
“Il dibattito sul salario minimo è uno specchietto per le allodole, si parla di uno scenario anni luce distanze dalla realtà. Il problema sono i lavoratori esclusi dalle tutele”, dice l’ex ministro della Gioventù. “Il lavoro nero incentivato dall’idiozia del reddito di cittadinanza, il gap di disoccupazione femminile pesantissimo, che non si affronta con gli slogan”. Guardando ai prossimi appuntamenti internazionale e al dibattito sul diritto di veto la Meloni frena. “Togliere il voto all’unanimità? Non so mica se noi a convenga. Conviene a chi è forte in Europa. Non sono convintissima nell’attuale scenario convenga all’Italia togliere il voto all’unanimità”
Non solo gli attacchi virulenti della sinistra. Giorgia Meloni è stata bersagliata pretestuosamente anche da personaggi del mondo dello spettacolo. L’ultima ad averla presa di mira è stata la cantante Elodie Di Patrizi, meglio nota come Elodie. Il motivo è sempre lo stesso: le parole pronunciate dalla Meloni in Spagna. «Vedo una donna molto arrabbiata, mi dispiace per lei…», commenta al settimanale 7 del Corriere della Sera.
Ad Elodie è stato chiesto se la destra conservatrice può pescare nel disagio. “Prendiamo Giorgia Meloni di recente, in Spagna, ha attaccato la lobby Lgbt in difesa della famiglia naturale”, chiede il settimanale. Da qui la risposta. Per Elodie, «non dovrebbero esserci queste distinzioni, e mi spiace ci siano persone che le fanno. Famiglie di serie A, serie B, serie Z… I diritti sono per tutti e poi bisogna capire come vivere bene, in società, assieme. C’è troppa rabbia in queste persone». «Io pure – dice Elodie – sono arrabbiata, ma vado in terapia e non la sfogo sugli altri. Solo che devi essere cosciente di questo problema con la rabbia».
Giorgia Meloni stanca degli attacchi concentrici di stampa e avversari, nei giorni scorsi aveva risposto con un lungo post sui social agli accusatori.
«“Sì alla famiglia naturale, no alle lobby Lgbt. Sì all’identità sessuale, no all’ideologia di genere”. Mi dispiace – aveva scritto su Fb – per i vari menestrelli mobilitati in queste ore dalla sinistra – terrorizzata dal successo di FdI nelle elezioni amministrative e dai sondaggi – ma questo estratto del mio discorso pronunciato in Spagna ha un significato molto chiaro. Significa sostenere la maternità e non terribili pratiche come l’utero in affitto, che mercificano il corpo delle donne e trasformano la vita umana in un prodotto da banco. Significa che ognuno può amare chi vuole, ma non può far prevalere i propri desideri di genitorialità su un bambino che ha il diritto di avere un padre e una madre. E non c’è nulla di omofobo in questo, tant’è che vale anche per i single».