Giorgia Meloni tra Ue e festival di Sanremo

La premier Giorgia Meloni sarebbe  adirata per come sono stati gestiti alcuni episodi legati al Festival di Sanremo. E ora l’idea sarebbe quella di avviare un’operazione repulisti dei piani alti di viale Mazzini.

I vertici della Rai “hanno passato il segno”. Sarebbe questo il mantra che ripetono in Fratelli d’Italia. Come riferisce il Corriere della Sera, a Palazzo Chigi, in questi giorni sanremesi, ci sarebbe stato parecchio “stupore”, altrimenti detto fastidio e intensa disapprovazione da parte della presidente del Consiglio e dei ministri a lei più vicini.

Motivo dei malumori? Su tutti l’esibizione di Fedez in mondovisione: il rapper ha mostrato la foto del viceministro Galeazzo Bignami in maschera da nazista e l’ha strappata in diretta. Gesto ritenuto “inopportuno” e anche “pericoloso”. “Prima o poi qualche squilibrato potrebbe passare dalla violenza verbale a quella fisica e colpire uno di noi”, è la paura  condivisa da alcuni membri della destra di governo.

Pochi dubbi che Giorgia Meloni non abbia affatto gradito determinati passaggi del Festival. FdI, nelle ultime ore, ha lasciato intendere il proprio dissenso, con un coro che ha cominciato ad invocare le dimissioni dell’ad Carlo Fuortes. “Non so quando, ma penso che saranno cambiati i vertici Rai”, ha dichiarato senza troppo girarci attorno a Corriere Tv il sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi.

Secondo alcuni retroscena, la premier, che prima di Sanremo non avrebbe voluto affrontare il ‘fronte Rai’ se non in primavera, adesso sarebbe pronta a silurare Fuortes e ad optare per un colpo di spugna. Certo è che ci sono alcune valutazioni da fare e il piano B pare sia quello di attuare l’idea di sfilare all’ad la delega della direzione generale per darla a Gianpiero Rossi, fedelissimo di Meloni. Ma se ciò avvenisse sarebbe una sorta di pareggio, non un trionfo per il governo.

“La transizione si farà con buon senso, senza azioni traumatiche — sussurra un “big” di Fratelli d’Italia —. Ma in piena campagna elettorale un palcoscenico così importante come Sanremo non poteva essere gestito peggio”.

Il ragionamento del partito alla guida di governo è il seguente: la Rai non ha dato spazio a Meloni quando era all’opposizione, quindi ora FdI reputa “un’anomalia gigantesca” il fatto che nella Tv di Stato non ci sia nella governance “un solo esponente del principale partito di maggioranza”.

I malumori di Giorgia Meloni sarebbero poi nati anche dal trattamento che la Rai ha avuto con il presidente ucraino Zelensky, prima invitato a parlare in videomessaggio e poi ridimensionato tramite una lettera letta da Amadeus. Si respira aria di burrasca a Viale Mazzini.

Lasciando a parte le polemiche sanremesi e la questione accise rispetto al prezzo dei carburanti è in ambito internazionale che il governo targato Giorgia Meloni inizia seriamente a mostrare segni di preoccupante debolezza. La settimana appena trascorsa, fra la missione franco-tedesca in Usa e la visita di Zelensky a Bruxelles, ha evidenziato come l’Italia sia in una sorta di serie B comunitaria: da una parte è ripartito l’asse tra Francia e Germania – che puntano ad essere il motore dell’Ue e in cui la presenza dell’Italia post-Draghi non è più prevista.

Andando con ordine, la settimana nera della Meloni si è aperta col viaggio negli Usa dei ministri economici di Francia e Germania, che hanno voluto rassicurazioni da Washington riguardo l’intervento del governo tramite il programma IRA che è un vero e proprio aiuto di stato alle imprese americane. Bruno Le Maire e Robert Habeck hanno voluto capire quale sia il margine per non entrare in conflitto commerciale con gli Usa. L’Italia, nonostante le sponde cercate a più riprese dal governo, non è stata della partita. I ministri economici di Francia e Germania si sono limitati ad un mortificante “informeremo il ministro Giorgetti”.

La scelta dell’ex presidente della BCE fu quella di guadagnarsi spazio negoziale stando “in scia” a francesi e tedeschi, quella della Meloni è stata di andare subito allo scontro, forse più ideologico che pratico, con Macron sui migranti e con Scholz sul fondo comune europeo, uscendone con le ossa rotte.

A palazzo Chigi ha dato parecchio fastidio anche il viaggio di Zelensky a Parigi, che la Meloni ha definito ‘inopportuno’. Ma del resto Francia e Germania, insieme al Regno Unito, sono i maggiori ‘contribuenti’ dell’Ucraina sul piano militare, mentre qui il sesto decreto per le armi all’Ucraina, il primo per nuovo governo, slitta di settimana in settimana. E mentre Zelensky ha preferito evitare il passaggio a Sanremo, viste le polemiche politiche suscitate dall’ipotesi di una sua presenza, attovagliandosi invece ben volentieri in Francia e poi a Bruxelles. Dove è stato accolto con calore da tutti i leader europei tranne Orban.

A proposito di Bruxelles, non sembra promettere nulla di meglio l’ennesimo scontro innescato dal nostro governo sulla vicenda delle concessioni balneari. Laddove l’Europa ci chiede di liberalizzare il settore e mettere a gara le concessioni per avere i soldi del PNRR, la Meloni ha deciso di prorogare per tutto il 2023 le attuali concessioni, aprendo un nuovo fronte. E alla fine il conto è fatto: Francia e Germania non hanno alcun interesse a coinvolgere maggiormente un paese economicamente fragile, col debito pubblico fra i più alti in Europa, balbettante sul fronte ucraino e pronto allo scontro frontale per salvaguardare la lobby delle spiagge o i tassisti.

La critica della premier Giorgia Meloni al presidente francese Macron – ‘reo’ di aver invitato ieri a Parigi il presidente ucraino Zelensky a una cena a tre con il Cancelliere tedesco Scholz all’Eliseo escludendo gli altri partner Ue – scalda gli animi delle opposizioni, che ora accusano la presidente del Consiglio di aver “isolato” l’Italia, condannando il Paese “all’irrilevanza internazionale”. Dal Pd ad Azione passando per il M5S, tante le voci dei partiti contro la posizione assunta oggi da Meloni.

“Zelensky prima a Londra, poi a Parigi con Macron e Scholz: Meloni ignorata. Inutile lamentarsi dopo. Il sostegno all’Ucraina e la ricerca della pace passano per una attività diplomatica dalla quale l’Italia viene esclusa”, scrive quindi in un tweet il candidato alla segreteria dem e presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. “Ma se per anni denigri l’Europa – scrive poi Bonaccini in un altro ‘cinguettio’ -, poi raccogli ciò che hai seminato, condannandoci all’irrilevanza internazionale”.

Di parere opposto il presidente del Consiglio: ‘”Mi ritengo estremamente soddisfatta del protagonismo dell’Italia”. Così  Giorgia Meloni, in conferenza stampa a Bruxelles al termine del Consiglio europeo straordinario: “Sul tema degli aiuti di Stato abbiamo chiesto che l’allentamento sia circoscritto, temporaneo e limitato e che vi fosse anche la capacità di dare a un problema europea una risposta europea, perchè l’allentamento degli aiuti di stato rischia di essere una soluzione nazionale”.

“Sulle questioni economiche la posizione italiana è pienamente entrata nelle conclusioni del Consiglio europeo”, afferma Meloni, aggiungendo, inoltre, che un’altra “grande questione che abbiamo posto è che nella futura discussione sulla governance, ovvero sul Patto di stabilità e crescita, si tenesse conto delle decisioni prese”.

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“Sull’immigrazione si stabilisce un principio: si cambia l’approccio. Un approccio molto diverso da quello che abbiamo visto negli ultimi anni, ora si parte da una frase che non si era mai riuscita a mettere: immigrazione è un problema europeo e ha bisogno di una risposta europea. Questo cambia moltissimo”.

“Abbiamo chiesto che si faccia una proposta di un Fondo sovrano, ma siamo consapevoli di come un fondo del genere richiede del tempo, noi non abbiamo tempo. La proposta italiana, oltre a quella del Fondo sovrano, era la possibilità di una flessibilità sui fondi esistenti”.

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