A cominciare da quella «di rivendicare il diritto a cambiare e di spiegarlo al Paese. Il potere per sua natura costringe a cambiare e in tale contesto anche il riferimento alla coerenza va diversamente declinato. Sarebbe tra l’altro una sorprendente e utilissima lezione di politica impartita alla demagogia dell’antipolitica».
«Nell’ambito demografico, dell’istruzione, del Welfare, dell’integrazione degli immigrati, del perenne abisso tra il Nord e il Sud della Penisola, del fisco e della finanza pubblica, abbiamo un bisogno assoluto di fare scelte vitali per il nostro futuro. Ciò che conta è che il presidente del Consiglio si misuri con le questioni davvero cruciali del Paese evitando di esaurirsi tra le mediazioni e i compromessi che in queste settimane le ambizioni dei partiti e dei loro capi e capetti già hanno fatto mostra di voler imporre al governo». E qui l’editoriale si trasforma in un appello alla Meloni a non lasciarsi «prendere in ostaggio». «Non rinunci – conclude Galli della Loggia – a quanto il suo temperamento e il suo intuito le consigliano pur di guidare un governo che alla fine sarebbe eguale a quelli di sempre».