Si complica il percorso della manovra dopo che Mdp non vota la relazione al Def ed esce dall’esecutivo con le dimissioni del viceministro dell’Interno Bubbico. Intanto, mentre il Def arriva in Aula al Senato, nel governo si manifesta comunque cauto ottimismo sull’obiettivo finale: Gentiloni incassa infatti da Mdp il voto sulla variazione dei saldi. Intanto l’ex sindaco di Milano Pisapia difende le possibilità di dialogo, e nega di essere deluso dallo strappo di Mdp sul Def: ‘Non mi aspettavo altro di diverso – precisa -, non c’è uno strappo. Era fondamentale che Mdp non votasse contro lo scostamento di bilancio’. E poi giudica D’Alema divisivo: ‘dovrebbe fare un passo di fianco’.
L’opinione di D’Alema sul Def – è la replica di Roberto Speranza – è in linea con le scelte assunte all’unanimità dai gruppi parlamentari. Lo ha detto chiaramente anche ieri sera in una nota trasmissione tv. Ora dobbiamo lavorare tutti insieme, superare ogni forma di personalismo e dare gambe a un progetto progressista che serve prima di tutto al Paese, aggiunge.
LA DIRETTA DAL SENATO
‘Mdp sta diventando una piccola sinistra e le dimissioni di Bubbico dicono che c’è tensione per una legge elettorale che comunque va rivista e c’è anche la volontà di Mdp di entrare in campagna elettorale con una contrapposizione netta. In questo modo si porta il paese in braccio a Berlusconi e perché Renzi il ‘rottamatore’ non è in grado di comporre il centro sinistra come invece Berlusconi sta già ricomponendo il suo centro destra e le possibilità del Centrosinistra di competere si annullano’, dice Bruno Tabacci, presidente di Centro Democratico, intervenuto questa mattina a Radio anch’io.
Il cammino della legge elettorale, fortemente voluta dal Pd ma osteggiata da Bersani e Pisapia, rischia di impattare sul percorso della legge di bilancio. ‘Ora i deputati di Mdp sanno che se prendono il 3% dei voti, eleggeranno 11 deputati sui 45 attuali. Ma se passera’ il Rosatellum arriveranno le coalizioni e i singoli parlamentari faranno le loro valutazioni: vedrete come si spaccheranno’, affermano fonti Pd.
Il partito di Renzi picchia duro sul piano comunicativo, accusando i bersaniani di voler far scattare le clausole di salvaguardia Iva: l’obiettivo e’ schiacciarli su posizioni ‘bertinottiane’. L’altra speranza Pd resta quella di ‘recuperare’ Pisapia separandolo dagli alleati.
A dividere è la scelta di Roberto Speranza di dichiarare che Mdp si sente ‘politicamente fuori’ dalla maggioranza. E’ una linea su cui, spiegano da Cp, non si è votato nell’assemblea dei gruppi. E che legittima la domanda che fanno circolare dal Pd: a quale titolo vogliono restare al tavolo della manovra se si tirano fuori dalla maggioranza? Gentiloni, che stamattina sarà ad Assisi e nel pomeriggio potrebbe non essere in Aula, per ora assiste in silenzio al dibattito. E lavora per l’obiettivo finale: portare a casa la manovra. Il testo, come ribadito da Padoan, sarà snello, perché i margini sono stretti. Ma questo rende anche più semplice il percorso parlamentare: si lavorerà per sminare il percorso ed evitare le imboscate.
La manovra per il 2018 parte da un valore di quasi 20 miliardi (19,58), circa l’1,1% del Pil e sarà coperta per 10,9 miliardi in deficit e per 8,62 miliardi da nuove entrate, tra cui potrebbe figurare anche la web tax, e tagli di spesa.
Ecco in sintesi i numeri della prossima manovra:
– NEL 2018 338 MLN PER ASSUNZIONI GIOVANI, POI SI SALE: la dote iniziale per il nuovo ‘bonus giovani’ è di 338 milioni, che diventano 2,162 miliardi l’anno successivo e quasi 4 miliardi nel 2020. Nel pacchetto ‘competitività e innovazione’ vanno inclusi gli incentivi di ‘Impresa 4.0’ alle imprese, da super e iperammortamento al nuovo credito d’imposta per la formazione 4.0, che hanno effetti sui conti a partire dall’anno successivo a quello dell’entrata in vigore delle misure.
– LOTTA A POVERTA’, 2,7 MLD IN PIU’ IN 3 ANNI: per la coesione sociale, e il finanziamento del nuovo reddito di inclusione che rappresenta il principale strumento di lotta alla povertà, il governo mette sul piatto 600 milioni in più nel 2018, 900 milioni nel 2019 e 1,2 miliardi nel 2020.
– 2,6 MLD A POLITICHE INVARIATE, ANCHE RINNOVO STATALI: per finanziare le misure già in vigore, che hanno bisogno però di nuovi fondi, ci saranno 2,6 miliardi nel 2018 che diventano circa 3 miliardi nel biennio successivo. Questa voce include anche le risorse necessarie a garantire il rinnovo del contratto degli statali, con gli aumenti medi di 85 euro al mese.
– A INVESTIMENTI PUBBLICI 300 MLN 2018, 1,3 MLD 2019: più fondi in arrivo anche per il capitolo ‘sviluppo’ che si articola principalmente negli investimenti delle amministrazioni centrali e locali. In arrivo 300 milioni aggiuntivi nel 2018, 1,3 miliardi nel 2019 che salgono ancora a 1,9 miliardi nel 2020.
– TAGLI SPESA PER 3,5 MLD, 5 DA EVASIONE. AVANTI WEB TAX: riduzione di fondi e trasferimenti e la spending review dei ministeri (1 miliardo l’anno) dovranno portare 3,5 miliardi di coperture. Altri 5,1 miliardi arriveranno dalla lotta all’evasione, in particolare dell’Iva. Apertura di Padoan anche in direzione dell’introduzione della web tax, dopo il primo passo fatto in ‘manovrina’ in aprile.