Con la regia di Francesco Branchetti andrà in scena al Teatro dell’Angelo di Roma dal 4 al 16 febbraio prossimo “Girotondo” l’opera teatrale dello scrittore e drammaturgo Arthur Schnitzler, conosciuto soprattutto per aver messo a punto un artificio narrativo conosciuto come monologo interiore, al quale ricorre nelle sue opere per descrivere i pensieri dei suoi personaggi. La grande notorietà e il successo che lo accompagnarono in vita provocarono un interesse per lui e la sua opera da parte del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud. In realtà l’opera di Freud ha notevolmente influenzato la produzione di Schnitzler ed all’inizio della carriera medica dello scrittore vi fu una sorta di contiguità di interessi scientifici. Nel 1903 va in scena a Monaco di Baviera “Girotondo” scritto tre anni prima e mai pubblicato, che provocò un notevole scandalo per il cinismo con cui vengono rappresentati i rapporti tra cinque uomini e altrettante donne che sono uniti da un filo comune. Il testo teatrale viene pubblicato dopo pochi mesi dalla rappresentazione, riportando un successo di vendite senza eguali. La traduzione dell’opera rappresentata a Roma è di Gianni Guardigli ed il testo racconta una storia incentrata sull’eros ma nella realtà dei fatti parla dell’epilogo di un’epoca e di un impero che stava scomparendo. Nel testo sono presenti note ironiche anche se sfumate di amarezza che denunciano una forte ipocrisia in una Vienna crollata unitamente all’Impero Asburgico. Girotondo è quindi una commedia attualissima con il suo disincanto e la sua ironia che sfociano nell’amarezza e che svela l’assurdità delle norme e consuetudini morali dominanti nella società. L’intreccio dell’opera si basa sugli incontri tra dieci personaggi appartenenti a dieci differenti condizioni sociali ed umane: la prostituta, il soldato, la cameriera, il giovane signore, la giovane signora, il marito, la ragazzina, il poeta, l’attrice, il conte. Dieci quadri in cui i personaggi dialogano due alla volta. Uno dei due personaggi è protagonista anche del quadro successivo, tranne la prostituta. Quando il conte, ultimo personaggio ad entrare in scena, si congiunge alla prostituta del primo quadro la danza sessuale ha termine. Ogni personaggio è smascherato dalla sua veste sociale e svelato nella sua umanità più vera, attraverso la straordinaria capacità dell’autore di indagare, di analizzare e raccontare la banalità delle convenzioni e la retorica spietata dei rapporti. In Girotondo si parla con straordinario acume psicologico della crisi generale dell’uomo contemporaneo ed è la rappresentazione di una società in crisi che si esprime attraverso le convenzioni e le finzioni che parlano di una solitudine che ha conseguenze profonde e devastanti nella società. L’ipocrisia è il motore principale dei personaggi dove tutto è inutile perché alla fin fine è tutto un “girotondo”. In scena Gaia de Laurentis, Lorenzo Costa, Giovanni Guardiano, Vincenzo Schirru, Simone Lambertini e Nicola Paduano. Le musiche sono di Pino Cangialosi e Federica Ruggero interpreta la danzatrice. Scene di Alessandra Ricci e costumi di Clara Surro. Assistente alla regia Ilaria Fioravanti, disegno luci di Francesco Branchetti e foto di scena di Pierpaolo Redondo.
Roberto Cristiano