Il dubbio che ci assilla dopo i fatti di Parigi gira attorno sempre ad una parola, alle sue sonorità funeste, ai suoi significati.
Le guerre si combattono sempre tra stati,non tra individui. Ma l’Isis è uno Stato? Sono soldati stranieri i terroristi che il 13 Novembre hanno colpito la capitale francese? Una risposta bisogna pur darla, perché esiste un diritto per il tempo di pace ed uno per il tempo di guerra ed entrambi finiscono per avere effetti indelebili sulle popolazioni. Al riguardo Hollande ha dichiarato che è una guerra, Renzi ed altri capi europei sostengono il contrario. Chi ha ragione? Se per guerra s’intende uno scontro di eserciti,allora Renzi ed altri hanno ragione.Se invece si misurano le conseguenze e gli effetti delle guerre nei confronti delle popolazioni civili, allora il dubbio ci assale e ci corrode.Contare centinaia di morti perché un aereo bombarda una città, oppure un kamikaze si fa saltare in aria con la sua cintura esplosiva, c’è davvero differenza? E quale differenza c’è tra le notti scandite dal coprifuoco delle città europee al tempo dell’occupazione nazista rispetto alle paure che ci tolgono il respiro in questi giorni, agli allarmi sulle metropolitane, ai mezzi militari posti ad ogni angolo di strada e nelle piazze? Qualcuno con molta superficialità potrebbe obiettare che le truppe naziste rappresentavano uno stato sovrano. stavolta invece è solo un’organizzazione terroristica. Ne siamo sicuri? I tre elementi giuridici fondamentali che identificano uno stato sovrano( un territorio, un popolo.un governo), sembrerebbero applicarsi,senza ombra di dubbio pure al Califfato. Infatti, quest’ultimo ha un territorio che si estende dalla Siria all’Iraq. Controlla sei milioni di persone, rilascia passaporti, esige tributi,amministra la giustizia attraverso i tribunali islamici, garantisce l’ordine pubblico attraverso la polizia religiosa, cosiddetta Hisba. E il Corano funge da Costituzione. A proposito di quest’ultima Hollande nei giorni scorsi ha deciso di cambiarla, nonostante contenga norme ben precise in tema di guerra e stato di emergenza interna. Ma, poiché limita la dichiarazione dello stato di emergenza ad un periodo massimo di sessanta giorni, ha ben pensato di estenderlo fino a novanta, quindi si emenda la Carta costituzionale. Del resto i francesi nel corso dei secoli, a partire dal periodo post rivoluzionario, ci hanno abituati a questi continui cambiamenti, basti pensare che sono arrivati alla settima Repubblica.Tutto l’opposto degli americani che mantengono la stessa Carta da 230 anni. E in Italia come siamo messi? Quanto suonano obsolete le nostre vecchie norme. Basta dare un’occhiata all’art 87, secondo il quale il Presidente della Repubblica dichiara lo stato di guerra, per rendersi conto. Ma le guerre ormai non si dichiarano, si fanno. E’ necessario che qualche domanda, noi italiani faremmo bene a sollevarla. Anche perché da noi, le norme costituzionali sulla guerra non si cambiano come in Francia, o si interpretano come negli Usa. Semplicemente s’ignorano.Magari preferiamo mascherare un intervento militare come un’ingerenza umanitaria.E questo è un male ed un comportamento ipocrita, in quanto impedisce ogni dibattito sull’opportunità stessa della guerra.Ma intanto siamo già immersi in un conflitto, ci siamo già dentro senza possibilità di uscirne.Allora cerchiamo di esorcizzarlo definendolo una pre-guerra contro uno stato in formazione. Ma nel frattempo le nostre libertà vengono compresse, dalla privacy alla libera circolazione. Chissà! Questa condizione di costrizione ci aiuterà a riscoprirne il valore .
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