Giuliano Ferrara, fondatore ed editorialista del “Foglio“, sulla nuova leader del Pd, Elly Schlein, salutata a sinistra come la donna che può cambiare il destino, perdente, della sinistra italiana. Ferrara ha seri dubbi sul fatto che la Schlein possa andare oltre il perimetro dei suoi suoi elettori interni, di partito. “C’è gente che impara presto la differenza tra la cifra di una candidatura entusiastica e la conduzione dal vertice di una complicata o quasi disperata operazione politica di riassetto e rilancio, cosa che richiede un pieno di razionalità e astuzia politica….”, scrive Ferrara.
Secondo Ferrara, “il personaggio Schlein è modaiolo, convenzionale, una figurina un tanto aliena che allude al futuro e al ricorrente sogno perché non ha un passato importante e non tiene in pugno il presente…”. Può insidiare il girl power della Meloni? “Giorgia ha un vantaggio: solida gavetta di partito, una coalizione naturalmente vincente una volta superati gli scogli del tardo berlusconismo e del salvinismo, il mito ben coltivato dell’opposizione solitaria, l’ideologia italiana dell’uomo e della donna comuni (madre, cristiana eccetera), un passato remoto rifritto e revisionato con radici profonde nell’autobiografia della nazione..”. In sintesi, è una vera donna italiana ben riconoscibile rispetto alle sfumature politiche della Schlein.
Per il giornalista del “Foglio“, la Meloni, con la sua posizione sulla guerra e l’occidente euroatlantico, “ha spiazzato tutti radicato un’identità lontana dal culto dell’uomo forte e del fascismo” mentre la Schlein “è anzi figlia di una sconfitta e di uno scompaginamento del centrosinistra e parte in svantaggio nella gara simbolica con l’altra donna e, per essere competitiva e significativa, dovrebbe convertire al realismo e a una piattaforma generalista le battaglie identitarie di minoranza sui diritti, sulla vena lgbtqi+, sul precariato”. E sulla guerra in Ucraina, “spalanca su di lei, se non avesse la forza di resistere alle confuse sirene del cosiddetto pacifismo, un abisso di irrilevanza…”.
“La forza della destra è nell’avere provvisoriamente trovato con Meloni una via media tra vocalità d’opposizione e pragmatismo di governo. E il futuro reale dei riformisti e della Schlein dipende dalla capacità di emulare e alla fine battere questa destra e non quella immaginaria delle fobie varie di centrosinistra…”, conclude Ferrara.