Giuseppe Chiné: il capogabinetto dal doppio incarichio, il ministro Franco spieghi

Nuvole gigie si stanno spostando sul ministero dell’Economia guidato da Daniele Franco. Alcuni interrogativi iniziano a prendere forma ed aspettano risposte per evitare equivoci e grane al numero uno del Mef, uomo forte, del presidente del consiglio Mario Drgahi. Fulmine e saette stanno per abbattersi su Giuseppe Chiné, capo gabinetto del ministro, uomo che supporta il ministro nella definizione degli obiettivi dell’amministrazione. Ma soprattutto figura di raccordo tra il Mef e la politica: uomo che può dire sì o no su determinati provvedimenti prima che arrivino sul tavolo del ministro. Un potere inestimabile sulla cui gestione non debbano esserci dubbi. Una trasperanza che sembra non essere tale stando ai dubbi che stanno prendendo forma in Parlamento. Tanto che il deputato di Fratelli d’Italia Andrea Del Mastro Delle Vedove ha presentato una interrogazione per capire se in capo al capo gabinetto del ministro Franco insistano delle cause di incompatibilità per il ruo svolto al Mef. Una richiesta che segue quella presentata, alcuni mesi fa, da Elio Lannutti, ex Cinque stelle.
La richiesta del deputato di FdI ruota attorno agli incarichi esercitati dal buon Chinè al di fuori del ministero: l’uomo di fiducia di Franco è Giudice Tributario ma soprattutto Procuratore Federale della Figc incarico iniziato il 1 luglio 2021 che terminerà il 30 giugno 2025. Incarico, ad onor del vero, svolto a titolo gratuito. E proprio sul suo ruolo di Procuratore federale e sulle dichiarazioni fornite prima di assumere l’incarico al Mef che hanno portato l’esponente dell’opposizione a chiedere lumi. Per Delmastro, all’atto della nomina ministeriale Chinè avrebbe ‘omesso’ di indicare questo incarico che invece compare successivamente nel suo cv pubblico. Una dimenticanza o una dichiarazione ‘falsa’, è quanto chiede di sapere il deputato di Fdi. Perchè, giuridacamente, le cose cambiano: Delmastro sottolinea che se si dichiara il falso ci sono ‘sanzioni penali’. A febbraio Chiné indicava la sola carica di Giudice Tributario ricoperta dal 2012, tralasciando quella di Procuratore Federale. A luglio, però “compariva, magicamente seppur tardivamente, la carica di Procuratore Federale ricoperta dallo stesso. Il Sig. Giuseppe Chinè, per quanto consta all’interrogante, infatti svolge le funzioni di Procuratore Federale a far data dal dicembre 2019”. Quindi, se la dichiarazione è ‘mendace’, scrive Delmastro, quali provvedimenti vuole prendere il ministro dell’economia del suo capo di gabinetto? Al di la della risposta ciò che emerge in questa vicenda è il ruolo ‘politico’ svolto da Giuseppe Chinè che, in qualità di capo gabinetto del ministro Franco, gestisce non pochi soldi che vanno allo sport e quindi, anche al calcio, su cui è chiamato a giudicare. Al di là di una eventuale incompatibilità emergono elementi di opportunità che potrebbero spingere il capo gabinetto di Franco a fare un passo indietro proprio per non mettere in ‘difficoltà’ il suo datore di lavoro. Il Mef ha, giusto per fare un esempio, il 100 per cento di proprietà della società Sport e salute dove circolano i contributi pubblici alle federazioni sportive. E su questo aspetto, visto il ruolo nella Figc, qualcuno pensa che il pensiero di Chinè peserà nelle scelte. Si attendono risposte dal ministero. Il nome di Giuseppe Chinè è balzato agli onori delle cronoche anche nel lungo braccio di ferro che ha portato alla nomina di Alessandra Dal Verme alla guida dell’Agenzia del Demanio in sostituzione di Antonio Agostini. In quella vicenda, dai contorni molto strani che hanno sollevato un mezzo polverone politico, per una decisione a dir poco ‘schizofrenica’, il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha fatto di tutto per piazzare la cognata alla guida dell’agenzia di via del Tritone grazie anche al pressing di Giuseppe Chiné, aiutato da Roberto Garofali e del sempre presente Antonio Funiciello. Dal Verme, che prima di inziare a dirigere il Demanio, ha svolto il ruolo di dirigente dell’ispettorato generale per gli affari economici alla Ragioneria dello Stato. Una struttura che si occupa di “problemi economico-finanziari concernenti la cooperazione internazionale” e quindi prevede la sua partecipazione in rappresentanza del Ministero dell’Economia in seno alla delegazione italiana ai comitati finanziari e gruppi di lavoro presso OCSE, FISA, ESO, OIL, UNIDO, Organizzazione meteorologica europea, IUE, FAO, CERN, Cooperazione allo sviluppo presso Consiglio Dell’Unione Europea. Insomma più di una ‘collega’ per il buon Giuseppe Chiné.

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