L’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte è stato confermato presidente del Movimento 5 Stelle dagli iscritti al partito con il 94 per cento di voti favorevoli. Tra domenica e lunedì hanno votato online circa 59mila persone sulle 130mila aventi diritto.
La votazione si era resa necessaria dopo che a inizio febbraio il tribunale di Napoli aveva sospeso in via cautelare le due delibere con cui lo scorso agosto il M5S aveva introdotto una modifica dello statuto del partito e proposto l’elezione a presidente di Giuseppe Conte, entrambe approvate con un voto degli iscritti. Il tribunale aveva accolto un reclamo presentato da alcuni iscritti al partito che avevano contestato la legittimità di quelle delibere, in particolare il fatto che gli iscritti al M5S da meno di sei mesi fossero stati esclusi dalla votazione e la definizione della maggioranza necessaria per approvare la modifica dello statuto. Si erano anche opposti al fatto che Conte non fosse iscritto al M5S al momento della sua elezione e che fosse stato indicato come unico candidato alla presidenza.
In seguito alla decisione del tribunale, il M5S aveva presentato un ricorso che era stato però respinto e il partito aveva dunque deciso di richiamare gli iscritti al voto, per confermare tutte le decisioni assunte, di fatto, nell’ultimo anno. L’11 marzo, con un’altra consultazione online, era stato approvato lo statuto del Movimento: la partecipazione al voto era stata però scarsa, poco più di 38mila persone (ad agosto erano state 60mila).
Oltre a confermare il ruolo di Conte, i votanti si sono espressi sulla nuova struttura del partito. Virginia Raggi e Roberto Fico sono stati confermati come componenti del comitato di garanzia e Laura Bottici è stata eletta per farne parte insieme a loro al posto del dimissionario Luigi Di Maio. È stata inoltre convalidata l’elezione dei cinque vicepresidenti del partito (Michele Gubitosa, Riccardo Ricciardi, Paola Taverna, Alessandra Todde e Mario Turco) e sono stati eletti i tre membri del Collegio dei Probiviri: Fabiana Dadone, Barbara Floridia e Danilo Toninelli.
“Con la nuova elezione di Giuseppe Conte come presidente M5S, il MoVimento fa un altro passo deciso in avanti. Complimenti anche a Laura Bottici, eletta componente del Comitato di garanzia, e a Danilo Toninelli, Fabiana Dadone e Barbara Floridia, eletti componenti del Collegio dei probiviri.Rimaniamo concentrati sulla guerra in Ucraina e i suoi effetti drammatici. L’Italia lavora costantemente per mettere fine alle ostilità e tutelare gli italiani dalle conseguenze di questa atroce guerra’’, afferma il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
“La fiducia al decreto Ucraina? Il M5s si è dichiarato in modo chiaro e univoco favorevole agli aiuti all’Ucraina . Questo provvedimento non c’entra nulla con il riarmo. Non voglio mettere in difficoltà nessuno ma non voglio neppure mettere in difficoltà il paese sull’onda emotiva del conflitto. Io non intendo mettere in discussione l’accordo siglato con la Nato: non lo chiedo neppure al premier. Però gli accordi presi illo tempore devono tenere conto delle sopravvenienze e quelle dell’Italia sono superiori a quelle di altri paesi. Quindi ci si mette attorno ad un tavolo e si discutono le tempistiche e gli impegni. Sulle spese militari “non può essere assolutamente che il governo non ci ascolti e che nel Def ci siano quelle fughe in avanti che abbiamo sentito negli scorsi giorni: abbiamo il diritto di farci ascoltare perché rappresentiamo una parte importante del paese”. Così il leader M5s Giuseppe Conte in conferenza stampa al termine della plenaria dei Comitati M5s.
Sgambetto dell’ex ministra Trenta a Conte. Il suo ex premier, oggi leader del M5S, di cui lei stessa ha fatto parte prima dell’addio del 2021. In giorni di tensione alle stelle nel governo per la posizione di Conte, deciso a mettersi di traverso con l’alleato dem e con l’esecutivo tutto sulla questione spese militari. Giorni in cui l’avvocato pugliese passa da una trasmissione Rai – che notoriamente aveva bandito dalla sua agenda, salvo ripensamenti – a un tg di qualunque testata. In ore in cui Draghi conferma, al Consiglio d’Europa da Bruxelles e al telefono con Zelensky, impegno e disponibilità all’Ucraina, per la fine della guerra e a garanzia di una pace solida e duratura. Mentre Giuseppi non fa che mettersi a favore di telecamera e ribadire il suo all’aumento degli investimenti militari. Elisabetta Trenta – ex esponente M5S, già ministra della Difesa nel governo Conte I – prova a rinfrescargli la memoria sui suoi “precedenti”. E sottolinea quanto segue: «Il primo governo Conte ha dichiarato che l’Italia avrebbe mantenuto l’obiettivo, chiesto dalla Nato, di portare la spesa militare al 2% del Pil. Ma che lo avrebbe fatto con progressività. Conte poi – non ricordo esattamente in quale data – ha riconfermato l’obiettivo: l’Italia non ha mai dichiarato di non attenersi a quel target. E di fatto c’è stata sempre una elasticità della Nato nei confronti dell’Italia, di fronte a un impegno molto grande in termini di contribuzione. Credo che quella del leader M5S sia solo una mossa politica per dire al governo: le decisioni vanno prese insieme a noi. In questo momento Conte – prosegue l’ex pentastellata – ha deciso di rappresentare la richiesta forte che viene dai propri elettori, come farebbe qualsiasi segretario di partito. Io però non sono d’accordo. Perché penso che gli elettori vadano anche guidati. E in qualche modo bisogna far comprendere il perché delle cose».
Una posizione scomoda, insomma, a cui l’ex ministra non fa mistero di preferire una soluzione intermedia. Quella di una posizione a metà strada tra «quella del governo, che vuole alzare le spese per la difesa al 2% del Pil. E quella di Conte che dice di no». Aggiungendo a corredo della spiegazione: «Immagino che Conte, comunque, sia cosciente di quanto questa spesa sia importante. Le forze armate italiane sono da tanti anni sottodimensionate in termini di investimenti perché le esigenze del bilancio lo richiedevano. Quindi – conclude la Trenta – credo sia opportuno che il governo valuti l’aumento strettamente necessario per affrontare questo momento. Mantenendo il 2% come obiettivo. Ma dando la priorità a spese fondamentali per affrontare la situazione economica e sociale».