Giuseppe Conte rivendica il suo ruolo di leader attraverso una propria autonomia decisionale senza disconoscere l’importante figura del garante, leggi Beppe Grillo. Della serie: faccio tutto io, ma proteggimi! «La figura del garante rimane fondamentale, ma poi c’è una filiera ben precisa che determina la linea politica», dice Conte, facendo capire che ha un potere decisionale autonomo.
Non è un ‘padre padrone’, come afferma Di Battista, sottolinea ancora ‘l’avvocato del popolo’
Intervistato da La7, l’ex premier ha sostenuto che sul mantenimento della regola dei due mandati, la voce di Grillo è stata «importante», ma in fondo non è stata il diktat che era parso ai più. «Abbiamo discusso di una lieve deroga a quella regola, poi abbiamo trovato una modalità diversa che realizzeremo», ha affermato Conte, aggiungendo poi che sulle liste l’ultima parola è sua. «Nel nuovo statuto – ha detto – c’è la responsabilità politica del leader nella formazione delle liste. Questo si abbina alla consultazione in rete che è una nostra caratteristica».
Peccato che il Dibba e l’ex premier dimenticano che i Cinque Stelle sono nati e hanno avuto successo gazie a quel centravanti di sfondamento, l’autentico bomber, che si chiama Beppe Grillo e che ha permesso, anche ad autentici sfaccendati, di voler aprire il parlamento come si fa con una scatola di tonno. Realtà non riuscita. Casaleggio era il teorico del Movimento, centravanti sempre di sfondamento, che non giocava in piazza ma nel consolidamento di rapporti strategici, a partire dalla massoneria, realtà fortemente negata, nonostante aperti rapporti con Giuliano De Bernardo, all’epoca capo del Goi con aperti rapporti con i confratelli britannici, reatà che spiga bene la presenza del comico genovese sul Britannia.
La vera e unica realtà che nobilita i pentastellati si trova nella logica dei due mandati. Logica rivoluzionaria che impedisce di creare i parassiti della politica. Alla fine del secondo mandato possono essere più che utili nell’apparato del Movimento, o possono fare altro.
Con Grillo, ha infatti riferito Conte, «ci sentiamo spesso e troveremo il modo per fare degli interventi insieme» in campagna elettorale. Del resto, i sondaggi non sono dei più rassicuranti, specie per quanto riguarda le proiezioni sui collegi uninominali che ne assegnano zero ai Cinquestelle.
«Lasciateci lavorare», è stata quindi la sua esortazione, accompagnata dall’assicurazione che non vi sarà alcun ritorno di fiamma col Pd. «Non è pensabile che ora inizi un balletto Letta-Conte. Il M5S non si presta ai balletti, è una forza politica seria», ha detto Conte, secondo il quale dicendo no all’alleanza con il Movimento «il Pd ha fatto una scelta irrazionale e incomprensibile». «Ne risponderanno agli elettori», ha commentato il leader pentastellato, aggiungendo che «molti elettori Pd mi scrivono, dicendo che voteranno Movimento 5 Stelle».