Nel 2018 inizia una legislatura nella quale il M5S rappresenta il punto di equilibrio delle forze parlamentari in campo: senza di esso è impossibile qualsiasi maggioranza. Questa situazione dà vita, prima, ad un’alleanza populista con la Lega, poi quando nell’agosto 2019 il governo va in crisi, nasce di segno opposto con il Pd. Il punto di congiunzione in entrambe le coalizioni, è il Presidente del Consiglio, Prof Avv. Giuseppe Conte. Uomo della società civile, estraneo alla politica e da esso sconosciuto, figlio innaturale di una classe politica inesistente: arrivato in corsa e senza alcuna predisposizione e/o preparazione a governare un Paese, questo perché il partito di maggioranza che lo ha indicato, non ha avuto il tempo di creare una propria proposta di governo e ha dovuto attingere alla società civile. Così nasce Premier Giuseppe Conte, l’ennesimo Presidente estraneo alle dinamiche politiche e parlamentari a livello nazionale, prima a capo di un’alleanza populista e antieuropeista, M5S-Lega, per approdare nell’estate del 2019 ad una con il centro-sinistra. Con conseguente sua metamorfosi ideologica: da populista ad europeista, da sostenitore del sovranista Trump, oggi ammiratore di Biden. E questa maggioranza inedita e innaturale si è trovata a gestire la pandemia: l’emergenza sanitaria e quella economica e sociale più grave che l’Italia abbia vissuto dal dopoguerra ad oggi. E’ del tutto evidente, che la squadra di governo varata per evitare che la destra con a capo Salvini prendesse in mano il Paese, era del tutto inadeguata a gestire una fase così tragica. E in questo contesto pandemico il ruolo del Premier Conte, dal punto di vista politico e mediatico diventa ingombrante ed eccessivo. Ma quando le forze politiche della maggioranza uscente, si accorgono che gli effetti della crisi sanitaria si fanno sempre più stringenti, capiscono che senza gli aiuti europei, il Paese non ce l’avrebbe mai fatta, il governo va in crisi. E chi lo spinge verso la crisi? Colui che ne era stato l’artefice, il sen. Matteo Renzi. A questo punto il Premier cerca di allargare i confini della maggioranza: ricorre ai responsabili. Di certo il Premier non ci si vede a capo di un governo di salute pubblica. Al contrario, cerca di spingere il M5S sempre di più nell’alveo del centro-sinistra cercando di nasconderne l’anima populista, promuovendone quella europeista. Cerca, quindi, di dar vita ad un riassetto della vecchia maggioranza. E’ da questo intrecciarsi e districarsi del Premier, da questa sua spasmodica ricerca di responsabili/costruttori/europeisti, che Il Presidente Sergio Mattarella ha deciso di affidare un incarico esplorativo al Presidente della Camera Roberto Fico, 5 Stelle, per capire se la frattura all’interno della maggioranza, possa essere ricomposta. E Fico ha accettato, condizionando il suo incarico ad un’esplorazione solo all’interno delle forze che sostenevano il governo dimissionario. Ad oggi gli esiti di questo incarico conferito appaiono incerti e nebulosi. Quello che sarà importante capire è se ci sarà solo una sorta di maquillage, nel senso che ci si limiterà ad una sorta di riequilibrio delle forze in campo, al solo fine di evitare le elezioni che vedrebbero vittoriose le destre, oppure se ci sarà una vera proposta di revisione del sistema istituzionale che sia rivolta a tutti e che prospetti una nuova stabilità. La crisi economica incombe senza precedenti e per fortuna che c’è il paracadute europeo pronto a sostenerci. Ma prima o poi questo avrà termine. Ad ogni buon conto anche se il governo dovesse restare di parte, un’eventuale proposta che si rivolga a tutte le forze politiche in campo, sia esse di maggioranza che di opposizione, non può che far il bene del Paese. E nei prossimi mesi all’Italia serve una stabilità politica ed istituzionale, di cui ormai sente la mancanza da più di un decennio.
Andrea Viscardi