Il nuovo M5s di Giuseppe Conte è appeso a un filo, il sottilissimo filo della mediazione, che i big del Movimento stanno cercando di rafforzare per evitare lo strappo finale con Beppe Grillo.
‘Il Movimento 5 Stelle è una splendida comunità. Insieme abbiamo affrontato diverse fasi, anche le più difficili e complicate, ma le abbiamo sempre superate usando testa e cuore. Il bene che tutti vogliamo al MoVimento è il pilastro su cui fondare le nostre decisioni. Mettiamocela tutta’, ha scritto su Fb Luigi Di Maio, aggiungendo: “Diamo il massimo e rimaniamo uniti”.
Nessuna ripercussione della crisi del Movimento 5 stelle sul governo. Ne è convinto il leader di Italia viva, Matteo Renzi. Questo esecutivo andrà avanti fino a fine legislatura – ha detto ospite dell’evento ‘Live in Firenze’ di SkyTg24 – anche perché abbiamo da finire la campagna vaccinale – tra parentesi non solo è meglio Draghi di Conte ma anche meglio Figliuolo che Arcuri – poi c’è da fare ripartire l’economia e gestire il Pnrr, su cui tra l’altro noi abbiamo rotto perché non ci piaceva il Pnrr di Conte. Ma c’è un elemento in più poco nobile: ce li vede i parlamentari 5 Stelle che vogliono tornare a casa un anno-due anni prima? Non esiste. Se si va a elezioni oggi, da un lato per la riduzione del numero dei parlamentari e dall’altro per la crisi del M5s più che dimezzato, questi non rientrano in Parlamento nemmeno in gita scolastica. Prima di andarsene, non creeranno problemi al governo.
Disdetti webinar e interviste, Conte si è chiuso nella sua abitazione romana a riflettere, ma forse – si mormora – ha già deciso e oggi potrebbe spiegare le sue ragioni. I rumors quotano sempre di più la nascita di un partito dell’ex presidente del Consiglio e il conseguente esodo in massa dei parlamentari contiani, soprattutto al Senato. Uno scenario che, se si concretizzasse, avrebbe ripercussioni non secondarie sia sugli equilibri della maggioranza che sostiene il governo Draghi, sia sul ruolo di diversi big pentastellati.
Ma la strada per un accordo è strettissima, in quanto – si spiega – le visioni di Grillo e Conte sul rinnovamento del M5s sono molto diverse. Per il fondatore il ruolo del garante è fondamentale, per Conte una ‘diarchia’ sarebbe ostica e insostenibile. L’unica certezza, oggi, è che il pressing dei big per trovare un punto di caduta, sia con Beppe Grillo, sia con l’ex premier continuerà. Nel divario aperto dal discorso di Grillo ai parlamentari, si inserisce Davide Casaleggio: ‘Credo ci siano due visioni diverse del Movimento che stanno emergendo. Perché tengono segreto lo statuto? Mi sembra un’organizzazione più basata su modelli partitici del 900 che su un movimento’. Dopo ‘l’arringa della discordia’, tra proclami e sfottò, il garante dei 5 Stelle ha sentito Conte ma la chiamata non è stata risolutrice, poi in ha lasciato l’Hotel Forum e Roma.
Alcuni pentastellati di Napoli, disconoscendo l’intesa con il Pd benedetta da Conte sulla candidatura di Gaetano Manfredi, hanno scritto direttamente a Beppe Grillo: ‘Ti chiediamo di poterci presentare ancora una volta come MoVimento 5 Stelle Napoli alle prossime elezioni amministrative, senza alleanze con i partiti politici, ma con il nostro programma costruito insieme con i cittadini. Ci mancano 10 giorni di tempo per provare a salvare 15 anni di storia. Non abbandonarci Beppe’.
Dal garante, in una giornata di comunicazioni interrotte, arriva un messaggio criptico. Grillo, infatti, ha scelto di pubblicare sul suo blog un articolo del New York Times firmato dal neuroscienziato José María Delgado Garcia: una dotta dissertazione che nella sostanza dice che non esiste il libero arbitrio e che molte delle decisioni che prendiamo il più delle volte vengono prese inconsciamente. Un messaggio all’ex premier? Ça va sans dire. Anche perché, adesso, la palla passa proprio a Conte, che ha fissato una conferenza stampa per oggi a Roma. Un paletto, oltre al quale sarà difficile andare. Poi il bivio: scissione, con nascita di un partito di Conte, oppure arriverà a sorpresa una ricomposizione della profonda frattura con Grillo?
A sentire le parole dell’ex premier Matteo Renzi, artefice dell’addio di Conte a Palazzo Chigi, non sembrano esserci dubbi sul futuro pentastellato: ‘Ho l’impressione che il Movimento sia finito, l’ho detto ad aprile di quest’anno dicendo che Conte non avrebbe preso la guida del partito’.
Dopo lo strappo con Grillo che rende sempre più vicino l’addio di Conte alla guida politica del M5S, l’ex premier avrebbe fatto sapere che non gli bastano delle scuse private da parte del fondatore del Movimento per farlo desistere dal lasciare i pentastellati. Anche delle scuse pubbliche, ha sottolineato, potrebbero comunque non bastare.
La dichiarazione sarebbe giunta durante un incontro tra lo stesso Conte e la delegazione del M5S composta dal ministro Stefano Patuanelli, Paola Taverna e il capogruppo al Senato Ettore Licheri. Queste le parole che avrebbe pronunciato: ‘Ragazzi miei, se state convincendo Grillo a farmi una telefonata per chiedermi scusa in privato, sappiate che a me non basta. Se poi Beppe decidesse di farmi delle scuse pubbliche..’. In ogni caso, sarebbe emerso, ‘non credo che la convivenza tra me e lui sia ancora possibile’.
Ciò che ha portato all’escalation nei suoi rapporti con Grillo, già non floridi, è stata la frase pronunciata da quest’ultimo in merito alla diarchia come organo di governo del Movimento: ‘Io sono il garante, non sono un cogl***e’.
Conte chiede scuse pubbliche da Grillo: ‘Nello statuto non c’erano pieni poteri per me’.
Conte ha chiesto ai suoi se nello statuto ci fossero i pieni poteri per lui o piuttosto un meccanismo di pesi e contrappesi, un rinnovamento vero, una strada per un Movimento in cui finalmente ognuno avrebbe avuto il proprio ruolo.
Conte chiede scuse pubbliche da Grillo, aggiungendo che non lo attaccherà personalmente pur non negando che ‘non perdonerò mai a Beppe quello che ha detto e che ha fatto, non me lo sarei mai aspettato’.