“Con il ddl sulla giustizia Nordio e il governo Meloni – scrive il professor Marini sull’Espresso – si celebra il momento inaugurale della concretizzazione di quella rivoluzione liberale e garantista che rappresenta uno dei leit motiv della politica del centrodestra, fin dai tempi dei governi Berlusconi…”. Per il docente di stituzioni di diritto pubblico all’Università di Tor Vergata, anche in questa occasione, la proposta di riforma è stata accolta con “sospetto”. Rispetto alle pressioni mediatiche dell’era di Mani Pulite, dei conflitti che quella stagione causò anche per la smania di esposizione mediatica di una parte della magistratura sulla scìa delle inchieste dei pool di tangentopoli, oggi però potrebbero esserci i presupposti per una discussione sul merito delle proposte con i magistrati.
“Oggi la riforma Nordio ha la forza di una spersonalizzazione del tema, che trova espressione in un atteggiamento più dialogante e in alcuni caso anche più convintamente adesivo di una parte dell’opposizione. Sulla riforma dell’abuso d’ufficio – ricorda Marini – molti sindaci di centrosinistra hanno manifestato, con la forza nei numeri, una sostanziale adesione all’iniziativa sollecitandone una rapida approvazione”. Marini vede nella riforma Nordio il superamento di quello storico equivoco secondo cui la difesa dei diritti dell’imputati nel segno garantismo si abbinerebbe a una sorta di diritto a non essere puniti “mentre il garantismo non è antitetico alle esigenze di sicurezza e di ordine e alla tutela dei principi fondanti della nostra società e a un approccio severo nei confronti di chi delinque”. Il professor Marini conclude il suo articolo con un invito al dialogo anche su altri punti collaterali al tema della giustizia, come la separazione delle carriere e il correntismo della magistratura, nonché la composiope del Csm. Garantismo e ideologia liberale, questa la sintesi della riforma, secondo il docente di Tor Vergata, e anche nelle intenzioni di chi in Parlamento difenderà la “rivoluzione” del governo Meloni.
Il ministro della Giustizia confida che andrà avanti sulla strada delle riforme annunciate e in parte già presentate. Ricordiamole: abolizione del reato di abuso d’ufficio, modifiche al traffico di influenze illecite, stretta sulle intercettazioni. Un pacchetto che ha scatenato polemiche feroci e più d’una incomprensione con le toghe. «Non cerco conflitti con i magistrati – assicura -, ma sulla riforma vado avanti. Cambieremo anche altre norme». Quel che Nordio non ha gradito sono soprattutto le critiche preventive, soprattutto da parte dell’Anm.