Dopo l’accordo politico in Consiglio dei ministri giovedì, la riforma del processo penale compie il primo passo parlamentare verso la sua approvazione. La Commissione Giustizia della Camera ha votato e approvato gli emendamenti che recepivano le intese tra i partiti di maggioranza, con la prospettiva di riuscire a giungere al sì della Camera già martedì prossimo, visto che il testo oggi sarà in Aula.
Dopo l’accordo politico in Consiglio dei ministri giovedì, la riforma del processo penale compie il primo passo parlamentare verso la sua approvazione. La Commissione Giustizia della Camera ha votato e approvato gli emendamenti che recepivano le intese tra i partiti di maggioranza, con la prospettiva di riuscire a giungere al sì della Camera già martedì prossimo, visto che il testo domenica sarà in Aula.
Le norme prevedono una serie di misure deflattive dei processi, ad esempio con l’incentivazione dei riti alternativi, la messa alla prova, la semplificazione e la digitalizzazione delle procedure, così da favorire la celere celebrazione. Dopo la sentenza di primo grado viene mantenuto il principio del ddl Bonafede e cioè che la prescrizione si blocca, ma con l’obbligo di chiudere i processi in due anni in Appello e in un anno in Cassazione, pena l’improcedibilità (la cosiddetta prescrizione del processo e non del reato). Nell’accordo, approvato in Commissione, i processi più complessi possono durare in Appello tre anni e 18 mesi in Cassazione e per i reati più gravi (mafia, terrorismo, spaccio, stupro), il giudice potrà chiedere di prolungarli per complessivi altri tre anni in Appello e altri 18 mesi in Cassazione. In più il nuovo processo entrerà a regime nel 2025, e nel frattempo sono previste assunzioni e digitalizzazione dei Tribunali. In commissione Giustizia la maggioranza ha votato compattamente, senza sbavature, mentre le opposizioni con Fdi e gli ex M5s di L’Alternativa c’è hanno fatto ostruzionismo per impedire l’approvazione, che comunque è avvenuta nel tardo pomeriggio.
Sono stati approvati anche una decina di emendamenti dei gruppi, tra cui uno di Lucia Annibali (Iv) che prevede l’arresto in flagranza per il marito o ex marito violento che viola i provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa”.
Gli ex M5s attaccano il Movimento. La riforma Cartabia consiste in una serie di emendamenti, 26 in tutto, al ddl Bonafede, ma tra essi l’attenzione è caduta solo su quello sulla prescrizione.
Il giorno dopo l’accordo, tutti i partiti di maggioranza rivendicano il successo mentre, per le opposizioni, Fdi critica la riforma come una “mediazione al ribasso che non risolve i problemi.
Diversamente si attribuisce come suo merito una misura che c’era nei fatti. E cioè che i reati di mafia e terrorismo restano esclusi dal meccanismo dell’improcedibilità e dunque dalla prescrizione. Inoltre, per quelli con aggravante mafiosa si applica un regime speciale che prevede, fino al 2024, un termine di 6 anni in appello, mentre dal 2025 tale termine viene fissato in 5 anni. Analogo trattamento avranno i processi per altri reati di allarme sociale come violenza sessuale e traffico internazionale di stupefacenti, e qui è stata la Lega a insistere su questo punto. Dal Carroccio ribattono punto su punto. ‘Il M5S è a lutto per il superamento della riforma Bonafede e inventa falsità. La Lega ha chiesto che sia i reati di mafia, sia violenza sessuale e traffico di stupefacenti non andassero in fumo’. Alla falsa narrazione grillina replica invece il presidente delle Camere Penali Gian Domenico Caiazza: ‘Da sempre in Italia gli unici processi che vengono celebrati in tempi insolitamente rapidi sono quelli per reati di mafia e di grande traffico di stupefacenti, reati peraltro da sempre sostanzialmente imprescrittibili’.
‘Sul piano concreto in realtà per i reati di mafia non cambia granché – dice il Presidente della Camera Penale ‘Bellavista’ di Palermo Fabio Ferrara – poiché come è ben noto in quei processi gli imputati sono generalmente in custodia cautelare i cui termini di fase e massimi nessuna Corte di Appello consentirebbe di fare scadere; quindi i processi di mafia vengono celebrati entro i tempi previsti per la custodia cautelare che sono ben più brevi di quelli previsti dalla nuova legge’.
Eppure i pentastellati continuano a cantare vittoria. ‘Grazie alla determinazione del Movimento 5 Stelle e all’instancabile lavoro di Giuseppe Conte abbiamo ottenuto modifiche importanti alla riforma del processo penale, per scongiurare almeno i pericoli più gravi, ossia quelli di mandare al macero migliaia di processi per reati gravi e odiosi’.
A loro risponde Maurizio Gasparri: ‘I grillini hanno poco da auto consolarsi. Il loro schema della giustizia con i processi a vita è stato cancellato. È una sconfitta clamorosa di Grillo, di Conte, di Bonafede, di Di Maio e quant’altri. Un altro pezzo della loro follia di governo è stato cancellato. La riforma è parziale e non affronta altri nodi fondamentali quali il CSM e la separazione delle carriere. Archiviate le follie grilline daremo un altro colpo nella direzione giusta attraverso i referendum. E poi con la vittoria del centrodestra faremo la vera riforma, cancellando gli sconci del CSM e la politicizzazione delle toghe. Intanto questo clamoroso fallimento grillino fa respirare il Paese. Di sconfitta in sconfitta, il tracollo grillino è sotto gli occhi di tutti’
Via libera del Consiglio superiore della magistratura al parere sulla riforma complessiva del processo penale. Dopo la delibera della sesta commissione relativa a prescrizione e improcedibilità il plenum ha approvato anche quella che prende in esame l’intero impianto degli interventi del governo con 17 voti a favore, il solo voto contrario del laico della Lega Emanuele Basile e l’astensione dell’altro laico in quota Lega, Stefano Cavanna, e dei vertici della Cassazione, il primo presidente Piero Curzio e il procuratore generale Giovanni Salvi.
Uno dei rilevi mossi alla riforma riguarda la nuova norma che prevede la possibilità che il Parlamento indichi i criteri di priorità nell’esercizio dell’azione penale, che pone un problema di ‘’possibile contrasto della regola dettata con l’attuale assetto dei rapporti tra i poteri dello Stato’, unito a un rischio di natura pratica per ‘’gli effetti concreti che la scelta legislativa comporterà per gli uffici’.
L’obiettivo della riforma della giustizia è ‘ottenere tempi certi’ per i processi. Lo afferma la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, al Tg3. Cartabia ha anche spiegato di non temere sorprese per il voto in aula: ‘Direi di no, abbiamo preso un impegno tutte le forze politiche della maggioranza’.