Dopo gli attacchi, a difesa dei ministri impegnati nella mediazione è arrivata una nota sul nuovo sito del Movimento: «Di fronte a una proposta iniziale che, di fatto, smantellava tutto quanto fatto in questi anni, abbiamo combattuto. Con le armi che abbiamo, dentro una maggioranza che sul tema la pensa diversamente da noi. Ma siamo riusciti a ottenere una serie di risultati. La nostra riforma della prescrizione vige fino al primo grado di giudizio: l’alternativa era cancellarla. I tempi della prescrizione per i reati dei potenti, quelli contro la collettività (vedi la corruzione) sono stati allungati: non a caso rappresentanti di alcune forze politiche ieri hanno avuto forti mal di pancia».
Il rischio adesso, insomma, è che i gruppi parlamentari non seguano i ministri 5 Stelle sulla con Mario Draghi e Marta Cartabia . Un testo sul quale il governo ha chiesto lealtà: non è però scontato, a questo punto, che verrà rispettato l’impegno di approvare il progetto così com’è.
Conte: non è “io contro Draghi”, ma legittima dialettica
«Non è questione di Conte contro Draghi ma di trovare delle soluzioni e dei meccanismi che consentano all’Italia di mettersi in linea con le soluzioni di tanti Paesi Europei», ha detto l’ex premier, e leader in pectore (almeno superate le difficoltà con Beppe Grillo) dei 5 Stelle, Giuseppe Conte. «Tra le tante mediazioni offerte in Commissione Giustizia dal M5s era stata ventilata anche la soluzione tedesca, che prevede una riduzione della pena finale in caso di durata del processo oltre una certa misura».E sulla possibilità di ottenere modifiche in Parlamento ha aggiunto: «Credo che nessuno debba permettersi di dichiarare che si vuole fare un attacco al governo Draghi se semplicemente si vuole fare politica e si vuole invocare la legittima dialettica democratica che si farà in Parlamento».
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Bonafede: dieci anni di battaglie annacquati
«Qualcuno approfitta della riforma del processo penale passata ieri in consiglio dei ministri, con il timoroso e ossequioso benestare dei ministri M5s (che non hanno avuto nemmeno il tempo e la possibilità di analizzare la proposta), per attaccare me e le battaglie che ho portato avanti (e che rifarei domattina, a testa alta)», ha scritto su Facebook Bonafede. E ancora: «La norma votata ieri, a mio modesto parere, rischia di trasformarsi in una falcidia processuale che produce isole di impunità e che, comunque, allungherà i tempi dei processi. È vero. Parliamo di una norma che non andrà a regime prima del 2024 e che “concede” un po’ di tempo in più per i reati di corruzione. Ma è veramente troppo poco perché è troppo lontano da quello che abbiamo promesso e realizzato». E in conclusione: «La battaglia sulla prescrizione, mia e (fino a ieri mattina) di tutto il M5s, non è (e non è mai stata) una questione personale: si tratta di una questione, anzi di un’ambizione, istituzionale. Purtroppo, ieri il M5s è stato drammaticamente uguale alle altre forze politiche nonostante fosse trapelata la volontà di un’astensione. Per ripartire, se si vuole veramente ripartire, bisogna avere la consapevolezza dei propri limiti: nell’unanimità improvvisata di ieri che ha visto tutti insieme a tutti, si è inevitabilmente e oggettivamente annacquata una battaglia durata dieci anni».
Di Battista all’attacco
Parole dure anche quelle dell’ex 5 Stelle Alessandro Di Battista: «Non è vero che Draghi è grillino, sono certi grillini ad essere ormai irrimediabilmente diventati draghiani — rincara “Dibba” nel suo editoriale sul giornale online Tpi.it —. Intimoriti o interessati, i ministri a 5 stelle hanno dato prova di incapacità politica, pavidità, accidia e inadeguatezza. Roba da chiedere scusa ai milioni di elettori che li hanno sostenuti, posto che molti di loro non gli rivolgerebbero più la parola».
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Di Battista si sfoga ancora così: «Mai mi sarei immaginato di vedere i miei ex colleghi non solo sedersi di fianco a ministri berlusconiani ma votarci insieme una riforma della giustizia credendo, oltretutto, che le rimostranze di Forza Italia fossero un segnale di vittoria, quando sono solo la conferma che sanno fare le trattative meglio di loro».
Alla Camera
«Sembra che tutto, tranne la personale cortesia della ministra Cartabia, sia contro di noi…», ha detto Mario Perantoni, presidente M5S della commissione Giustizia della Camera. «Ci aspettavamo ben altre soluzioni, è inutile girarci intorno, e quelle sul tavolo non sembrano accettabili. Il confronto si sposterà in Parlamento, mi auguro che alle petizioni di principio sulla sua centralità e sovranità seguano condotte concrete. Quindi ogni forza politica farà le proprie scelte».ARGOMENTI PER TE
Resta alta la tensione nel Movimento all’indomani dell’approvazione della riforma della giustizia in Consiglio dei ministri. Un testo inizialmente osteggiato dai pentastellati, in particolare per la riforma della prescrizione, e che poi ha avuto il via libera di tutto il governo, inclusi i ministri 5 Stelle.
L’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, che ha visto cancellata la sua riforma: «Ieri il Movimento è stato uguale agli altri partiti, annacquata una battaglia di anni», ha detto, definendo timorosi e ossequiosi i ministri 5 Stelle che hanno raggiunto l’accordo di governo. Stoccata anche dall’ex premier Giuseppe Conte: «Apprezzo il lavoro che ha fatto la ministra Cartabia, si è molto impegnata, ma io non canterei vittoria, oggi non sono sorridente sull’aspetto della prescrizione, siamo ritornati a un’anomalia italiana».
E se ad attaccare i ministri 5 Stelle ci ha pensato anche l’ex grillino Alessandro Di Battista («Pavidi e incapaci», è l’affondo), Mario Perantoni, presidente pentastellato della commissione Giustizia della Camera, ha parlato di soluzioni «inaccettabili» e ha annunciato battaglia: «Il confronto si sposterà in Parlamento». Per poi aggiungere di sperare che «alle petizioni di principio sulla sua centralità e sovranità delle Camere seguano condotte concrete».
Dopo gli attacchi, a difesa dei ministri impegnati nella mediazione è arrivata una nota sul nuovo sito del Movimento: «Di fronte a una proposta iniziale che, di fatto, smantellava tutto quanto fatto in questi anni, abbiamo combattuto. Con le armi che abbiamo, dentro una maggioranza che sul tema la pensa diversamente da noi. Ma siamo riusciti a ottenere una serie di risultati. La nostra riforma della prescrizione vige fino al primo grado di giudizio: l’alternativa era cancellarla. I tempi della prescrizione per i reati dei potenti, quelli contro la collettività (vedi la corruzione) sono stati allungati: non a caso rappresentanti di alcune forze politiche ieri hanno avuto forti mal di pancia».
Video: Riforma giustizia il governo decide (Mediaset)
«Qualcuno approfitta della riforma del processo penale passata ieri in consiglio dei ministri, con il timoroso e ossequioso benestare dei ministri M5s ha scritto su Facebook Bonafede: «La norma votata ieri, a mio modesto parere, rischia di trasformarsi in una falcidia processuale che produce isole di impunità e che, comunque, allungherà i tempi dei processi. È vero. Parliamo di una norma che non andrà a regime prima del 2024 e che “concede” un po’ di tempo in più per i reati di corruzione. Ma è veramente troppo poco perché è troppo lontano da quello che abbiamo promesso e realizzato». E in conclusione: «La battaglia sulla prescrizione, mia e (fino a ieri mattina) di tutto il M5s, non è (e non è mai stata) una questione personale: si tratta di una questione, anzi di un’ambizione, istituzionale. Purtroppo, ieri il M5s è stato drammaticamente uguale alle altre forze politiche nonostante fosse trapelata la volontà di un’astensione. Per ripartire, se si vuole veramente ripartire, bisogna avere la consapevolezza dei propri limiti: nell’unanimità improvvisata di ieri che ha visto tutti insieme a tutti, si è inevitabilmente e oggettivamente annacquata una battaglia durata dieci anni».