L’accordo sul provvedimento che approda in Aula alla Camera dovrebbe essere ormai “blindato” ma nel governo l’attenzione rimane altissima soprattutto nei confronti di possibili strappi dentro il M5s.
“Adesso tutti rispettino i patti”, invoca la Guardasigilli, Marta Cartabia, nel corso di un forum con la Repubblica. Il timore è che ci possa essere qualcuno o qualche partito che possa mettere nuovi paletti e aprire nuove questioni. Non è infatti passato inosservato il via libera all’emendamento dell’azzurro Pierantonio Zanettin in cui si chiedono “criteri più stringenti” per la riapertura delle indagini: la previsione potrebbe rischiare di sollevare ulteriori dubbi tra i 5 Stelle che hanno anche dovuto rinunciare ad un’esplicito riferimento ad un allungamento dei tempi di prescrizione per i reati contro la Pa e che intanto, ad esempio, si uniscono a Leu per chiedere di dare più tempo ai processi per le catastrofi ambientali. Fonti di governo ritengono “improbabile” che ci possano essere modifiche dell’ultimo minuto ma intanto Giuseppe Conte raduna i 5 Stelle.
L’ex premier ha infatti indetto per il pomeriggio una riunione con i deputati e senatori proprio per fare il punto sulla riforma Cartabia. L’assemblea, ci tengono a chiarire i 5 Stelle, era stata richiesta da tempo soprattutto per condividere con i gruppi le decisioni e le trattative che erano state portate avanti da un gruppo ristretto di esponenti. Nonostante arrivino appelli dagli ex “grillini” a non votare la riforma, i 5 Stelle assicurano di essere compatti, che i dubbiosi sarebbero pochissimi, ma siccome a metterci la faccia è Giuseppe Conte, l’ex premier chiederà alla sua pattuglia di sostenerlo. Per lui sono infatti giorni caldissimi.
Il testo approda a Montecitorio, con il voto sulle pregiudiziali. Il programma d’Aula prevede, in apertura le due pregiudiziali di costituzionalità, poi le relazioni di maggioranza e minoranza, quindi la discussione generale. E gia’ in serata, almeno questa è l’intenzione, il governo dovrebbe porre la questione di fiducia che, secondo quanto riferiscono esponenti di maggioranza, dovrebbe essere votata domani. Quindi martedì l’esame degli ordini del giorno e il voto finale sul provvedimento, che poi dovrà passare all’esame del Senato.
La realtà è che solo pochissimi parlamentari brigavano per la crisi. Poche ore prima della chiusura dell’accordo, una fonte grillina di primo piano confidava al Giornale che «in pochi capirebbero una crisi sulla giustizia». Per poi aggiungere: «Stiamo creando il caos nel governo su dettagli che non interessano a nessuno». Solo qualche eletto potrebbe chiedere una votazione online sull’accordo, ma è una strada complicata.
Ora veniamo ai numeri in vista del voto di fiducia. Nella peggiore degli ipotesi potrebbero sfuggire i voti di quattro-cinque parlamentari. I dissidenti probabilmente non si presenterebbero in Aula anziché votare no. Un parlamentare governista però è ancora più tranquillo. «La fiducia la voteranno tutti – spiega – magari qualcuno non si farà vedere e non voterà il voto finale del provvedimento, ma la fiducia la votano tutti». L’aria poco battagliera che si respira nella truppa in Parlamento preoccupa Conte. Il leader teme di avere le armi spuntate ogni qual volta gli si presenterà l’occasione di contestare Draghi, magari in autunno, a semestre bianco iniziato da poco. Un condottiero senza esercito, impensierito anche dai numeri delle consultazioni online che segneranno l’avvio ufficiale del nuovo corso del Movimento.
Lunedì e martedì gli iscritti voteranno sullo Statuto, nei giorni successivi sulla leadership di Conte. Ed è chiaro che un’affluenza bassa su SkyVote esporrebbe subito il presidente del M5s a una serie di critiche.