Diamo il benvenuto sulle nostre pagine ad Antonio Di Matteo, cantante lirico con una splendida e ricca voce di basso. Artista nel pieno della sua brillante carriera internazionale che lo porta a calcare i palchi dei più prestigiosi teatri in giro per il mondo.
A breve distanza dall’ultima recita della tanto attesa Turandot, andata in scena al Teatro dell’Opera di Roma lo scorso marzo, che ha visto il poliedrico artista cinese Ai Weiwei al suo debutto nella regia, abbiamo avuto l’occasione di incontrarlo e conoscerlo meglio. Come è stato partecipare a questa produzione così attesa e anche così discussa?
È stato molto soddisfacente proprio perché così attesa, si è trattato della prima produzione sospesa a causa della pandemia. Abbiamo vissuto un periodo che ci ha segnato molto, in questi anni si è sempre parlato di un recupero di questa Turandot fino a quando ne è stata ufficializzata la messa in scena. La regia di Ai Weiwei è stata molto discussa, ma anche molto apprezzata dal pubblico in sala che ha potuto percepirne singoli particolari e significati. Ho sempre grande rispetto del gusto personale ed artistico dei registi che curano gli allestimenti delle opere a cui partecipo.
La nostra è un’intervista che ha la pretesa di essere informale, come i nostri lettori sanno, questa pagina scrive di lirica pur non essendo specializzata, è la passione per questa splendida forma d’arte a muoverci. Nel tuo caso, qual è il peso che ha avuto la passione nella tua carriera?
Fin da bambino ho sempre avuto naturalezza per il canto, ricordo che da piccolissimo, avrò avuto quattro o cinque anni, cantavo le canzoni classiche napoletane in riva al mare durante le vacanze estive. Da allora è stato un crescendo di entusiasmo che mi ha portato a nutrire questa propensione negli anni, ma senza mai pensare al fatto che un giorno avrebbe potuto diventare il mio lavoro. Avevo diciassette anni quando mi iscrissi al Conservatorio “Giuseppe Martucci” di Salerno, frequentavo ancora le scuole superiori e lavoravo nell’attività di famiglia. A ventidue anni entrai a far parte come aggiunto del coro al Real Teatro di San Carlo di Napoli, lì iniziai ad avere l’opportunità di fare anche qualche ruolo secondario. Fin quando, dopo l’ultimo concorso vinto, un’agenzia mi fece una proposta che mi permise di iniziare la carriera. Ad oggi posso dire che è stata proprio la passione a permettermi di andare avanti passo dopo passo nonostante le difficoltà.
Il mondo dei non addetti ai lavori spesso ignora che le voci liriche in teatro cantino senza amplificazione. Ho avuto il piacere di assistere alla prima rappresentazione di Turandot al Costanzi, ero in galleria e nonostante la distanza fisica dal palco fosse oggettiva, il suono della tua voce pervadeva il teatro risultando quasi ipnotico. A te che sensazioni riesce a dare la tua voce?
Nella mia voce c’è la mia anima, sono una persona molto sensibile e cerco di mettere tutto il sentimento che provo all’interno della performance, sono sempre felicissimo di riuscire ad emozionare il pubblico come e quanto la musica fa emozionare me.
Quello che presenti di volta in volta al pubblico è il risultato di un grande talento che lavora in sinergia con una altrettanto grande dedizione allo studio. Quali sono gli aspetti più difficili del tuo lavoro?
È un lavoro che richiede spirito di sacrificio e tanto studio, uno studio costante che non va mai abbandonato. MAI! Ci sono molte rinunce da fare, si viene messi sempre alla prova, ogni volta è un esame, una sfida prima di tutto con sé stessi, ma lo faccio con amore e infinita dedizione.
Immagino che ci saranno anche momenti di spensieratezza tra esercizi, partiture e nuovi ruoli. Di sicuro molto del tuo tempo è occupato dal perfezionamento, ma cos’altro cattura la tua attenzione?
Amo lo sport, appena posso ritaglio i miei momenti liberi, dedicandomi alla corsa e al nuoto che credo siano fondamentali anche per il canto oltre alla lettura che mi appassiona sempre molto.
La tua carriera internazionale ti porta a viaggiare spesso e in posti anche molto lontani, sei tornato di recente dall’Oman dove alla Royal Opera House di Muscat hai vestito i panni di Sparafucile nel Rigoletto di Giuseppe Verdi. Dei tuoi viaggi c’è un’esperienza, un aneddoto che vorresti condividere con i nostri lettori?
Ce ne sono tanti, ma devo dire che ogni volta che viaggio e mi trovo in una città nuova o ritorno in una città in cui già sono stato, porto sempre con me un ricordo caro perché ognuna delle esperienze di viaggio mi lascia qualcosa di importante, mi arricchisce e contribuisce alla mia formazione sia personale che artistica.
In questi giorni sei impegnato nel Requiem di Mozart diretto dal Maestro Olmi per la rassegna Forlì Grande Musica, si tratta di una produzione che volge lo sguardo all’Ucraina. Cosa ti auspichi in questo momento storico così drammatico?
È molto commovente poter aprire ogni sera cantando l’inno ucraino come omaggio ad un popolo così sofferente, si percepisce la partecipazione emotiva del pubblico. Non mi sarei mai aspettato di tornare indietro nel tempo e vedere una guerra in Europa, è una situazione logorante che ci avvilisce e ci strugge. Spero che l’arrivo della Pasqua possa dare un’occasione di riflessione per l’ottenimento della pace che tutti ci auguriamo.
ANTONIO DI MATTEO basso
Diplomato con lode e menzione al Conservatorio “Giuseppe Martucci” di Salerno, il basso italiano Antonio Di Matteo è uno dei talenti più promettenti della sua generazione, grazie ad una voce di rara bellezza e morbidezza. Ha partecipato a Masterclass di Walter Alberti, Thomas Hampson, Bonaldo Giaiotti e Renata Scotto. Ha studiato anche all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Attualmente studia con il M° Tommaso Monaco.
A 22 anni entra a far parte del Coro del Real Teatro di San Carlo diretto dal M° Salvatore Caputo. Vincitore del Premio Speciale “Paolo Montarsolo” al XVII Concorso Internazionale (F. Albanese) Torre del Greco 2012, vincitore del Premio della Critica al XI Concorso Internazionale (Ottavio Ziino) Roma 2012, vincitore del Premio Speciale Internazionale “Luciano Pavarotti” al VII Concorso Lirico Ravello 2013, vincitore del 1° Premio al 5° Concorso Internazionale Benvenuto Franci (Pienza 2014), vincitore del “Premio Speciale della Giuria” al XVII Concorso Internazionale Umberto Giordano (Lucera 2015). Ha cantato in numerose rassegne e festival sia in Italia che all’estero, tra cui “Una voce dentro l’anima”, in ricordo del centenario della nascita del famoso basso bulgaro Boris Christoff all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Ha collaborato con direttori di fama: Riccardo Muti, Daniel Oren, Nello Santi, Valery Gergiev, Antonio Pappano, Asher Fish, Myung-Whun Chung, Michele Mariotti, Nicola Luisotti, Gabriele Ferro, Fabrizio Maria Carminati, Frédéric Chaslin, Fabio Luisi, Marco Armiliato, Daniele Rustioni; e registi come Pierluigi Pizzi, Graham Vick, Barrie Kosky, Mario Martone, Davide Livermore, Stefano Mazzonis, Gianni Amelio, Gabriele Lavia, Robert Carsen, Francesco Micheli, Alex Olle, Giancarlo Cobelli, Daniele Abbado, Ai Weiwei.
Ha cantato nei più importanti palcoscenici del mondo: Real Teatro di San Carlo, Teatro alla Scala, Teatro Massimo Palermo, Teatro dell’Opera di Roma, Palau de Les Arts Reina Sofia, Bunka Kaikan Tokyo, Großes Festspielhaus Salisburgo, Gran Teatre del Liceu, Teatro Real di Madrid, Castello di Savonlinna, Festival dei Due Mondi di Spoleto, Festival Valle d’Itria, Teatro Regio di Torino, Aix en Provence, Teatro Antico di Taormina, Opera de Nizza, Royal Opera House Muscat.
La sua voce gli permette di spaziare tra vari autori come: Verdi, Bellini, Donizetti, Mozart, Puccini, Wagner. Ha inciso per Unitel, Prima Classic, Dynamic, Euroarts, Pentatone.
Ph.Luca Salvemini
Loredana Margheriti