Gli Stati generali del M5s rafforzano Conte ma non risolvono i nodi del Movimento

Si sono chiusi ieri i due giorni rifondativi del pentastellati, leggi Stati Generali, che dovevano fornire slancio al Movimento con idee, leader e programmi. Al dibattito hanno partecipato 305 relatori con tavoli tematici e dibattito.

Presenti Di Battista e,  virtualmente,   Casaleggio, perché assente, contro i governisti. Da citare la mancanza di votazioni. Le uniche votazioni previste sono state fatte via Rousseau per scegliere i 305 relatori e i 30  che parlavano pubblicamente, ma da remoto, alle sessione finale degli Stati generali. Come già noto  Crimi non ha voluto scoprire i voti e  le preferenze.

L’assenza di Casaleggio e di Beppe Grillo  hanno fatto il resto. Il videomessaggio del premier Giuseppe Conte che ha spiegato perchè ‘è necessario cambiare idea quando ci si confronta con la complessità dell’azione di governo’, ha irritato l’ala non governista, leggi ala Di Battista, del Movimento.

Due giorni pieni in assenza totale di dibattito e innesto di idee.  Dagli Stati generali del Movimento, da due anni e mezzo al governo,  ci si aspettava di più. Di Battista è stato tranciante: ‘Siete diventati genuflessi ai padroni’. Dibba ha fissato alcune condizioni chiedendo,  attraverso il  ‘suo’ Comitato di garanzia, una verifica sulle nomine e sulle assunzioni  fatte dai ministri 5 Stelle in carica. Non è un mistero che Di Maio alla Farnesina e Spadafora abbiano irrobustito i rispettivi staff:  ‘Chi sono e perchè sono stati assunti? Che fine ha fatto il merito che ha guidato sempre le nostre stelle? Io amo il Movimento, ci sono persone che hanno dato tanto, tutto, per questo sogno e adesso sono molto deluse. Perchè governare  può essere il mezzo per raggiungere i nostri obiettivi ma mai il fine. Che altrimenti la restaurazione sarà terribile’.

Si è passati nel Movimento dal capo politico a una guida collegiale con forme e modi che, se approvati dagli iscritti nei prossimi giorni, modificheranno lo statuto diventando concreti determinando il cambio pelle  del Movimento 5 stelle.

Alla fine ieri è stato semplicemente  il giorno dell’intervento del leader di riferimento dei grillini, Giuseppe Conte, che come suo solito ha trovato una posizione perfettamente equidistante,   assente completamente  di spinte partecipative.  In collegamento da Palazzo Chigi il premier è stato prima  riconoscente:  ‘Siete una comunità tosta che ha affrontato scelte sofferte, ma che non ha mai mollato’, poi pungente: ‘La coerenza è sicuramente un valore, ma quando governi devi valutare la complessità, bisogna avere anche il coraggio di cambiarle le idee, quando ti accorgi che queste sono migliori di quelle che avevamo. Confrontatevi liberamente e anche in modo vivace. Sono convinto che ancora una volta vi dimostrerete all’altezza degli obiettivi che vi siete posti. E’ comprensibile che le varie sensibilità al vostro interno possono esprimere posizioni diverse, ma queste sono una ricchezza. Alcune delle mie decisioni, non mi è sfuggito, non sono state totalmente in linea con le posizioni assunte nella vostra campagna elettorale. Sono i momenti in cui siete apparsi disorientati, in cui diciamolo chiaramente si sono create incomprensioni tra di noi. Ma quando governi devi confrontarti anche con la complessità ed avere il coraggio e l’intelligenza di saper cambiare idee. Siete nati da un’intuizione, avete attuato un progetto che molti ritenevano visionario, finanche velleitario, e invece avete rappresentato la più importante novità della vita politica di questi anni. La vostra è una comunità di uomini e donne che, 11 anni fa, muovendo dai territori, si è messa in gioco, si è tirata su le maniche e ha affrontato una grande responsabilità. Siete una comunità tosta, che ha vissuto tanti momenti di difficoltà ma non ha mai mollato’.  In riferimento alle beghe interne, il premier  è stato  concavo e convesso: ‘Gianroberto Casaleggio non l’ho mai incontrato, ed è un rammarico non averlo fatto, con Beppe ci sentiamo spesso, resta la mente più giovane e curiosa del M5S’.

Conte, come da tempo si è compreso, aspira a prendersi il M5S senza però diventarne organico, per non perdere i suoi margini di collegamento col Pd.

Di Battista, da parte sua ha posto condizioni, prima tra tutte la revoca definitiva delle concessioni autostradali alla famiglia Benetton,  una norma sul conflitto di interessi, il no alle alleanze politiche affinchè il Movimento si presenti da solo alle prossime politiche.  Poi: ‘Mai una legge elettorale senza preferenze’.

Dibba nei cinque minuti a disposizione per l’intervento  chiede di mettere ‘nero su bianco’ il doppio mandato come limite massimo per consiglieri e parlamentari. In pratica nessuna deroga a uno dei cardini del Movimento che fu di Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo. Altro paletto è un Comitato di garanzia fatto da iscritti e parlamentari 5S, ma ‘senza nessun esponente del governo’,  per decidere le nomine nei ministeri e nelle partecipate statali.

In realtà parecchi ripetono il mantra del doppio mandato, difeso come un argine insuperabile. Anche Luigi Di Maio lo chiama ‘limite sacrosanto’, ma  non va oltre.  La seconda ondata del coronavirus  ho costretto gli Stati Generali  a svolgersi in diretta Facebook. Virtuali il palco, la platea, il leggio davanti a Vito Crimi nel ruolo di presentatore.

Ecco gli interventi della giornata.

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