Tra rumori di ferraglia nello spazio, tecnologia vintage, claustrofobia, orgoglio americano e un inedito anti-eroe astronauta, forse anche troppo distaccato verso moglie e famiglia, arriva al Lido ‘First Man’ (‘Il primo uomo’) di Damien Chazelle film che ha aperto la 75/ma Mostra di Venezia.
Diretto da Damien Chazelle (La La Land) interpretato da Ryan Gosling, Jason Clarke e Claire Foy e prodotto dalla Universal Pictures che lo distribuirà dal 31 agosto, il film racconta la storia piena di ostacoli della missione Nasa per far sbarcare un uomo sulla luna, Neil Armstrong, seguendo la sua vita dal 1961 al 1969. Un film serrato e dallo stile classico quello di Chazelle – scritto dal premio Oscar Josh Singer (Spotlight) e tratto dal libro di James R. Hansen – che il regista riconosce diverso dai suoi precedenti:”In genere – dice – ho lavorato su storie che mi appartenevano di cui avevo esperienza, ma non in questo caso”.
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Ho avuto tanto aiuto dai figli di Armstrong e dalla moglie e ho parlato con tante persone che lo conoscevano – dice Gosling – Ho scoperto che era umile e introverso e così ho cercato di rispettare il più possibile il suo carattere’.
Insomma per l’attore canadese ”più che un eroe americano, Armstrong resta un eroe dell’umanità, una persona umile che al ritorno dalla Luna ha con grande generosità spostato l’attenzione dei media da se stesso alla 400 persone, tecnici e scienziati, che hanno permesso la sua impresa e di cui era solo la punta dell’iceberg”.
Sulla claustrofobia del film dice invece Chazelle:”Nasce dal fatto che ho realmente visto quelle navicelle dell’epoca e mi sono reso conto di quanto fossero piccole. Ho cercato così di far sentire quel vuoto nero in cui si muovevano tutti gli astronauti e anche il fatto che si muovessero su una specie di lattina volante”.
Il regista conferma poi la verità di una scena clou del film in cui si vede un Armstrong costretto dalla moglie, prima della sua missione sulla Luna, a parlare ai figli della possibilità di un suo non ritorno:”Sì – dice Chazelle – ho messo questa scena perché trovavo importante che il film tenesse conto anche di ciò che vivevano e provavano le persone che restavano sulla terra”.
In conferenza stampa c’è anche l’attrice Claire Foy, perfetta nel ruolo della moglie di Armstrong allo stesso tempo autorevole ed affettuosa, che proprio su quella scena dice la sua:”Era un modo di onorare il fatto che per i due figli maschi Armstrong non era certo un astronauta, ma solo il padre che avrebbero potuto perdere. Volevamo essere rispettosi di quello che era successo e che mi aveva confermato la stessa moglie dell’astronauta. Perché una cosa va detta – conclude – la sua famiglia ce lo ha consegnato in mano”.