Poche parole – “l’attivita’ dell’esecutivo qui si arresta, interrompo questa esperienza di governo e mi rechero’ dal presidente della Repubblica” – per annunciare le dimissioni: cosi’, nelle sue comunicazioni in Aula, a palazzo Madama, il capo dell’esecutivo ha certificato la fine della maggioranza gialloverde. Un intervento, quello del premier, segnato da diverse interruzioni, urla ed applausi ironici dai banchi della Lega. Quei banchi che si lanciano in applausi, veri, nei confronti del loro leader, Matteo Salvini, che ribadisce la sua posizione rivolgendosi agli esponenti del Movimento cinque stelle: “La via maestra e’ quella delle elezioni”, ma “se c’e’ voglia di costruire, di terminare un percorso virtuoso, noi ci siamo: si tagliano i parlamentari e si va a votare. Se volete governare con Boschi, Renzi, Lotti, auguri e spiegatelo agli italiani”. La Lega ha poi annunciato di avere ritirato la mozione di sfiducia a Conte presentata prima di Ferragosto e non calendarizzata. Dai banchi del Pd, stavolta, ecco levarsi cartelli irridenti nei confronti del vicepremier e ministro dell’Interno. “E anche oggi si dimette domani”, “Capitan Findus”, “Bacioni”, questi gli slogan piu’ gettonati, in un emiciclo a tratti surriscaldato.
Molto atteso anche il discorso del senatore del Partito democratico, Matteo Renzi: “Non so se voteremo in futuro un governo insieme. Ove questo avvenisse, di questo governo io non ne faro’ parte in modo orgoglioso. La nascita di un nuovo esecutivo non e’ un colpo di Stato”, le frasi dell’ex premier. “Per me – aggiunge sempre l’ex sindaco di Firenze – vengono prima le istituzioni e poi i risentimenti personali. Siamo felici che oggi finisca l’esperienza del governo populista, ma daremo il nostro contributo affinche’ a pagare la vostra sciagurata crisi non siano le famiglie ed i consumatori”. E se il presidente del gruppo Misto, e parlamentare di Liberi e uguali, Loredana De Petris, parla di “sensibilita’ istituzionale” da parte di Conte, anche se “il giudizio resta fortemente negativo” sull’operato dell’esecutivo, da Forza Italia e Fratelli d’Italia il leit motiv e’ il solito: andare al voto il piu’ presto possibile. Un dibattito, quello del Senato, caratterizzato pure dai continui rimandi negli interventi ai simboli religiosi, cristiani, usati sa Salvini nei comizi. Stasera la salita al Colle del capo del governo, da domani la palla passera’ al capo dello Stato. Un po’ tutti si appellano alla sua responsabilita’, e saggezza, per uscire da una matassa tremendamente intricata.