Ultimo giro di consultazioni al Quirinale. “Abbiamo riferito al presidente di aver accettato la proposta del M5s di indicare in quanto partito di maggioranza relativa il nome del presidente del Consiglio dei ministri. Questo nome ci è stato indicato dal M5s nei giorni scorsi”, ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti al termine dell’incontro con il presidente Mattarella. “Abbiamo altresì confermato risolutamente l’esigenza ora di costruire un governo di svolta e discontinuità”, ha aggiunto. “Sia chiaro che non c’è alcuna staffetta da proseguire e non c’è alcun testimone da raccoglie ma semmai una nuova sfida da cominciare”. Il nuovo governo porterà, ha concluso il segretario, “l’inizio di una nuova stagione, civile, sociale e politica”.
Alle 17 è la volta di Forza Italia, alle 18 la Lega, alle 19 M5s.
LA DIRETTA DAL QUIRINALE
Ore decisive per per sciogliere i nodi che ancora ostacolano un’intesa tra M5s e Pd per la formazione di un nuovo governo, in particolare è da chiarire il ruolo di Luigi Di Maio e il voto sulla piattaforma Rousseau da parte del Movimento Cinque Stelle. La direzione del Partito democratico ha dato mandato a Zingaretti a dare la disponibilità nelle consultazioni a verificare le possibilità di un nuovo governo. “Resta un problema serio. Non possiamo andare in un governo in cui sia il presidente del Consiglio sia il vicepremier sono dello stesso partito”, afferma Orlando del Pd. “Mi sorprende che qualcuno sembri più essere più concentrato a colpire il sottoscritto che a trovare soluzioni per gli italiani”, ha detto Di Maio.
La direzione del Pd ha dato mandato a Zingaretti a dare la disponibilità nelle consultazioni a verificare le possibilità di un nuovo governo. Tutti i componenti della direzione hanno votato a favore della relazione del segretario, tranne – a quanto si apprende – il senatore Matteo Richetti che ha detto no. Preoccupa il voto sulla piattaforma Rousseau: “Se dovesse entrare in conflitto con la Costituzione – aggiunge Orlando – e incidere sulle decisioni del capo dello Stato sarebbe inaccettabile. Se è uno strumento di decisione interna è un altro discorso”.
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Carlo Calenda lascia il Pd. Non rinnoverà la sua tessera. È quanto ha precisato il suo entourage dopo la diffusione della lettera di dimissioni dalla direzione nazionale. “Il Pd ha preso la sua decisione. Ho ritenuto di fare chiarezza prima dell’incontro fra Zingaretti e il Presidente della Repubblica, rassegnando le mie dimissioni”, scrive in un tweet Calenda.
“È una fake news la notizia secondo cui ci sarebbe una rivolta degli eletti circa il voto su Rosseau. Chi ha scritto questa falsità sa bene che sta parlando dellÆopinione di 4 o 5 persone. Ad ogni modo, nel rispetto della consueta grammatica istituzionale del voto – che ricordiamo decidere il capo politico, secondo quanto prevede lo statuto – è stato informato anche il Presidente Conte che conviene su questa tempisticaö. Lo dichiarano i capigruppo M5S Patuanelli e D’Uva. Il Quirinale fa intanto sapere che si atterrà alle dichiarazioni dei gruppi parlamentari.