Tra gli scenari possibili post elezioni e post consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ci potrebbe essere quello di un Mario Draghi bis. Improbabile che avvenga, quasi fantascientifico.
I sondaggi parlano chiaro. A vincere le elezioni, salvo nuovi scandali, saranno due partiti. Fratelli d’Italia e il Partito Democratico. Entrambi saranno trainati dalle rispettive coalizioni. Il primo conterà sull’appoggio di Lega e Forza Italia, mentre il secondo di quello di +Europa, Sinistra Italiana, Verdi e Impegno Civico, la neonata alleanza tra l’ex pentastellato Luigi Di Maio e Bruno Tabacci.
Ancora incerto il futuro dei centristi Matteo Renzi e Carlo Calenda dopo il no all’alleanza di centrosinistra di quest’ultimo. Italia Viva e Azione potrebbero coalizzarsi tra loro o decidere correre in solitaria in quel tanto chiacchierato Terzo Polo che ancora fatica a vedere la luce. Ci sono poche sicurezze anche per il Movimento 5 Stelle, anche se i più informati sostengono che Enrico Letta e Giuseppe Conte avrebbero già un accordo sottobanco, da tirare fuori al momento opportuno.
Insomma, i candidati premier si sprecano in questa tornata elettorale, con i leader dei partiti che si dicono pronti a prendere la guida del Paese. Difficile però immaginare come sarà composta la maggioranza una volta che le varie parti si siederanno in Parlamento.
Con una vittoria schiacciante del centrodestra, più probabile, o del centrosinistra, Sergio Mattarella non potrebbe fare altro che dichiarare premier Giorgia Meloni o Enrico Letta – o i candidati da loro espressi durante i giri di consultazioni. Diverso il caso in cui, invece, le due coalizioni dovessero, anche a causa del Terzo Polo e del Movimento 5 Stelle, arrivare a un pareggio sostanziale. Mostrando un’Italia quanto mai divisa. Ci sarebbe lo spazio di manovra per il ritorno di Mario Draghi?
Tanto dipenderà dagli accordi per formare un governo. Senza una piena maggioranza di destra o di sinistra, sarebbe necessario il ricorso a un nome esterno alla politica che possa mettere tutti d’accordo e formare un governo duraturo. Difficile che Fratelli d’Italia possa appoggiare quello di Mario Draghi, considerando il ruolo giocato all’opposizione durante il mandato del premier uscente e l’alleanza con Lega e Forza Italia, che hanno fatto cadere l’esecutivo estendendosi dall’ultimo voto di fiducia.
Più probabile invece che a sostenere l’ex numero uno di Bankitalia sia il PD, unico grande partito che ha sostenuto il premier dall’inizio alla fine. Alle elezioni i dem si dovrebbero presentare con i radicali di +Europa, che chiedono di portare avanti proprio l’Agenda Draghi, cioè continuare l’operato del presidente del Consiglio dimissionario e della sua squadra di governo. Un esecutivo guidato da Mario Draghi, però, incontrerebbe sicuramente l’opposizione di Sinistra Italiana e dei Verdi, che in passato si sono mostrati molto critici nei confronti dei provvedimenti presi a Palazzo Chigi.
Il Partito Democratico dovrebbe così cercare i numeri per una maggioranza più a destra, tra le fila di Azione di Carlo Calenda, che pure sposa l’Agenda Draghi, e Italia Viva di Matteo Renzi. E il Terzo Polo diventerebbe dunque la stampella per l’esecutivo. Improbabile che nei giochi di palazzo, in caso di bis, possa essere contemplato il Movimento 5 Stelle, considerando la crisi innescata proprio da Giuseppe Conte e le feroci critiche mosse dal presidente pentastellato al suo successore alla guida del Paese.
Il fronte Draghi c’è, e comunque vada avrà un peso importante in Parlamento. E se le consultazioni dovessero protrarsi a lungo, potrebbe convincere il presidente della Repubblica a richiamare il premier. Che potrebbe affidare il ruolo di vicepremier a Giorgia Meloni ed Enrico Letta, come si ipotizza sul web. Lo scenario sarebbe dunque quello di un esecutivo rossobruno votato alla realpolitik, dentro cui far convivere idee e ideologie opposte in nome del Pnrr, della stabilità economica e dei rapporti internazionali.
E se un accordo del genere suona quantomai improbabile, non è da meno il ritorno del presidente del Consiglio. Pur ipotizzando numeri diversi dai sondaggi e immaginando scossoni nelle percentuali a ridosso del 25 settembre, sarebbe troppo complicato trovare una maggioranza che possa rimanere coesa a lungo. Rimane poi il nodo di cosa pensano davvero gli italiani del Governo in carica.
Da una parte il presidente del Consiglio gode di un’ottima reputazione in patria, con un indice di gradimento tra i più alti segnalati nell’ultima stagione politica, insieme al suo predecessore Giuseppe Conte. Dall’altra, però, il 70% dei nostri concittadini, secondo le ultime rilevazioni di Termometro Politico, non sarebbe disposto a votarlo se si presentasse con una propria formazione. E per estensione non lo vorrebbe di nuovo come premier.
Anche perché a lui sono associate alcune misure che non sono piaciute a milioni di italiani, in particolare quelle anti Covid, e il lungo periodo di rincari iniziato negli ultimi mesi dello scorso anno, peggiorato con la Guerra in Ucraina. All’estero invece Mario Draghi è considerato un pezzo da 90, ed è piaciuto agli osservatori internazionali proprio per il suo modo pragmatico di gestire le crisi – la pandemia prima e il conflitto tra Mosca e Kiev dopo, con tutte le ripercussioni che questi due eventi disastrosi hanno avuto sul sistema economico della Penisola.
Stando a quanto riportano i pettegolezzi cibernetici, dei non meglio identificati poteri forti, presumibilmente l’Unione Europea e i colossi energetici, vorrebbero rimetterlo al potere facendo pressioni a Sergio Mattarella. Se non altro per disinnescare la bomba Meloni a Palazzo Chigi, considerando che sarà singolare vedere al tavolo del G7 una leader che fino a poco tempo fa si dichiarava anti europeista, anti atlantista e amica di Viktor Orbán. Voci infondate o c’è un fondo di verità?