La nascita del nuovo governo dipenderà dal voto degli iscritti M5s in programma domani sulla piattaforma Rousseau. Lo avrebbe detto, a quanto riferiscono diverse fonti, il leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, nell’incontro a Palazzo Chigi con ministri e sottosegretari uscenti del Movimento.
Il sottosegretario del M5s Manlio Di Stefano annuncia il sì nel voto sulla piattaforma Rousseau. “Ve lo dico in modo davvero chiaro: non sono affatto sereno in nessuno scenario possibile, perché ho conosciuto il Pd di Governo e so cosa possa significare. Ma so anche che un futuro governo, senza il M5S, farà al 100% tutte quelle politiche che noi, invece, contrastiamo da anni. Oggi esserci è fondamentale e con un sistema elettorale proporzionale l’esserci sarà sempre condizionato da accordi pre-formazione del Governo. Accordi che in questo caso ci sono e sembrano positivi. A voi quindi la scelta, la mia è di votare sì” su Rousseau, scrive su facebook il penstastellato.
E’ terminato il vertice del Movimento Cinque Stelle a Palazzo Chigi, a cui ha partecipato il leader del partito, Luigi Di Maio con esponenti di governo e parlamentari del movimento. Al termine il sottosegretario Carlo Sibilia ha dichiarato: “Per Di Maio chiediamo un ruolo di primo piano: è il nostro capo politico ed è giusto così”. Alla domanda se Di Maio potrebbe rinunciare alla carica di vicepremier, Sibilia ha risposto affermativamente: “Per quello che mi riguarda sì. Per noi la priorità è risolvere i problemi dei cittadini, e tutto, anche le poltrone, è subordinato a quell’obiettivo”.
E intanto si apre un altro fronte. Andrea Crippa, vicesegretario della Lega fa sapere “Mi hanno contattato nove senatori del M5s dicendomi che loro e altri senatori e deputati M5s non vogliono votare la fiducia a questo governo Conte e sono pronti a dire No se gli garantiamo un seggio”. “Gli ho detto che non siamo un’assicurazione per la vita su nessuno ma valuteremo caso per caso i parlamentari che hanno mostrato ampia condivisione su temi portanti come tasse, autonomia, immigrazione, legittima difesa. Le porte della Lega non sono chiuse ma aperte”.
Il braccio destro di Matteo Salvini ha spiegato ai microfoni di Adnkronos che si tratterebbe di “eletti del Movimento 5 Stelle, provenienti dal Sud ma anche dal Nord e Centro Italia, gente che non è stata al governo gialloverde, senatori che ora chiedono di avere una candidatura per un seggio con la Lega alle prossime elezioni”.
Andrea Crippa sottolinea: “Quelli che ho sentito mi hanno fatto capire che non parlano solo per loro stessi, ma che ci sono altri pronti a seguirli. In ogni caso noi valutiamo caso per caso, faremo scelte che saranno basate su quanto queste persone hanno fatto per i temi cari alla Lega: dalla legittima difesa, all’immigrazione, alle misure sulle tasse”.
La disponibilità ad accogliere i pentastellati delusi fa eco alle dichiarazioni di Matteo Salvini, che alla Berghem Fest di Alzano Lombardo (Bergamo) aveva dichiarato che “le porte della Lega sono e saranno sempre più aperte“. Il segretario leghista aveva deciso di non pronunciarsi sulla possibilità di un governo giallorosso: “Posso solo attendere che votino i loro militanti sulla piattaforma Rousseau perché l’alleanza con il PD per molti è indigeribile“.
A conferma di quanto detto dai vertici del Carroccio, è arrivato il video del senatore M5S Gianluigi Paragone. Il giornalista, che è stato direttore del quotidiano La Padania, organo ufficiale della Lega Nord, ha dichiarato in un video pubblicato su Facebook che voterà “No” sulla piattaforma Rousseau, lasciando intendere che non voterebbe neanche la fiducia a un Governo Conte Bis insieme al PD.
Il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha convocato per le 12 la cabina di regia del partito. E mentre c’è attesa per l’incontro tra il premier incaricato Giuseppe Conte, il segretario del Pd, Nicola Zingaretti e il capo politico del M5s.
Consapevole delle sorprese procurate a quanti, fuori e dentro il suo partito lo avevano lasciato qualche settimana fa fermo sul no ad un governo con i grillini prima di un passaggio elettorale, per cui ora fa i conti con titoli come quello di Libero, che gli dà del “grande buffone”, il segretario del Pd Nicola Zingaretti. ha contestato il tentativo compiuto da Conte, accettando con la consuete riserva il reincarico, di posizionarsi come “terzo” fra le due parti della costituenda maggioranza giallorossa.
“Non è super partes”, ha avvertito Zingaretti ricordando che il professore e avvocato da più di un anno a Palazzo Chigi è lì per designazione dei grillini. E la durata del suo eventuale secondo governo -ha avvertito l’ex segretario del Pd Matteo Renzi, che Zingaretti ha dovuto inseguire e ad un certo punto anche scavalcare nelle aperture a sorpresa ai pentastellati- “sarà legata alla qualità della squadra”. Per cui non è detto che Conte possa considerarsi “sereno” sino al termine ordinario della legislatura, per dirla con una parola dello stesso Renzi rivelatasi politicamente fatale all’amico di partito Enrico Letta sei anni fa. D’altronde, anche una “squadra di governo” che parte col vento in poppa, persino nei mercati finanziari, può trovarsi in tutt’altre condizioni lungo la navigazione e fare naufragio.