Sono ancora troppe le donne che ogni anno in Italia perdono la vita, vittime di violenza di genere. Dal 2012 ad oggi sono state uccise più di mille donne per mano di partner, mariti, ex, compagni, familiari. Il governo di Mario Draghi si sta muovendo con norme più stringenti per arginare lo stalking e i femminicidi. A quest’obiettivo vuole rispondere il Disegno di legge contro la violenza sulle donne, messo a punto dalle ministre dell’Interno Luciana Lamorgese e della Giustizia Marta Cartabia con il contributo di Maria Stella Gelmini, Mara Carfagna, Elena Bonetti ed Erika Stefani.
Il Ddl contro la violenza sulle donne introduce alcune modifiche importanti al codice di procedura penale in materia di stalking, maltrattamenti e abusi. La più significativa è il potenziamento del braccialetto elettronico, lo strumento dotato di Gps per la geolocalizzazione che consente di sorvegliare le persone colpite da divieto di avvicinamento e indagate o imputate di violenza di genere.
Il pm potrà disporre gli arresti domiciliari per i controllati a distanza che si allontaneranno dalla casa famigliare e il divieto di avvicinamento alla persona offesa. Scatta il carcere se il soggetto tenterà di violare la restrizione rompendo o danneggiando il dispositivo. Nel caso di mancato consenso dell’indagato al braccialetto, la magistratura può chiedere al giudice misure restrittive ancora più dure, dai domiciliari al carcere.
La seconda considerevole modifica introdotta dal Ddl contro la violenza sulle donne è la vigilanza dinamica. Quando parte la denuncia o la querela per violenza domestica, il testo del Ddl prevede che “qualora dai primi accertamenti emergano concreti e rilevanti elementi di pericolo di reiterazione della condotta”, le forze di polizia sono tenute ad avvisare il Prefetto, il quale può disporre “misure di vigilanza dinamica, da sottoporre a revisione trimestrale, a tutela della persona offesa”.
Le misure specifiche sono pattugliamenti sotto casa e controlli nelle zone in cui si trova la donna in pericolo. Il governo sta valutando pure la possibilità di assegnare alle vittime di violenza una scorta. Aumentano inoltre le pene previste per i reati di percosse, lesioni, minacce, violazione di domicilio e danneggiamento “se il fatto è commesso, nell’ambito di violenza domestica, da un soggetto già ammonito”.
In caso di reati come i maltrattamenti in famiglia, il pm potrà procedere d’ufficio: non c’è bisogno di una denuncia per attivarsi contro il violento. Il pacchetto prevede anche una maggiore tutela psicologica (una campagna di informazione sui centri anti violenza più vicini) e un aiuto economico diretto, elargito immediatamente alla vittima nella fase delle indagini e pari ad un terzo dell’indennizzo totale.
La terza e ultima modifica riguarda l’articolo 384 del codice di procedura penale: l’ipotesi di fermo. Con il disegno di legge, il fermo può scattare anche quando, in assenza di flagranza di reato, una persona è fortemente sospettata e c’è il pericolo di fuga.
Questa procedura è prevista per reati in cui la legge stabilisce la pena dell’ergastolo o della reclusione non inferiore nel minimo a due anni e superiore nel massimo a sei anni. Il pm può infine chiedere il fermo pure di chi è “gravemente indiziato di uno dei delitti” di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e stalking.