Tutte le aperture dei giornali di oggi sono dedicate alla rinuncia del presidente del Consiglio incaricato Conte a formare un nuovo governo dopo che il presidente della Repubblica Mattarella si era opposto alla nomina come ministro dell’Economia di Paolo Savona per le sue posizioni contrarie alle politiche monetarie europee. I fatti su cui si soffermano i titoli sono la convocazione per stamattina al Quirinale di Cottarelli, che dovrebbe ricevere il nuovo incarico, e le proteste di Lega e Movimento 5 Stelle contro la decisione di Mattarella, per il quale i 5 Stelle adesso chiedono la messa in stato di accusa.
Luigi Di Maio ha parlato apertamente di impeachment per Sergio Mattarella. Il capo politico del Movimento 5 stelle è intervenuto telefonicamente a ‘Che tempo che fa’ per essere intervistato da Fabio Fazio e dire: ‘Se andiamo al voto e vinciamo poi torniamo al Quirinale e ci dicono che non possiamo andare al governo. Per questo dico che bisogna mettere in Stato di accusa il Presidente. Bisogna parlamentarizzare tutto anche per evitare reazioni della popolazione’. Quindi è vero che i vertici del Movimento stavano ragionando in queste ore sull’ipotesi di impeachment a Sergio Mattarella. ‘Prima attiviamo l’articolo 90 e poi si va al voto, perché bisogna parlamentarizzare questa crisi’, ha spiegato su Rai Uno quello che è il leader della prima forza politica del Paese. Una richiesta che non ha precedenti. Come non ha probabilmente precedenti questa crisi politica.
‘Il presidente della Repubblica nomina i ministri proposti dal presidente del consiglio e perciò non ha alcuna discrezionalità ne’possibilità di controllo sulle scelte del presidente del consiglio incaricato. La nomina è un atto dovuto e quindi l’atteggiamento assunto da Mattarella è costituzionalmente illecito.Di fronte alla grave condizione in cui Mattarella ha fatto cadere l’Italia rispetto alla comunità internazionale, dove il Paese è ridicolizzata e dove la finanza d’assalto sta mettendo le mani per queste ragioni sulla nostra economia;e di fronte alla gravità delle crisi istituzionale che sta determinando la convinzione che la politica nuova sia incapace di governare il Paese, creando persino le premesse per un rivolgimento dell’attuale assetto costituzionale e magari per i operazioni rivoluzionarie violente, Mattarella rischia di poter essere accusato di attentato alla Costituzione impedendo la formazione del governo per come voluto dal popolo italiano che si è espresso con democratiche consultazioni elettorali e quindi sabotando l’operato dei rappresentanti eletti,facendo così fortemente di essere colluso con i poteri forti e soprattutto con quella tecnocrazia europea da cui lo stesso popolo italiano ha dato disposizione alla nuova politica di staccarsi con l’opera altamente scientifica del nominando ministro Savona,sicuramente capace di ottenere il risultato voluto dagli italiani ma non da quei poteri occulti ai quali Mattarella mostra di essere legato’, annota l’avvocato Carlo Taormina.
Vero è che non è la prima volta che un Presidente della Repubblica dice no. C’è l’articolo 92 della Carta, secondo cui il capo dello Stato, nella scelta dei ministri, non è un mero esecutore delle volontà dei partiti: ‘Il presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio e, su proposta di questo, i ministri’.
Quando Di Maio evoca la Terza Repubblica forse dimentica che la Costituzione è ancora quella, per fortuna nessuno l’ha cambiata. E come una bussola va seguita.
Nel 1993 Oscar Luigi Scalfaro a ‘Prodi fatto’ scelse Ciampi. L’anno seguente sempre Scalfaro stoppò Cesare Previti, avvocato di Silvio Berlusconi. Il Cav. ottenuto l’incarico di formare un governo, tentò di farlo nominare Ministro di Grazia e Giustizia, ma non ci riuscì.
Nel tempo Ciampi disse no Maroni come ministro della Giustizia. In tempi più recenti, Giorgio Napolitano, nel 2014, sconsigliò a Matteo Renzi di mettere in lista il procuratore di Reggio Calabria Nicola Gratteri, perché la sua nomina avrebbe contraddetto la regola non scritta secondo cui un magistrato in servizio non può assumere l’incarico di ministro della Giustizia. I motivi, va da sé, erano diversi da quelli legati a Paolo Savona ed è la prima volta che il capo dello Stato non boccia un ministro ma si oppone ad una linea politica scelta ‘inesorabilmente’ dagli elettori…
Cocis