Il decreto annunciato dal Governo sulle aziende partecipate va sicuramente nella direzione di una necessaria razionalizzazione, ma puo’ creare seri problemi occupazionali che andranno affrontati. Secondo alcune stime si parla di circa 8.000 aziende per un totale di quasi un milione di lavoratori e di questi, 100.000 posti di lavoro sarebbero a rischio. Si tratta di una questione di rilevante impatto sociale per la quale vanno previsti adeguati strumenti di tutela occupazionale. Cesare Damiano afferma che nel momento in cui si andra’ nella direzione dell’amministratore unico, nelle aziende di maggiori dimensioni si potrebbe sperimentare l’istituzione di comitati di sorveglianza che consentano ai rappresentanti dei lavoratori di partecipare alle decisioni strategiche di queste imprese. Questa scelta, ovviamente, diminuirebbe la conflittualita’ e aumenterebbe il livello di responsabilizzazione dei lavoratori, consentendo l’aumento di produttivita’ e di efficienza. Nei prossimi giorni, inoltre, la Commissione lavoro del Senato, che sta esaminando i disegni di legge sulla partecipazione dei lavoratori, ascolterà il governo sulle esigenze legislative di sostegno alla evoluzione delle relazioni industriali. La legge di stabilità ha utilmente stabilito che tutte le prestazioni di welfare integrativo erogate anche in base ad accordi non costituiscono reddito per il lavoratore e per questo non sono tassabili. La stessa legge di stabilità ha anche ipotizzato due livelli di detassazione del salario di produttività per tutti i lavoratori fino a 50mila euro di reddito. Il livello più alto, definito a 2500 euro, è praticabile ove siano adottate forme di partecipazione dei lavoratori. Sarà utile quindi definirle al più presto così da rendere effettiva la maggiore detassazione. ‘In questa fase evolutiva è comunque bene lasciare le categorie e le imprese libere di individuare nuove modalità di condivisione. Ciò toglie significato e urgenza ad un accordo interconfederale avrebbe solo il significato di una gabbia rigida e tendenzialmente conservatrice’, scrive Maurizio Sacconi, presidente della Commissione lavoro del Senato.
Cocis