Sergio Mattarella segue con grande attenzione lo sviluppo delle trattative. Spera di non dover intervenire, anche per una questione di carattere. Ma non esclude affatto la possibilità di doverlo fare sia sul programma, sia sulla composizione del governo sia – in futuro – per le leggi varate dal Parlamento.
Sul Colle si farebbero crocifiggere pur di non ammetterlo, ma è probabile che qualche discreto suggerimento ci sia stato per eliminare punti della prima bozza ritenuti non solo inaccettabili, ma anche pericolosi per la stabilità finanziaria. Per il resto, è ovvio che il capo dello Stato, finché sarà possibile, cercherà di non oltrepassare i confini della moral suasion dietro le quinte: il mondo ci guarda, sono giornate difficili, in cui basta parlare del Monte dei Paschi per far fibrillare il titolo. Allo stato attuale, del resto, il programma riguarda due partiti cioè due soggetti privati che, come tali, hanno tutto il diritto di stabilire i loro accordi che non rientrano nell’ambito di competenza del Capo dello Stato.
Lo diventeranno quando quell’elenco di cose da fare sarà eventualmente fatto proprio dal premier incaricato: con lui il Quirinale avrà quell’interlocutore che ora manca, con cui discutere il contratto concordato tra Di Maio e Salvini. Che cosa potrebbe vietare Mattarella? I parametri di riferimento – come ha ripetuto ai due leader non più tardi di lunedì – sono la Costituzione, i trattati europei e internazionali nonché le leggi che regolano la spesa pubblica.
Cominciamo dai vincoli di bilancio: secondo certi calcoli, l’attuazione delle promesse giallo-verdi comporterebbe uno sforamento di 75 miliardi: il Presidente vorrà sapere come il premier pensa di rientrare, trovando le coperture necessarie. In caso contrario, niente firma presidenziale agli atti di governo che supponessero determinate spese. Si vogliono correggere i trattati internazionali? Scelta legittima, cui il capo dello Stato non può opporsi: è chiaro, però, che il nuovo governo dovrà seguire il complesso iter delle procedure di revisione che, per quanto concerne gli accordi europei, è vincolato alla ratifica finale di tutti gli stati membri. E finché ciò non succede, l’Italia dovrà rispettarli. Ancora: impensabile che il Colle dia il via libera ad atti di governo contrari alla Costituzione. E dunque, il presidente del Consiglio dovrà spiegare come intende respingere 500 mila migranti nel rispetto delle regole, non si può pensare di caricarli su un aereo e portarli via. O in che modo pensa di escludere il figlio di un immigrato dall’asilo nido senza violare il principio di solidarietà. E così via…
Per quanto riguarda la squadra di governo, poi, i poteri del Quirinale sono molto ampi, visto che l’articolo 92 della Costituzione gli assegna il compito di poter scegliere il presidente del consiglio ma anche – su proposta del premier – i ministri. Di sicuro, Mattarella vorrà esercitare questa potestà sia per quanto riguarda la personalità che M5S e Lega indicheranno per guidare Palazzo Chigi sia per quanto concerne gli uomini che lo seguiranno. Peraltro: i dicasteri che interessano il Colle sono quelli più esposti sul fronte internazionale – Esteri, Difesa ed Economia – assieme alla Giustizia. Non a caso è proprio su alcune di queste caselle che la maggioranza giallo-verde fa filtrare di essere disposta a concordare con lui i nomi di persone competenti. Tecnici, insomma.