Una brusca, vorticosa accelerata dopo gli 80 minuti di faccia a faccia in via della Scrofa, a Roma, la sede di Fratelli d’Italia. Attorno al tavolo Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. Incontro a due, nessun altro ammesso. Chiarimento drammaticamente necessario dopo il caso del bigliettino esplosivo vergato dal Cav contro la Meloni, il tutto in aula al Senato, e dopo la risposta di lei: “Non sono ricattabile”. E la brusca accelerata riguarda la lista dei ministri, che dall’incontro sarebbe uscita completa.
Insomma, c’era da ricucire, ricomporre, altrimenti lo stesso governo sarebbe stato a rischio. Ed entrambi i leader, dopo il vertice, hanno confermato: avanti insieme e soprattutto insieme al Quirinale. Centrodestra compatto alle Consultazioni e in delegazione unitaria da Sergio Mattarella Segnali distensivi, anche se il presidente di Forza Italia ha abbandonato via della Scrofa senza sorrisi né saluti ai cronisti, circostanza piuttosto irrituale per lui. Insomma, un certo grado di tensione, ovviamente, resta. Le scorie ancora non sono state del tutto smentite
Ma tant’è, attorno a quel tavolo si è parlato anche – e forse soprattutto – di ministri. Perché gran parte degli attriti sarebbe dovuta proprio ai “no” rivolti dalla Meloni a Berlusconi, in particolare su Licia Ronzulli, la fedelissima per cui non ci sono dicasteri disponibili.
E il Corriere della Sera dà conto delle primissime indiscrezioni circa le novità emerse dal vertice in tema di totoministri. Antonio Tajani pare essere destinato ad essere vicepremier e ministro degli Esteri, Elisabetta Alberti Casellati alle Riforme e Carlo Nordio alla Giustizia. Dunque Gilberto Pichetto Fratin, indirizzato verso il ministero della Transizione Ecologica. Questi alcuni dei nomi che sarebbero emersi.
E ancora, Giorgia Meloni avrebbe dato la sua disponibilità ad indicare altri due esponenti di Forza Italia per il ministero della Pubblica Amministrazione e per l’Università. Tra i nomi che rimbalzano, quelli di Alessandro Cattaneo, Anna Maria Bernini e Sestino Giacomoni, ex deputato azzurro non rieletto alla tornata del 25 settembre.
Per quel che riguarda la Lega, Matteo Salvini pare destinato al ministero delle Infrastrutture, carica alla quale dovrebbe sommare quella di vicepremier. Dunque le deleghe su Affari regionali e Autonomie dovrebbero andare a Roberto Calderoli. Il ministero dell’Interno, con il prefetto Matteo Piantedosi, verrebbe conteggiato in quota Carroccio. Alla Lega anche il ministero delle Disabilità e il ministero dell’Economia, destinato a Giancarlo Giorgetti.
Successivamente, ha iniziato a circolare una sorta di lista informale, prima tra gli ambienti di maggioranza e poi tra le redazioni dei quotidiani. Ecco tutti i nomi riportati dall’elenco, dicastero per dicastero:
– Economia: Giancarlo Giorgetti (Lega)
– Sviluppo economico: Guido Crosetto (FdI)
– Transizione ecologica: Gilberto Pichetto Fratin (FI)
– Difesa: Adolfo Urso (FdI)
– Interno: Matteo Piantedosi (Lega)
– Giustizia: Carlo Nordio (FDI)
– Lavoro: Marina Elvira Calderone (FDI)
– Salute: Francesco Rocca (FDI)
– Istruzione. Giuseppe Valditara (FDI)
– Università e Rierca: Anna Maria Bernini (FDI)
– Cultura: Giordano Bruno Guerri (FDI)
– Pubblica Amministrazione: Alessandro Cattaneo (FI)
– Agricoltura: Gian Marco Centinaio (Lega)
– Riforme: Elisabetta Casellati (FI)
– Affari Regionali: Roberto Calderoli (Lega)
– Affari Europei: Raffaele Fitto (FDI)
– Disabilità: Simona Baldassarre (Lega)
– Gioventù e sport: Chiara Colosimo (FDI)
– Rapporti con il Parlamento: Maurizio Lupi (Noi)
– Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: Giovan Battista Fazzolari (FDI)