Governo in bilico, Letta pronto a chiedere la fiducia. Schifani: “Aumento Iva colpa del premier”

Il governo dalle larghe intese è a un passo dal crac. Dopo la minaccia di dimissioni in massa avanzata dai parlamentari del Pdl il presidente del consiglio non è più disposto a vivacchiare e chiede un chiarimento in Aula. Enrico Letta non è più disposto agli aut aut del Pdl-Fi sul tema della giustizia e si dice pronto a presentarsi in Parlamento per chiedere un voto di fiducia sul suo governo. A costo di aprire una crisi di governo pericolosissima per l’Italia. “Il presidente del consiglio dei ministri, Enrico Letta, – si legge in un comunicato di Palazzo Chigi – ha manifestato l’esigenza ineludibile di ottenere un chiarimento politico e programmatico in Parlamento tra le forze della maggioranza che sostiene il governo”. Il premier, insomma, vuole far scoprire le carte al centro destra e valutare se sul tema della giustizia, ovvero sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore, il Pdl-Fi è veramente compatto nell’arenare il governo dalle larghe intese. Intanto questa rottura ha portato al rinvio, nel consiglio dei ministri, del provvedimento sul rinvio dell’aumento dell’Iva. Enrico Letta è molto determinato a ‘chiudere’ la partita: o il Pdl tiene separati il piano giudiziario da quello di governo, oppure l’esecutivo delle larghe intese nato in Parlamento morirà  in Parlamento. E il chiarimento, con la richiesta di voto di fiducia sull’esecutivo, arriverà lunedì o martedì al massimo. “Dinanzi a noi – si legge nella nota di palazzo Chigi – c’è la necessità di un confronto il più duro e netto possibile. Non sono disponibile ad andare oltre senza questo passaggio di chiarezza. Un’efficace azione di governo è evidentemente incompatibile con le dimissioni in blocco dei membri di un gruppo parlamentare che dovrebbe sostenere quello stesso esecutivo. O si rilancia, e si pongono al primo posto il Paese e gli interessi dei cittadini, o si chiude questa esperienza”. “Non ho alcuna intenzione – ha concluso – di vivacchiare o di prestare il fianco a continue minacce e aut-aut. Quanto accaduto mercoledì scorso proprio mentre rappresentavo l’Italia all’assemblea generale delle Nazioni Unite – contestualità non casuale – è inaccettabile”.

Cdm: salta manovrina, a rischio stop aumento Iva. Il primo fatto pratico del braccio di ferro tra Letta ed il Pdl sul nodo Berlusconi è stato il rinvio, nel consiglio dei ministri, della manovrina per aggiustare i conti e scongiurare l’aumento dell’Iva. Nella riunione è andato in scena un vero e proprio braccio di ferro tra Alfano e Letta sulla giustizia. Nessun chiarimento senza affrontare la questione della costituzionalità della legge Severino, è la linea del Pdl. “I ministri del Pdl fanno sapere che non si va da nessuna parte se dal chiarimento si esclude la questione giustizia”, come riportano ambienti vicino al centro destra. Ma per il “Pdl giustizia vuol dire i guai del Cavaliere”, è stata la riposta secca del ministro Franceschini, del Pd, che sembra chiudere, almeno per ora, le porte ad un chiarimento.

Schifani: “Aumento Iva grandissima responsabilità per Letta”. Letta chieda la fiducia “lunedì, dopo un dibattito tra Camera e Senato: vi è il tempo per farlo, per realizzare questo percorso. E immediatamente dopo, se dovesse ottenere la fiducia, bisogna adottare immediatamente il provvedimento per il blocco dell’Iva”. Così il capogruppo Pdl Renato Schifani a SkyTg24. “Il presidente del Consiglio – ha proseguito – si è assunto la gravissima responsabilità di non deliberare su provvedimenti economici” per “evitare l’aumento dell’Iva. Il provvedimento era pronto, non è stato adottato per motivazioni politiche”, spiega. Lo stop alla manovrina è stato “un gesto forte” e se Enrico Letta “subordina queste scelte a un voto di fiducia, a un chiarimento, lo faccia subito, prima di martedì, altrimenti le responsabilità dell’aumento del’’Iva non saranno del Pdl”, sottolinea Renato Schifani. “Mi auguro che prevalga la volontà di accelerare la verifica, gli italiani non possono attendere tempi inutili – afferma il capogruppo del Pdl – Il provvedimento non è stato adottato per motivazioni politiche: quando succede questo, la politica ha i suoi doveri”.

 

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