Governo: la due giorni delle consultazioni al Quirinale

Fumata nera per il Governo. Ancora nulla di fatto. Il Capo dello Stato entro stasera dovrebbe decidersi. Intanto gli animi inziano a riscaldarsi. Rebus di idee, intenzioni diverse, o meglio agli antipodi. Un puzzle complesso quello emerso nel corso delle Consultazioni al Colle. A Napolitano tocca oggi l’arduo compito di comporlo affidando l’incarico ad una delle tre forze in campo. Decisione non facile, soprattutto dopo le Consultazioni di ieri. Ad ostacolare la rapida formazione di un governo stabile, soprattutto la linea dura adottata da Beppe Grillo, irremovibile nella sua intenzione di non scendere a patti con nessuna forza politica, e nel rivendicare un esecutivo esclusivamente M5S. Auspicano invece un governo delle larghe intese Pdl e Lega a patto che il Partito Democratico non abbia il monopolio assoluto di Montecitorio. Diversa la posizione del Pd per il quale l’Italia ha bisogno di un governo di cambiamento, con a capo Bersani.

“Ora ho da riordinare gli appunti e le idee per vedere quali decisioni prendere”, ha dichiarato ieri Napolitano al termine delle Consultazioni. Il Capo dello Stato ha poi ribadito la sua intenzione di dare un governo stabile al Paese, evitando quindi di tornare alle urne.
Ieri sera c’è stato l’incontro decisivo, quello con Pier Luigi Bersani e la delegazione Pd; è durato più di tutti gli altri, quasi un’ora e un quarto. All’uscita il segretario del Pd ha rivendicato il risultato elettorale del suo partito e chiesto un “governo di cambiamento”, escludendo quindi intese con il Pdl, pur assicurando di non porre un problema personale per l’incarico a formare un governo, e rimettendosi per questo al Presidente della Repubblica. Insomma il leader del Pd non avrebbe posto se stesso come “unica condizione” lasciando al Capo dello Stato valutare se qualcun’altro può riuscire nell’impresa. Il punto centrale però è trovare una maggioranza al Senato e il Presidente della Repubblica lo ha spiegato alle forze politiche ricevute nello studio alla Vetrata: senza numeri certi a Palazzo Madama è impossibile pensare di presentarsi davanti alle Camere a chiedere la fiducia, ragionamento che Napolitano avrebbe espresso allo stesso Bersani e al quale, a quanto si apprende, il leader del Pd avrebbe replicato dicendosi fiducioso di poter trovare i numeri sulla base delle sue proposte programmatiche.

Di fronte a Napolitano ora ci sono molte incognite e qualche opzione, una delle quali, viene spiegato, potrebbe essere quella di dare a Bersani un preincarico, per tornare a sondare le forze politiche senza però compromettere eventuali piani B. Questa formula infatti eviterebbe di completare l’iter della formazione del governo e soprattutto non comporterebbe il rischio di una bocciatura in Parlamento. Secondo un’altra ipotesi accreditata in ambienti parlamentari Napolitano potrebbe anche affidare un incarico “esplorativo” alla seconda carica dello Stato. Anche se su Pietro Grasso gioca a sfavore il gradimento ricevuto dal Pdl, fattore che sommato alle divisioni interne al Pd potrebbe renderlo ‘rischioso’ per la tenuta del partito. Con il rebus del governo infatti si intrecciano le dinamiche interne ai Democratici, una parte dei quali sarebbe intenzionata a sostenere anche un governo del Presidente o governo di scopo (magari guidato proprio da Grasso ma circola anche il nome della Cancellieri), che eviti di stringere un’alleanza politicamente mortale con Berlusconi ma che permetta al Parlamento di varare alcune importanti misure sia in campo economico che istituzionale, innanzitutto la legge elettorale.

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